I link dei maestrini su del.icio.us (tieni il puntatore sul link e compare la spiega)

02 dicembre 2008

Bruciar futuri

Sono un po' bastian contrario, ma non sempre, sole per le cose importanti. Tipo quando avevo 8 anni e mia zia andava matta per i Bee Gees e io, serissima, "ma ho letto che vendono molto solo in Italia". In un lampo di odiosa preveggenza avevo scoperto che se dici qualcosa con sufficiente sicumera citar la fonte non serve a molto, anche perché nell'era dei mass media, fonte? Basta dire che l'hai letto e ancora molti ti credono sulla parola. Non sono mai così convincente come quando mento, non è colpa mia, anzi, è un serio problema perchè quando dico la verità mi viene uno sguardo da scema.

Bee Gees a parte, quando vedo che qualcuno è molto d'accordo su qualche decisione per me molto importante, mi viene subito voglia di cambiare posizione. Non credo di farlo per cattiveria, anche se il sospetto di odiare segretamente tutti coloro che mi vogliono bene in certi momenti viene. E' che è tutta la vita che quanto più avevo ragione, tanto meno me la davano, e allora quando mi percepisco mainstream mi preoccupo.
Il far-la-cosa-giusta è sempre cosa giusta? Non è più giusto fare il-cazzo-che-mi-pare-e-piace? In senso cosmico, non per infantile principio di piacere.
Questo bastian contrarismo alla fine mi obbliga a non dire più niente a nessuno quando faccio qualcosa. E' un po' come quando hai una bella idea per un articolo o per un racconto, io se la dico, puf, si sgonfia. Non è reticenza, è protezione della proprietà intellettuale e del mio futuro. Se dico "Penso proprio che andrò alle Terme Milano" e qualcuno mi dice "grande idea, sono fantastiche" a me subito viene di non andarci. E poi ti odio, perché per colpa tua non sono andata alle Terme Milano, per colpa del tuo cazzo di sorrisetto soddisfatto all'idea che io facessi qualcosa che tu condividevi così compiutamente. Allora sto zitta - che è anche una cosa che mi fa sembrare molto più intelligente - oppure mento - che mi dà un'aria assai competente riguardo a me stessa. In realtà io non so mai cosa sto per fare, ma so per certo che se lo dico a qualcuno, poi quel pezzo di futuro lì me lo brucio. Non datemi retta, qualunque cosa io dica.

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05 settembre 2007

Inciampare nella felicità

Ogni tanto (sempre più spesso, ultimamente) capita di leggere saggi che non sono stati scritti per addetti ai lavori o per guadagnare reputazione nell'ambiente accademico, ma che hanno come principale obiettivo illuminare le masse nel modo più comprensibile possibile. E divertente, che non guasta. E' il caso di Stumbling on Happiness di Daniel Gilbert, professore di psicologia a Harvard, che con piglio da gran divulgatore (e affabulatore un po' compiaciuto) analizza in modo rigoroso ma del tutto accessibile una delle (forse la sola) abilità esclusive del genere umano: il bisogno di progettare la propria felicità futura.

Un sunto: il fatto che siamo l'unica specie in grado di progettare il nostro futuro non significa che siamo capaci di farlo. Soggettività di giudizio, impossibilità (fisiologica) di ricordare esattamente il passato, tendenza a trarre deduzioni del tutto soggettive quindi azzardate, difficoltà a misurare il proprio grado di felicità e relazionarlo agli eventi della propria vita - nonché di controllare gli stessi - fanno sì che la nostra proiezione di cosa ci abbia fatto felici in passato e quindi ci renderà felici in futuro sia molto, molto poco affidabile.

Un trattato di psicologia fortemente orientato alle scienze cognitive che è un piacere leggere. Per farsi un'idea consiglio il blog, in particolare il post dedicato all'attività principale dell'homo sapiens: il viaggio nel tempo.
(in rosso scendendo nella pagina)

Qui il video, per chi è più audiovisivo.

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12 febbraio 2007

Lo scrutatore non votante

I complimenti fanno sempre piacere, e ringrazio chi mi ha attribuito il merito della community di Style.it: in questo caso però il lavoro (e il merito) è davvero stato collettivo, e non è un retorico modo di dire.
Mai come oggi il compito dell'ostetrica (quale considero il progettista nella realtà italiana) richiede più che altro pazienza e coerenza, mentre il risultato finale dipende da chi fa (come dire che senza lei, e loro, e lui e altri non linkabili le mie belle elucubrazioni sarebbero rimaste carta straccia).
E' forse per questo che negli ultimi mesi la "grande conversazione" mi ha vieppiù irritato o lasciato perplessa, priva di stimoli: questo è il momento di fare, non di dire cosa si dovrebbe fare. E' il momento di dimostrare che le analisi degli ultimi anni hanno un senso anche tradotte in pratica, e da noi, non da altri, visto che ne abbiamo l'opportunità.
E' il momento di guardare al presente e vicino, non al futuro e lontano: sono anni (per quanto mi riguarda quasi dieci) che diciamo che la rete può cambiare il mondo, oggi ci chiedono di farlo e ci pagano pure, sarebbe criminale continuare a usare futuri, condizionali e congiuntivi.
(lo scrutatore non votante)
È come un ateo praticante
Seduto in chiesa alla domenica
Si mette apposta un po in disparte
Per dissentire dalla predica

Mi sembra che molti blogger (in posizioni di potere) siano in una situazione assai simile alla sinistra al governo, incapaci di accettare che adesso cambiare si può, ma sta a loro farlo. Siamo liberi di pensare che il nostro unico dovere sia la "divulgazione", mentre i ventenni usano già i social media in modi a noi incomprensibili e le aziende hanno smesso da almeno due anni di chiedere "perchè" e cominciano a chiedere "come".
Siamo liberi di limitarci a continuare a limitarci ad analizzare e a dire - con un po' di petulanza - come dovrebbero andare le cose, però stavolta se le cose vanno male saremo complici, non vittime.

Update: Più o meno sullo stesso tema Marco e Andrea, no, anzi, dalla regia mi dicono che avrebbe voluto scrivere un post, ma poi non l'ha scritto.

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