I link dei maestrini su del.icio.us (tieni il puntatore sul link e compare la spiega)

30 giugno 2008

Sacrifici for dummies

Sono una persona relativamente fortunata: quello che mi riesce mi riesce bene e al primo colpo e senza far fatica. Ho un SuperIo inflessibile e un inconscio geniale: il rovescio della medaglia è che la Mafe conscia è una fragile molliccia merda senza spina dorsale. Se il SuperIo non ritiene di dover intervenire e l'inconscio si annoia, non ho nessun controllo sulla mia vita. Questo vuol dire che quel che non mi riesce, non mi riesce: non ho forza di volontà, non riesco ad applicarmi, detesto far fatica o privarmi di qualcosa.
Nel tentativo di migliorarmi, ecco gli spunti che annoto di giorno in giorno e che riescono un pochetto a elevarmi al di sopra di me stessa. Li ho chiamati "sacrifici for dummies" perché è esattamente quello di cui ho bisogno, imparare dalle basi:
  1. spupazzarsi i figli della cognata (3 anni e 8 mesi) aiuta a rimettere in ordine le prioritá
  2. se il task è gravoso, il sashimi-matsu di Osaka é un diritto
  3. si può anche sorridere conto terzi
  4. lo Chardonnay media qualunque dolore
  5. mentire a se stessi sulle scadenze è furbo
  6. avere il controllo su una cosa piccola aiuta a gestire quelle serie
Conto di annotarli qui (oltre che su Twitter), mi date la mano a trovarne altri? Noto già che troppi prevedono gratificazioni alimentari ;-)

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20 giugno 2008

[verboso] Scrivere un curriculum per il Web

Qui in Daimon riceviamo ogni tanto curriculum di persone che si autocandidano; non tantissimi, ma con una certa regolarità. Noi di solito assumiamo le persone per averle incontrate in Rete: a una società che si occupa di social media fanno molto più impressione le attività che svolgi online, che dove hai fatto uno stage in precedenza o il fatto che sai usare Office (e chi è che non lo sa usare?).

Ma visto che un minimo di occhio su quello che conta nell'Internet attuale ce l'abbiamo, qualche consiglio mi sento di darlo, se non altro per contribuire a un'ecologia dell'autocandidatura. Se stai scrivendo a FIAT o IBM, puoi anche smettere di leggere.



Dati personali e indirizzi online

- Ribadisco: più che le scuole che hai fatto o le "occupazioni precedenti", mi interessa vedere cosa fai online, come ti esprimi e in che modo comunichi, per iscritto e con le immagini. Non per metterti ansia, ma sappi che te la giochi un po' tutta qui.
L'indirizzo del blog sta insieme alla mail e ai dati personali, prima del telefono (tanto non lo uso). Un instant messenger sarebbe una buona idea: sono un potenziale datore di lavoro, non un serial killer. Un IM mi permette quella che per i miei criteri di Net addicted è una "conoscenza di persona". Lo so, sono una personcina bizzarra.

Corollario: una mail personale su Hotmail o Fastwebnet non comunica cose molto positive sulla tua competenza di Rete. Fatti una Gmail. Idem se il messenger è MSN.

- Il blog: non vogliamo essere razzisti ma onestamente sarebbe bene che ce l'avessi. Vanno bene tutti, anche se Libero mi comunica una cosa e Blogger un'altra. Wordpress su un dominio personale mi va molto bene perché significa che almeno sai installarlo (e non è poco). Se hai solo un MySpace e hai più di 16 anni o non sei un musicista, lascia perdere.
Facebook e Twitter mettili: se non li hai, li avrai appena arrivi qui; se non li hai mai sentiti nominare probabilmente hai un problema.

E sarà bene che tu sappia usare Google un po' al di là di "scrivi la parola nel campo bianco e clicca". E' impressionante quanta gente non abbia mai avuto la curiosità di andare oltre la home page di Google. E sappi che se scopro che usi Internet Explorer sei licenziato.


Formato del curriculum

- Word o non word? Non word. Usa il software che ti pare per scriverlo, ma il documento finale salvalo in PDF: Word è un mattone, fa casini con le diverse versioni, in generale è una noia, e una noia poco elegante. Un PDF è standard e si apre rapidamente su qualunque computer. Un RTF è sobrio e comunica concretezza, probabilmente la scelta migliore se non sei un grafico.
Se me lo mandi in Pages mi stupisci per temerarietà ma l'apprezzo. Se l'hai redatto in Vi o Emacs mi tolgo il cappello ma probabilmente sei troppo nerd per avere a che fare con una community.


- Basta col Times New Roman, se non altro perché il fatto di usare il font predefinito di Word denota scarso spirito di iniziativa e scarsa disposizione all'eleganza della tipografia, che in Rete ha qualche importanza. Scegli un basso profilo con caratteri non graziati da Web, come Verdana, Lucida o Helvetica (non sono un esperto di tipografia, mi accontento).

I curriculum scritti in Comic Sans finiscono direttamente nel cestino.


Forma & contenuti

- Basta con l'impostazione business: nessuno ha mai apprezzato il fatto che lo definissi "egregio" o "gentilissimo", figuriamoci oggi e sul Web, dove l'informalità is the new black. In generale, parla come mangi, evita le locuzioni formali e le formule precompilate: voglio vedere che nel curriculum ci hai messo del tuo, e che sai essere spiritoso/a. L'estrema informalità è caratteristica del nuovo Web: dimostrami che sai "scrivere 2.0".

- Evita, evita, EVITA, ti scongiuro, frasi fatte e forme di cortesia. Sii personale, sii originale, almeno non essere scontato e derivativo. Io non sono un gentile signore, non voglio essere ringraziato per l'attenzione dedicatati.

- Non essere schematico: sii un po' discorsivo. Non è la lista della spesa: è una narrazione in cui mi racconti di te. Non mi frega quanti stage e corsi tabellati o in elenco puntato hai fatto (quelli sì, mi annoiano). Hai la patente B? Chissenefrega, qui nessuno ha un'automobile. Voglio capire che persona sei. Prenditi il tuo tempo, raccontami di te. Cosa fai nella vita? Nel tempo libero? Cosa ne pensi delle cose che fai? Cos'è che ti piace un sacco? Questo devi raccontarmi. Voglio sapere chi sei, non quanti cartellini hai timbrato.

- La foto. Metticela. Noi non ti scegliamo per l'aspetto fisico (alcuni lo fanno, in verità), ma ci fa piacere vederti in faccia mentre leggiamo la storia della tua vita. Certo se anche qui mostri un po' di creatività è meglio, ma non ci formalizziamo.

- Se hai un gatto, metti anche la sua foto. Non è una regola, ma noi l'apprezziamo parecchio :-)

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16 giugno 2008

Imparare a liberare utenti e contenuti

La settimana scorsa ho avuto l'onore di assistere a presentazioni di alcuni nuovi servizi web dei quali non parlerò in dettaglio perché non so bene se posso farlo (ma anche perché lo scopo del post è un altro). Prima di tutto, lo scopo è di di rallegrarmi del fatto che sembra finalmente che tornino i finanziamenti su progetti coraggiosi, che vanno oltre il tradizionale venture capitalism all'italiana - cioè basati su business consolidati come games o suonerie. Mi congratulo quindi con quelli che mi hanno invitato (voi sapete chi siete) per il coraggio nel tentare strade nuove.

Il secondo scopo del post vorrebbe essere costruttivamente critico e non riguarda solo i servizi che ho visto presentare, ma alcune pratiche di progettazione e sviluppo che mi sembrano un po' superate, o almeno che mi pare si possano mettere in discussione.

La prima è quella di partire con un'idea precisa e definita di come sarà il servizio, progettarlo, svilupparlo e solo dopo darlo in pasto agli utenti. Che è un processo sensato o perlomeno consolidato se progetti uno spazzolino, meno se disegni un servizio immateriale che basa il suo successo sul tasso di adozione e la risposta a bisogni molto più sfumati, soprattutto se sono bisogni che hanno a che fare con la sfera sociale. Eternal beta, agile programming e i principali casi di successo del cosiddetto 2.0 dimostrano che raramente alla fine gli utenti faranno del tuo servizio quello che pensi vogliano farci. Certo esistono casi esemplari in questo senso: Dopplr è usato per fare esattamente quello per cui è progettato, ma è anche un servizio molto specifico e di nicchia, mentre molti altri casi di successo (Flickr, Twitter) sono nati per uno scopo e si sono trasformati nel corso del tempo grazie all'uso che gli utenti ne hanno effettivamente fatto.

Per questa ragione diventa sempre più importante mettere subito online un servizio, e osservare attentamente come lo usano le persone, senza aver paura che gli utenti ne scoprano nuovi usi o addirittura ne modifichino la natura: qualunque prodotto è delle persone che lo useranno, non di chi l'ha progettato (e troppo spesso i progettisti e gli sviluppatori NON sono i primi utilizzatori del loro prodotto).

Un'altra cosa su cui mi pare si possa discutere, sempre legata alla precedente, è il fatto che mi pare ci sia una scarsa disposizione a lasciare agli utenti libertà a cui hanno diritto. La logica è ancora quella dell'industria tradizionale: io decido cosa ti serve, lo progetto come secondo me ti serve, te lo fornisco e tu lo usi con tutte le limitazioni che ti impongo. Questo riguarda soprattutto libertà delicate e sempre più pressanti, come quella di importare il proprio social network senza doverlo ricostruire ogni volta (il che ora è reso possibile dalle social API di Google). La gelosia per il proprio database utenti è superata: abbiamo finalmente accettato che linkare all'esterno porta nuovi contatti, è il momento di capire che aprire il DB utenti porta nuovi registrati.


Mi arrischio ad affermare (ma correggetemi) che quasi nessun servizio italiano ti consente di mettere liberamente a disposizione i contenuti indicando quale licenza possa essere applicata. L'esempio di Flickr, che lascia scegliere quale Creative Commons utilizzare, mi sembra resti lettera morta. Quindi lo scenario è quello di applicazioni che sono ancora giardini recintati, in cui l'utente non ha libertà né di esportare/importare i propri dati, né di concedere agli altri la libertà di usare i propri contenuti (che sono di proprietà dell'utente, NON del servizio) secondo regole precise.

Dare un servizio di upload video e non permettere all'utente di specificare una Creative Commons perché "non consentiamo lo scaricamento dei video" non è una soluzione. Come la mettiamo se io come utilizzatore VOGLIO che gli altri scarichino e remixino i miei video? Come la mettiamo col fatto che qualunque impedimento tecnologico allo scaricamento dei video è aggirabile, e col fatto che mi state mettendo nella situazione di infrangere la legge per quello che dovrebbe essere un mio diritto?

Liberiamoli, questi contenuti: non solo è ecologia di Rete, ma è l'unico modo in cui possono essere impiegate licenze precise di utilizzo. Le Creative Commons sono nate apposta per tutelare i contenuti, sono nate apposta per responsabilizzare le persone: non trattateci come bambini, non spingeteci alla pirateria.

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09 giugno 2008

Intelligenza distribuita

Io come progettista non valgo granché, da sola. Ogni tanto ho delle idee carine, a volte delle vere e proprie intuizioni, quasi sempre la capacità di sintetizzare le esigenze di tutti. Ma se dovessi lavorare da sola dovrei cambiare mestiere: senza confronto non valgo molto.
Da quando ho iniziato a lavorare, nel 1991, ho sempre detestato la mitologia del lavoro di squadra. In realtà ho iniziato a detestarlo fin dai tempi del liceo, quando ci dividevano in gruppi per far qualcosa "insieme" e alla fine questo significava solo che mi rompevo talmente le palle ad aspettare gli altri che facevo tutto io. Un po' come nella riunione-tipo, che si discutono tante cose, si prendono tante belle decisioni, se va bene si fa un bel verbale, e la settimana dopo si rifa la stessa riunione, and again, and again. Io continuo a pensare che a una riunione si debba arrivare informati e discutere solo i punti poco chiari o su cui c'è disaccordo: a volte capita e non a caso sono incontri che durano a volte pochi minuti.
Tanto odio il lavoro di squadra, tanto adoro lavorare in rete, soprattutto quando tutti i nodi condividono informazioni, valori, un minimo di visione e una fortissima competenza nel loro ambito. Intelligenza distribuita e condivisa, senza pianificazione. Io e il Vanz per esempio siamo una rete favolosa: se dobbiamo lavorare "insieme", litighiamo nel giro di dieci minuti. Se ognuno va per i fatti suoi costruisce qualcosa che è indispensabile al lavoro dell'altro, almeno, per me è così: l'ho detto tante volte ma scritto mai, il fatto che lui stia sempre un passo dietro di me è perchè le spalle - forti - sono le sue, io sempre più spesso mi limito a dire bene la poesia.
Un'altra rete formidabile è Daimon-WebSushi-Ideato. Non un sistema perfetto, soprattutto per colpa mia, che mi appoggio troppo spesso alla loro bravura. Quando però si tratta di coordinare lo sviluppo di un lavoro creativo, con clienti curiosi, ansiosi e desiderosi (i migliori), la perfezione del meccanismo non dev'essere un obiettivo: l'obiettivo è il risultato finale, e come dicevo all'inizio se chi partecipa a produrlo si aspetta che tutta l'intelligenza sia in un solo nodo (il mio), io presento subito la giustificazione e me ne vado a casa.

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06 giugno 2008

gay pride 2008





02 giugno 2008

Firefox 3 è MOLTO veloce

L'obiettivo è rendere Firefox il software più scaricato di sempre in un giorno.
Impegnati a installare Firefox 3 nel download day: l'Italia se la sta cavando benissimo: alla pari di Francia e Germania.
Nella giornata della stronza parata delle forze armate, prendi l'impegno a fare qualcosa per migliorare almeno il mondo dei bit, visto che quello degli atomi sembra parecchio fottuto.

Update: 5 things you'll love about Firefox 3
(ma occhio che molti addo-on ancora non sono compatibili)

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