I link dei maestrini su del.icio.us (tieni il puntatore sul link e compare la spiega)

30 giugno 2003

Riempire 30 minuti

Una delle più belle differenze tra internet e gli altri media è che su internet non devi per forza riempire tutto lo spazio che hai, tipo tutte le pagine di un quotidiano o tutti i minuti di un telegiornale. Mi sfugge comunque il perché, visto che nel mondo di cosette da dire ne succedono, i telegiornali ieri abbiano dovuto informarci che "non ci sono le previste code del rientro", con tanto di collegamento e prove visive del fatto che "no, proprio non c'è traffico". A quando cani che mordono uomini nei titoli di apertura?

Ciao, tigrotta

Ciao Katharine Hepburn, e grazie di tutto. Sei stata per me l'esempio di come avrei voluto essere, soprattutto qui . Ti vedo elegante in bianco a osservarci con un po' di spocchia, per sempre bella come Tracy Samantha Lord.

29 giugno 2003

Uffa

Non voglio più essere io.

27 giugno 2003

Mi autocito

Autocitarsi non è elegante, ma non riesco mai a sfuggire al piacere del "l'avevo detto, io". Nel 2000 una conferenza stampa di NetFraternity mi aveva provocato un sincero travaso di bile, e mi ero sfogata con questo ARRIVANO GLI E-SPOT E I VIDEOBANNER: CONTENTI?. Ah. Nel 2000. Bei tempi in cui avevo ancora le energie per indignarmi :|
Adesso questi signori sono simpaticamente tornati alla ribalta per aver fatto nienteppdmche il sito previti.it, e sticazzi.

+ |

La maglietta per i dieci anni del Movida è molto carina, un pelo calda, e soprattutto, finalmente! non è una cazzo di XL segacollo. Max e soci, se fanno le cose, le fanno bene, anche se dieci anni fa un Daiquiri costava 5.000 lire e adesso costa 7 euro in happy hour. Almeno è ancora buono...
Ieri sera sono tornata a casa talmente ubriaca che ho messo in carica il cellulare al ricaricabatterie non collegato alla corrente, ma non solo, con tutto il cavo elettrico arrotolato intorno. Stamattina ho la sensazione di avere la sabbia nella testa e se mi muovo velocemente percepisco nettamente il cervello che si sposta. Sono una completa idiota.

26 giugno 2003

Blocalizzazione

Frank Giovinazzi su Blogcritics.org disserta sulle opportunità offerte dalle reti di blog in ambito locale. In tutte quelle piccole cittadine in mezzo al nulla (parla degli States, ovviamente), in cui le notizie locali sono trattate in modo poco soddisfacente o per nulla, gestire l'informazione attraverso una rete di blog potrebbe essere utile?
Perbacco se sì, direi io.
Ancora più interessante che Giovinazzi sembra timidamente suggerire un uso "politico" dei blogring locali, cioè una missione di controllo dei comportamenti dei governanti locali che nelle piccole città non hanno media aggressivi sul collo. Quindi non solo informazione ma controinformazione a livello locale, con tutti gli annessi e connessi (tipo il consigliere comunale che sotto nickname sputtana le manovre di palazzo del consiglio, già me l'immagino).
E' davvero un'ottima idea, questa dei Blocal, o ho solo urgente bisogno di un aperitivo?
Nell'incertezza, presto, un Martini!

Culture Sovradimensionate e Tecnologie Sottodimensionate, ovvero il Power Shortage nella società dell'unlimited supply

Titolo volutamente cialtrone per una considerazione fluttuatami in testa mentre pedalavo sotto al solleone: a seguito di due fatti odierni (l'interruzione della fornitura elettrica a Milano e la difficoltà di seguire lo streaming del convegno per inadeguatezza di segnale - ma forse dovrei dire banda), ragionavo sul fatto che in qualche modo queste inaccessibilità a servizi che consideriamo essenziali (la banda per l'internettaro, l'elettricità per tutti) potrebbero fare vacillare la nostra sicurezza di vivere in una società che ha abbracciato la cultura dell'Unlimited Supply, costruendo la propria credibilità e ragion d'essere sulla disponibilità di qualunque prodotto/servizio a disposizione di chiunque, in qualunque momento. E poi dimostra di essere sempre meno in grado di sostenerla.

Voglio dire, senza tirare fuori la questione delle speculazioni finanziare fallimentari e degli sprechi in comunicazione mirata agli azionisti (vedi caso Enron, ma perché no Enel), se una società non è in grado di sostenere le infrastrutture necessarie a supportare i consumi - nonché, aggiungerei, i danni causati dai consumi stessi - forse è il caso di rivedere un attimo il modello di sviluppo, prima di lanciarsi sulla campagna di marketing della next thing centralizzata che consuma il doppio del modello precedente.

Ovvero, e qui arriva il messaggio luddista e antimodernista, decentralizzazione invece che accentramento dei servizi: sì agli hot spot disseminati a macchia di leopardo, no alla banda larga politicamente appaltata a un solo soggetto; sì alla produzione individuale di energia col solare, no fornitura elettrica monopolista che quando crasha restano tutti al buio.

E poi sì alla bici autopropulsa e no ai SUV alimentati a guerre sante, e via di non sequitur (non sequita?).

gli MMS già bastano sui telefonini

Lo streaming del convegno Scrivere in Rete organizzato dall'Università della Tuscia mi avrebbe anche interessato, se quei buontemponi di Hi-Project.com, responsabili del broadcast, non avessero deciso di farlo in un formato MMS (Microsoft Media Player) compatibile solo con Windows Media Player (che peraltro mi crasha metà delle volte se si prova ad ascoltarlo).

La cosa grave non è tanto che una web agency usi un formato proprietario impedendo l'ascolto a chi non usa Windows (in fondo ognuno è libero di ridurre il proprio pubblico come gli pare), ma che un'università (che non dovrebbe essere libera di rendere i propri contenuti inaccessibili, imho) appoggi questa scelta.

Da Viterbo

Caravita non le manda a dire: Repubblica un pollaio, Il Sole 24 ore un ministero. Un grande :) E Annese ha riaperto vecchie ferite parlando del macello della community di Gazzetta.it :(

Interessante tutto, anche se la connessione salta ogni 2*3 :(

Imparare a Aprirsi da Amazon

Amazon.com dà un'altra lezione ai colleghi corporate chiusi dentro ai loro siti blindati.
Mettendo a disposizione di chi lo desideri i feed XML del proprio enorme database di prodotti, Amazon consente a chiunque, dallo sviluppatore di software Microsoft all'hacker, di sviluppare applicazioni che interrogano il database, i cui dati diventano quindi accessibili virtualmente da chiunque, ovunque, in qualunque momento.

Senza preoccuparsi minimamente degli incubi notturni che arroventano le notti insonni di molti suoi colleghi ("i clienti non devono poter uscire dal nostro sito", "i nostri database devono essere protetti", "e se poi usano le nostre informazioni per comprare da qualcun altro?"), Amazon dorme sonni tranquilli, o almeno fa business senza comunicare ansia e diffidenza all'utente, che è davvero il minimo.

25 giugno 2003

Il Buono, l'Unto e il Cattivo

< disclaimer >Post personale e dall'utilità collettiva praticamente nulla< /disclaimer >

Io già ho la pelle grassa, spessa e scura. Utile quando sei in spiaggia per non scottarti, ma appena la temperatura sale sopra i 25 gradi è un dramma. Non è che sia uno che suda molto, però metto su quella simpatica patina oleosa tipica dei mediterranei dalla pelle olivastra.
Con le temperature indocinesi di questi giorni (oggi toccati i 40 a Milano, si dice) dopo due ore dall'ultima doccia comincio a sembrare il bandito brutto sporco e cattivo di un film di Sergio Leone.
Non che mi lamenti, ma tornare a casa la sera e vedere riflesso nello specchio Eli Wallach nella parte di Tuco Benedicto Pacifico Juan Maria Ramirez non è proprio il massimo.

Brutti ricordi

Domani sera vedrò un po' di amici conosciuti in RCS WEB: sono l'unico profitto della peggiore esperienza lavorativa della mia vita e li vedo con molto piacere, ma da qualche sera faccio brutti sogni relativi agli uomini in grigio e alle loro interminabili specifiche. All'improvviso ho capito perché mi sono immedesimata in Neo che lotta contro decine di agenti Smith: era un deja vu. Il mio arrivo in ritardo in quello stanzone tra gli sguardi di disapprovazione degli uomini Ernst & Young a farmi ala in grigio per cento metri di scrivanie, beh, è tra i ricordi molto ma molto brutti, non mi sentivo l'Eletta ma se lo fossi stata avrei tenuto duro per più di tre interminabili mesi...

Tom e la Cipolla

The Onion intervista Tom Waits, e io me la bevo avidamente, e secondo me anche voi.
Solo qualche piccolo, delizioso estratto:

- (Stories) seem to form like calcium.
- I think all songs should have weather in them, names of towns and streets, and they should have a couple of sailors.
- Did you know that honey is the only food that won't spoil?

Questo e molto altro su The Onion - AV Club

Auguri Movida!


Abito in Corso Como 8 a Milano dal dicembre del 1992, anche ho preso veramente possesso della mia casa nel gennaio del 1996, dopo una spossante semiconvivenza con un torinese che mi ha fatto vivere per tre anni in una bizzarra metropoli allargata detta tolano o mirino, per cui prendere l'interregionale era ormai per me una variante dell'aspettare il 30 per andare al Cap Saint Martin, o caffesì come lo chiamava chi contava nel 1993. Ed era proprio l'aperitivo lo scoglio simbolico su cui si è infranta la mia prima relazione seria, non ancora un rito di massa come oggi ma per me sicuramente un piacere da sempre, e come passare tutta la vita con un uomo che lo prendeva in piedi di fretta?
Dieci anni fa, poche settimane dopo il trasloco, dietro casa iniziano i lavori di ristrutturazione di un nuovo bar. Corso Como era molto diversa dalla via di moda di oggi, era quasi periferia coraggiosa, un posto dove andare in discoteca (Hollywood e Shocking), appena sdoganata (1991) dalla Sozzani di Corso Como 10, ma fuori dai giri. Un famoso locale di Brera, il Banco, sfrattato dai suoi locali, aveva riaperto in Via Pasubio sottolineando con il nuovo nome (Fuori Porta) la sua location esotica. Nel mio condominio l'età media era di circa 75 anni, davanti casa avevo una bellissima farmacia antica (dr banchio), sotto una fruttivendola scorbutica, all'angolo una lavandaia pazza (ma lo sono tutte): niente Casablanca, niente Loolapaloosa, niente algide vetrine, il PitBull era assai sfigato, il Novecento più accogliente e casereccio, allo Smeraldino un'insalata costava 12.000 lire e io lo trovavo folle. Per me non erano bei tempi, no: ero nel mio periodo Bridget Jones, avevo appena divorziato dalla mia migliore amica nonché convivente per tutta l'università e vivevo da sola per la prima volta in vita mia, divisa tra un markettaro dall'eiaculazione precocemente sfoggiata, un caro amico gay che mi puliva i fornelli mentre io piangevo e vari altri ometti con un'unica tendenza in comune: la sparizione la mattina dopo, fino alla prossima volta. Chi voleva solo il mio corpo, chi solo la mia testa: ero ovviamente innamorata di tutti, come puoi esserlo solo a 23 anni.

Uh, come la sto facendo lunga. Insomma, anche Bridget Jones trova l'ammmooore, o meglio nel mio caso lo ritrova dieci anni dopo (altro giro, ve lo racconto la prossima volta), ma causa aperitivo, Torino e 22 anni di differenza di età dopo tre anni cominci a pensare che forse stare single ad aspettare le telefonate è meglio che muffire in casa con uno che da affascinante rompicoglioni diventerà un sedentario brontolone, e sempre senza aperitivo (ma una dieta poco sana e ricca di grassi, pesavo 15 chili piu' di adesso). Insomma, il 9 luglio 1996, circuita da una conoscenza di rete, metto piede per la seconda volta al Movida (la prima era stata per un tristissimo aperitivo in piedi e di fretta e hai finito?) e conosco in una botta sola quelle 6/7 persone che hanno deliziato la mia vita negli anni a venire, marito compreso. La serata finisce all'alba a giocare alla pleistescion e il mio futuro marito invece di chiedermi il telefono mi chiede la mail: è il futuro, ragazzi ;)

E questa settimana è il decimo compleanno del Movida di Via Rosales, il bar dietro casa mia che è stato una specie di dependance salvavita della cucina, anche se per motivi di salute ho diradato le mie visite al banco. Oggi e domani happy hour tutta la notte: io passerò sicuramente di lì, se siete a Milano fatelo anche voi, i cocktail come li fa Max, non li fa nessuno, vero Vanz?

Small is Beautiful (and Profitable) on the Web

Transita attraverso Slashdot e lo colgo al volo, questo Alertbox di Nielsen sul potere dei minisiti.
La specializzazione, e la proliferazione dei minisiti specializzati, significa che nessuno domina il Web. La diversità è una ricchezza del Web: i grossi siti potranno anche crescere, ma i piccoli siti specializzati (tra cui i blog) continueranno sempre ad avere molti più contatti mirati dei grossi siti generalisti. Piccolo è Bello su Internet, e anche essere piccoli paga, se si è sufficientemente specializzati.

24 giugno 2003

Non ce la faccio

Non ce la faccio, o forse non voglio. Nei momenti peggiori penso che esistono castelli in cima a un colle con la piscina e la luce dorata della Toscana, e che volendo posso sempre andare via, o anche solo banalmente restare a Milano facendo un lavoro diverso. Molto diverso.

Manutenzione

Rifatto l'asfalto intorno alle rotaie del tram prima del ponte di Via Farini. Le mie tette ringraziano.

Perchè Milano Succhia (un Casino) ovvero Why Milan Sucks (a Bundle)

Traaendo ispirazione da un post di Rageboy che trae ispirazione da un post su Epinions, in un'eterna ghirlanda brillante di ispirazioni incrociate:

Perché Milano Succhia un Casino

- La Cacca
A Milano la cacca è dappertutto, in una vastissima varietà di forme, colori, consistenze e dimensioni. Animale, umana e forse anche aliena. La cacca canina sui marciapiedi rappresenta il naturale pay-off turistico della città ("vieni a Milano e pesterai una merda"). La cacca piccionesca nelle piazze e sui monumenti produce un vago sentore di guano acido che caratterizza tipicamente la città e in determinati periodi oscura il cielo (sia messo gli atti che la nebbia, a Milano, NON esiste, perché persino la nebbia ha bisogno di un ambiente minimamente favorevole). La cacca felina nei milioni di cassette disseminate per i milioni di appartamenti della città rappresenta una presenza sinistra e inquietante la cui implicazioni devo ancora comprendere a fondo.
Nonostante una disponibilità pressoché infinita di escrementi in varie forme, studi delle più importanti università mondiali stanno accertando che la stragrande maggioranza della cacca presente in città risiede statisticamente all'interno del cranio dei marketing manager milanesi (MMM).


- L'MMM
Il temuto Marketing Manager Milanese rappresenta secondo autorevoli studiosi una delle forme di vita più basse esistenti sul pianeta, situandosi nella scala delle forme di vita tra il piccione cagatore e l'ameba responsabile della dissenteria.
Esso veste inspiegabili camicie dotate di colletto e polsini di colore diverso rispetto al resto della camicia, abbinate a improbabili cravatte con nodi grossi come teste di neonati. Viaggia in un'auto che ha scelto in virtù del rapporto tra massime emissioni inquinanti e massime capacità di violazione delle regole del codice della strada in ambito urbano.
L'MMM non mangia: recenti studi ipotizzano che si nutra di microonde radio assorbite attraverso il contatto con cellulari minuscoli dagli enormi schermi a colori. La suoneria polifonica del cellulare del MMM sembra avere una funzione nel processo di seduzione e accoppiamento equivalente al colore del piumaggio per gli uccelli dell'emisfero australe.


- Lo Skizzo
Il milanese è notoriamente skizzato, e questo non è un luogo comune. Il milanese cammina frenetico, dardeggia lo sguardo nervosamente, si esprime nevroticamente in qualunque situazione. Utile sapere che, in caso di necessità, percuotendolo sui reni emetterà il suono di una corda di violino che si spezza. La milanese, contraddicendo (unico caso al mondo) la consuetudine secondo cui la femmina è più in sintonia con la natura del maschio, è skizzata al cubo. Quando ti parla, entra nella gamma degli ultrasuoni e sturba tutti i cani nei dintorni, che immediatamente cagano sul marciapiede.
Grazie allo Skizzo il milanese medio ha sempre l'aria di essere addestrato e pronto a sgozzarti con una penna Bic, come Steven Seagal.


- Il Margine di Reazione Zero
L'automobilista medio dispone dell'abilità extrasensoriale di preconizzare l'arrivo del verde. Egli suonerà il clacson esattamente 1,3 millisecondi dopo l'apparizione del verde: considerando che la velocità di reazione dell'essere umano mediamente non scende molto sotto il minuto secondo, trattasi evidentemente di dote paranormale riconducibile a un qualche tipo di sesto senso.
Che il milanese ti suonerà prima che tu possa avvicinare la mano al cambio, tu che sei davanti naturalmente ne sei ben cosciente, e la cosa ti rende nervosissimo. Come tutto il resto di Milano, peraltro.


- Spizzico
Grazie alle pareti di un simpatico color giallo intossicazione alimentare e un'illuminazione da batteria di polli giapponese, l'ingresso in questa catena di "pizzerie" (le virgolette sono un understatement) garantisce un effetto-nausea immediato. Prima reazione: desiderare di essere entrato nel McDonads a fianco. Seconda reazione: entrare nel McDonalds a fianco.


- McDonalds
A Milano c'è sempre un McDonads a fianco. A fianco di qualunque cosa. Il banconista di McDonalds milanese non ha cognizioni di lingua italiana, o se le ha è istruito a non comunicare, e a reinterpretare creativamente qualunque cosa tu gli ordini. Nel formato più grande possibile, con tutti gli extra possibili.


- I supermercati
Notevolmente efficienti e comunque sempre ugualmente frequentati, indipendentemente da ora e giorno, i supermercati milanesi dimostrano la futilità dell'organizzazione aziendale. La fila alla cassa dei supermercati milanesi è una costante, a qualunque ora in qualunque supermercato. Irrompendo nottetempo in una qualunque Esselunga di Milano si troveranno presso tutte le casse e i banconi file esattamente identiche di persone in attesa di essere servite.


- Il Jargon
A Milano non comunichi un'informazione, condividi un dato. Non ti dichiari d'accordo, validi un input. Non descrivi la tua azienda, powerpointizzi degli asset.


- Il Dialetto
Per iscritto comprensibile, se parlato rappresenta una sfida gutturalmente improba. A Milano le uniche persone che incontri per strada e che sembra valga la pena di ascoltare ti parlano in dialetto, guardandoti con aria di sfida mentre emettono suoni incomprensibili, un po' come fa l'upupa della Nuova Guinea.


- L'Efficienza dei Servizi
Chiunque abbia mai considerato Milano una città razionale, organizzata ed efficiente nei servizi al cittadino non è mai passato di fianco a un mucchio di sacchi della spazzatura in una giornata molto calda. A Milano la frequenza di raccolta della spazzatura è inversamente proporzionale ala temperatura. Il che è anche secondario, poiché la spazzatura milanese ha l'aria di puzzare tremendamente anche se portata allo zero assoluto.


- L'Efficienza dei Servizi 2
L'evoluto tabellone elettronico posto alla fermata dei tram milanesi ti informa civilmente che mancano soli 19 minuti all'arrivo del prossimo mezzo. L'informazione "soli 19 minuti" resta fissa per i 35 minuti successivi.


- Il Clima
A milano le giornate si dividono in torride e artiche. Si dice che nel dialetto locale, che nessuno capisce tranne i milanesi veraci, che non esistono, non esista la parola "primavera". Il milanese perciò non è in grado di comprendere il luogo comune "non esistono più le mezze stagioni (signora mia)", e quando argutamente glielo esponi ti propone il tipico sguardo della mucca al pascolo.


- Il Cinema
Al cinema, a Milano, non è possibile scegliere il posto. Un computer si occupa di distribuire le poltrone secondo un algoritmo complesso, in modo da assegnare a ogni singolo spettatore la poltrona meno corrispondente alle sue necessità. Stereotipi umani progettati da un software altamente evoluto popolano con impressionante, computeresca regolarità i posti adiacenti. Uniche costanti in un mutevole universo, nel cinema milanese hai sempre dietro alle spalle una coppia di signore di mezza età leggermente sorde riunitesi al cinema per fare un reciproco riassunto della settimana passata che dura esattamente due ore, e davanti una squadra di giocatori di basket mentalmente ritardati.

23 giugno 2003

AdSense a caldo

A caldo, sto per registrarmi per AdSense, il nuovo motore di AdWords di Google. Commenti più ragionati a venire.

Milano Bovisa, ritorno dal mare

Lo so, i soldi non danno la felicità. Però nei giorni scorsi hanno comprato:

- tre notti al Villino Sabiana di Porto Santo Stefano, Argentario
- una valida cena di pesce al Moresco di Porto Santo Stefano, Argentario
- una principesca cena di terra all'Antica Trattoria Aurora di Magliano in Toscana (Heba, Morellino di Scansano)
- una giornata all'Isola del Giglio, Argentario
- un'ottima cena di pesce al Moletto di Porto Santo Stefano, Argentario
- un'oretta alle Terme di Saturnia
- un indimenticabile pranzo (argh, la carbonara di asparagi, muoio) al Tufo Allegro (La Braccesca, vino nobile di Montepulciano) di Pitigliano, meglio noto come il paese alla fine dell'universo

E varie ed eventuali come benzina, autostrada, cioccolata Domori, una bella collana di osso alle bancarelle... E al pensiero di essere qui, Milano Bovisa, migliaia di gradi all'ombra, a lavorare per pagarmi queste cose mi sento un po' meglio, in fondo, trovo un senso diverso a questo sbattimento insensato, anche perché tante delizie sono gratis:

- fare il bagno a Cala di Gesso (dopo una discreta scapicollata tra asfalto e boschetti)
- la luce della Toscana
- la Toscana
- la vista dalla sommità dell'Argentario
- le risate fatte alle spalle dei locals, buffe innumerevoli versioni di Homer Simpson, variante Verdone e variante Forrest Gump
- ritrovare sorriso, allegria e leggerezza di spirito più o meno all'altezza del casello di Lodi

Basterebbero i soldi? Certo che no, però lavoro volentieri perché aiutano :)

22 giugno 2003

Sangue, Cavalli e la Vita nella Prateria

Ci sono autori che quando li leggi ti senti a casa: il solo fatto di prendere in mano il libro e cominciare a leggere la descrizione introduttiva dell'ambiente in cui si svolge il capitolo è l'equivalente del sederti nella tua poltrona preferita con un ottimo whisky in mano.
Cormac McCarthy è un islay torbato, con aromi delle cucine annerite dal fumo in cui i personaggi fanno colazione, alle sei di mattina con ancora il buio fuori, prima di andare a radunare il bestiame. Etica del lavoro, saggezza del fatalismo proletario, un'intensità quasi zen del vivere il quotidiano.

E Cormac McCarthy appartiene a quella magica, ristretta schiera di autori anglosassoni (tra quelli che conosco mi vengono in mente Hemingway e Melville) che sanno raccontare il minimalismo del quotidiano in modo appassionante e mai noioso o esibizionista.
E' vero che McCarthy è un autore western piuttosto tradizionale e decisamente "maschile", e che il protagonista dei suoi romanzi è quasi sempre un lupo solitario, solitamente un cowboy ancora non adulto, taciturno e di grande saggezza drammaticamente mescolata agli eccessi dell'adolescenza inquieta, ma questo è necessariamente un difetto?
Non lo è quando quel personaggio è vivo e senti il desiderio di sederti di fianco a lui davanti al falò.

Sarà un nostalgismo di ritorno da film di John Ford, ma adoro ogni periodo, ogni virgola delle storie al tempo stesso minimali e melodrammatiche di McCarthy. La commistione di sturm-und-drang del west sudista e narrazione sempre misurata e consapevole, anche negli eccessi grandguignoleschi, mi strega ogni volta.

Consigliati: Città della Pianura, Cavalli Selvaggi, il Buio Fuori
Per quelli in cerca di emozioni forti: Meridiano di Sangue. Violento ai limiti del grandguignolesco e sperimentale dal punto di vista linguistico. Finora il suo capolavoro.

20 giugno 2003

il Fondo del Barile

gsmbox.it mi spamma sul cellulare invitandomi a "dare un nome al mio cellulare" (ovviamente a pagamento).
la domanda è: Perché?

perché il mio cellulare dovrebbe avere un nome? quale bizzarra congiuntura astrale o evento inaspettato della vita potrebbe suscitare in me l'irrefrenabile desiderio di battezzare un telefono?

state proprio raschiando il fondo del barile, eh?



NB: lo faccio solo se mi assicurate che risponde quando lo chiamo.

Un Altro Uikend

Io questo weekend non mi concedo il lusso del mare, quindi mi organizzo e faccio una rassegnina sulle cose che si possono fare a Milano che siano meglio di un calcio nei denti.

Primaditutto, piscine e Idroscalo per chi non tollera il caldone.

Poi i cinemi. Ecco i programmi delle arene all'aperto (in particolare per recuperare i film persi durante l'inverno) qui, qui, e qui e del festival del telefilm all'Arcobaleno/Oberdan e in generale un po' di altri film da vedere nelle sale.

Però l'appuntamento davvero immancabile per me è quello col festival di Rifondazione al Mazda Palace: concerti gratis, pesce a prezzi popolari e birra a fiumi. Stasera Banda Bardò, domani Africa Unite, domenica Gang. Butta via.

Ancora: potrebbe essere un'occasione per provare l'ottimo (e condizionato) Blue Note. Questo weeekend suona Terry Callier, che non ho idea chi sia ma somaro non sarà, se lo lasciano salire sul palco nel prestigioso locale.

Allo Smeraldo invece suonano i King Crimson, e tremo all'idea di quanto costerà il biglietto (che poi a me il progressive da pensionati mi fa schifo, quindi niente). Però di altri concerti buoni ce n'è, e forse non tutti sanno che stasera (22:30 alla FNAC di via Torino) ci sono i Planet Funk.

19 giugno 2003

E io me ne vado al mare

Lupus si interroga, Neri sbotta, Marquand non piange, MarsilioBlacksi rivela, b.georg vince i centrometri del pensiero, il Manifesto ci fa un sacco di domande e PersonalitàConfusa è un uomo.
Meno male che alle quattro parto per il mare :)

18 giugno 2003

La Scommessona

Ispirati da una visita in Nintendo, io e il Vanz abbiamo fatto una delle nostre solite scommesse del cazzo, che poi pero' ci dimentichiamo. Potendo invece contare su questa simpatica memoria storica, io adesso la scrivo qui, cosi' poi al dunque vediamo. Di quelle che mi ricordo, una l'ho persa (ehm, credevo davvero nella capitalizzazione di borsa di determinate aziende, nel '99), ma lui non se lo ricorda (Vanz, ti devo una cena di pesce), l'altra è in corso (non credo che la comunicazione audio/video prenderà mai piede online, quantomeno non ai livelli del testo).
La scommessa di oggi è più facile: per me la Xbox non avrà mai un vero mercato, e probabilmente Microsoft, sommessamente, smetterà di sostenerla. Per lui invece tra marketing e investimenti nei titoli la Xbox, lentamente, troverà il suo pubblico.
Perché parliamo di videogiochi? Perché da quasi un anno curiamo Vgames, sfangando la nostra cronica disabilità nel giocare grazie a un manipolo di meravigliosi hard gamers :)

17 giugno 2003

Redde Rationem

Leggevo ieri su una fonte ragionevolmente degna di nota (CFR: Radio Radicale), un dato nella sua semplicità totalizzante: il 90% dei bambini in questo momento viventi sul pianeta abita nel terzo mondo. Vi lascio un attimo per assimilare il dato.

90%
Nel terzo mondo.

Assimilato? Ed è un dato che di per sé non è affatto agghiacciante, anzi: se vogliamo cova in seno una speranza, visto che significa che il 90% dei futuri adulti attualmente non ha accesso alla CNN. Ragazzini fortunati.
Incidentalmente, forse vale la pena di considerare che lo stesso 90% non ha accesso all'acqua corrente e all'energia elettrica. Non dico ai mocassini Testoni e alle pochette di Prada, ma alle cosiddette primary facilities, cioè molto meno del minimo indispensabile per una vita dignitosa.

Parallelamente, lo stesso 90% di futuri adulti ha ampio accesso a un prodotto misteriosamente poco reperibile sul nostro mercato globalizzato: le mine antibambino, disponibili in forma di simpatica farfalla, di bambola, di allegro coniglietto e salcazzo quant'altro possa catturare l'attenzione del giovane bersaglio e strappargli le gambe, che sono gli arti che vanno per la maggiore sul mercato bombarolo.
Ufficialmente noi non le produciamo (NOO, mai al mondo!) ma guarda un po' in realtà sì, e grazie a una legge in discussione su proposta di una cordata Polo-Ulivo (la simpatica coppia d'avanspettacolo Marco Minniti DS/Cesare Previti FI), se dovessimo putacaso produrle non saremmo mai rintracciabili.

Ma nonostante l'enormità, non è questo il punto.
Il punto è che nonostante i milioni di mine, questi bambini sono molti più delle mine e ahinoi ne sopravviveranno parecchi. E un giorno (molto presto, visto che da quelle parti i bambini non durano moltissimo) se ne ricorderanno, e per quello che li spingerà a venire a farci visita e chiederci ragione delle nostre disinvolte logiche produttive, ahimé, noi non abbiamo una risposta.

Ma d'altra parte, mica le produco io le mine, giusto? Che vogliono da me? Io mi limito a votare per rovesciare il malvagio governo Berlusconi. E vaglielo tu a raccontare ai giovani Omar, Farouk e Yasser che stavi difendendoli da Berlusconi.
Vai avanti tu, che poi ti seguo.


Ode all'allenamento

Leggevo ieri su una fonte degna di nota (CFR: Amica) che in media ci incazziamo 495 volte al giorno, in gran parte per motivi di lavoro. Da quando faccio fit boxe, cioè un annetto, sono sicura di incazzarmi molto meno, tipo sulle 257 volte al giorno. La fit boxe è un allenamento idiota, di quelli che se la tua palestra ha la sala con le vetrate come la mia gli altri si fermano a guardarti e pensano di te le peggio cose, tra il compatimento e l'invidia per il fiato: sei lì con bende o guantini alle mani e per una mezz'ora saltelli e tiri calci e pugni all'aria, con veemenza. Io ci provo a fare un'espressione normale, ma mi viene subito una faccia incazzata da morire, e alla fine ho capito che anche il ghigno feroce è terapeutico, così come quel saltellare avanti e indietro, una specie di rito tribale, vieni, stronzo, vieni che ti meno.
Dopo la prima mezz'ora, quasi tutti i presenter (così si chiama chi tiene un gruppo in palestra) ti fanno passare al sacco, e lì, soprattutto se hai un partner capace di contare (non tutti sanno tenere il ritmo) inizia il vero divertimento. Il piacere di piazzar lì un bel calcio circolare alto, con quello scionff preciso e il sacco ammortizzato da chi è dall'altra parte, beh, siamo dalle parti di una bella scopata.
Le prime volte provavo a sfogarmi pensando a qualcuno o qualcosa in particolare, ma mi deconcentravo, non è così che funziona. Funziona perché per un'ora hai il permesso di lasciar andare la tua parte animale, pre-razionale, violenta e manesca. Parte che non sapevo di reprimere in modo continuo e che per con mia grande gioia torna a cuccia non appena mi sfilo le bende dalle mani, lasciando spazio a una meravigliosa botta di endorfine e di adrenalina. Agli inizi meglio evitare di allenarsi di sera: dormire è praticamente impossibile per qualche ora.
Dal punto di vista fisico, io ne ho provate tante, di attività simili, e mi sono quasi sempre annoiata a morte, una specie di supplizio. Fit boxe è divertente e impegnativa anche per la mente: i movimenti devono essere precisi e coordinati, le coreografie sono semplici ma rigorose, spazio per pensare ad altro non c'è, un po' come sciare o andare in deriva. Il fiato e la forma generale migliorano a vista d'occhio, ma la vera delizia sono glutei, addominali e muscoli di spalle e braccia, che si solidificano per i fatti loro, senza tutte quelle interminabili ripetizioni. Grande fascino, per la mente e per chi ti guarda, la cerimonia delle bende, che vanno vestite con lenta cura e partecipe preparazione allo sforzo. Se non fossi così lenta, penserei all'agonismo.

Vodka, Elvis e Band dell'Altro Mondo



Eh cazzo, però.

Uno si trova qui all'una passata con già il newsgroup risposto (i niusgruppari sono dei diurni, come i sacrestani e le galline) e le mail già risposte e il blog già bloggato, e che potrà mai fare il nostro eroe, in questa calura da agosto subsahariano?
Bere vodka on the rocks e viaggiare di fantasia.

E allora fantasizzo, rivelando che a me stasera mi piacerebbe furoreggiare sui server di Unreal Tournament con questa favolosa skin di Elvis, e fraggare infedeli in nome del rock and roll. Seminare morte e distruzione in nome del Re di Memphis, che peraltro mi è sempre stato un po' sul cazzo.

Tutto ciò se non fosse che a UT sono un pivello, e che l'asmatico processore montato sul tower che torreggia alla mia sinistra fatica a aprire Mozilla, figuriamoci gestire milioni di poligoni in libertà.
Ah, i sogni di gloria del Gamer Scarso, e del suo partner Processore Inadeguato. Come Tex e il suo fido pard Kit Carson, mica cazzi.

Però fantasizzare arditamente mi è concesso dall'etica blogger, e allora complice il racconto di King appena letto (E Hanno una Band dell'altro Mondo) mi immagino un bivacco notturno con John Lee Hooker che canta Boom Boom e Hendrix che gli fa la ritmica blues, e Miles Davis di schiena che ricama glaciali uncinetti di tromba e Thelonious Monk su un suo personale piano astrale piegato in un angolo, su un pianoforte scordato, che tanto fa lo stesso.

E allora fanculo Elvis, vado a letto contento lo stesso.

Votare il più possibile (versione autocensurata :-)

Sia messo agli atti che oggi (ormai ieri?) ho scioperato dal blogging non perché qualcuno s'è fatto venire un infarto mentre si trastullava davanti al monitor, ma perché qualche decina di milioni di elettori ha simpaticamente abiurato il proprio diritto a influire personalmente sulla gestione dell'orrenda azienda italia, a causa del fatto che una manica di politici che hanno sempre tuonato contro l'astensionismo ha pensato bene che era il caso di fare l'imitazione del cinghialone, e invitare a andarsene al mare. Pizza, gondola e mandolino, ecco che siamo. Tuppe tuppe marescià.

Sinceramente, alla fine dei conti, a me dell'esito del referendum sull'articolo 18, visto l'andazzo generale, frega niente. Io sono in co.co.co e ci sto persino bene, figuriamoci.

Quello che me li fa girare è che ci danno il voto e non lo esercitiamo quindi non lo meritiamo. Dico: fatemi votare elettronicamente via Internet quattro volte al giorno. Se la partecipazione al cosiddetto processo democratico fa schifo a qualcuno, bene, e allora che dopo due elezioni bucate costui perda il diritto al voto per tre anni, o almeno debba chiedere lui, di poter votare.
Ma gli altri, quelli a cui la parola "rappresentativo" fa giustamente incazzare, e che a ogni referendum su "dove devono cagare i cani" (cfr. Gaber) si sbattono per recuperare la scheda elettorale e partecipare alla ridicola pantomima dei seggi, facciamoli votare. A ogni possibile occasione.

16 giugno 2003

Minoranze

L'utilità principale di questo referendum, per quanto pertiene al Mafeverso, è che presto saprò con precisione a quale percentuale ammonta la minoranza a cui appartengo: per ora Alle urne solo il 17,5%: quando mi diranno il dato definitivo, e quanti hanno votato sì a tutti e due, saprò quanti italiani invitare alla mia festa di compleanno :)

15 giugno 2003

Quella deliziosa sensazione...

Ah, che meraviglia, svegliarsi alle cinque del mattino perché si sente quel pelo di fresco, recuperare una maglietta, spegnere il ventilatore, infilarsi sotto le lenzuola :)
A Milano il grande caldo sembra finito, spero lo stesso a Firenze per chi oggi è al BlogRage :) Buon divertimento e buona domenica

13 giugno 2003

Questo romanzo è come un blog

Mi ha colpito questa cosa, forse non mi so spiegare io (sicuro). Alla presentazione del libro della Pizia ho esordito con un azzardato parallelo tra romanzo e blog, così sintetizzato da Zitti al cinema. "un romanzo non lo puoi leggere partendo dalla metà, non ci capisci niente. E lo stesso è per il blog." E no: io ho detto altro. Io ho detto che leggere un romanzo da metà è assai difficile, ma se l'autore è molto bravo ti fa venire comunque voglia di andare all'inizio e capire dove sei capitato.

Idem per un blog bello e personale: se è vero che, sempre come sintetizza Marquant, Eloisa ha detto: "non è vero! Un romanzo si basa su un progetto, un blog si costruisce giorno per giorno, ed è bello leggerne i singoli pezzetti, andare avanti e indietro, e così via". L'equivoco (o è un lapsus)? sta qui: per affezionarsi a un blog anche il lettore deve avere "un progetto": tornarci, fare un bookmark, blogrollarlo se ha un blog pure lui, ricostruire i pezzi. Non è difficile come iniziare un libro da metà, certo, ma è comunque impegnativo, e se è vero che un blog si può gustare anche per un post solo, è difficile dire di apprezzare un blog dove non si torna più, e se ci torni dopo un po' tu lettore (tu lettore, non tu autore) devi fare il tuo bravo lavoro di co-scrittura, colmare i vuoti, giocare d'intuizione, esserci, partecipare, partecipare.
Come scrive FalsoIdillio citando DeKerkhove "le nostre voci ... sono per coloro che co-rispondono, cioè per quelli che sono "toccati" dalle nostre parole e continuano a tornare".
Visto che mi sembra strano esser stata presa così alla lettera, viene il dubbio che l'accusa di ombellichismo spesso fatta ai blogger abbia un qualche fondo di verità, e che si legga molto meno di quanto si scrive... Sarebbe un peccato.

Si è Rotto Google

Ci sono queste speculazioni in giro sul perché Google funziona malino da un mesetto a questa parte, e non aggiorna più le pagine. Secondo Google Watch sarebbe un problema di integer overflow, cioè (riassumo, scrivendo probabilmente baggianate) in base ai numeri interi a 32 bit usati per programmare Google e che non possono contare oltre a 4,2 miliardi, sarebbero finiti i numeri di pagine disponibili per aggiornare per il motore di ricerca.
Vero o meno, a Google si stanno comportando molto male, rifiutando di dare spiegazioni del fenomeno e ignorando la cosa in puro stile corporation.

Cinema per il Uikend


escono cose inattese questo weekend, perlomeno per me.
essere informato sui film in lavorazione non è mai stato il mio forte, ma che Oliver Stone avesse girato una lunga intervista con Fidel Castro e ne avesse fatto un film, proprio non lo sapevo.
si intitola Comandante, e esce nelle sale questo finesettimana. qui c'è cosa ne pensano sull'Imdb, qui un'altra recensione. e naturalmente Stone ha avuto i suoi soliti problemi a distribuirlo.

Escono anche il Prezzo della Libertà di Tim Robbins (7 anni dopo Dead Man Walking, e con 4 anni di ritardo sull'uscita Usa) e 20 Giorni Dopo di Danny Boyle, catsatrofico-apocalittico-zombie-horror, mi dicono. Stefano l'ha visto.

12 giugno 2003

Saigon. Shit.


I'm still only in Saigon.
Everytime I think I'm gonna wake up back in the jungle.

ma a rapirmi dalle implicazioni eroiche di un clima da foresta subtropicale del sud-est asiatico, c'ho questi quattro faccioni in TV che mi è pure capitato di dover votare in passato che adesso mi vengono a dire che no, mortis fermi tutti, questo referendum è sbagliato quindi non devo esprimere il mio voto. perchè per l'illustre rappresentante della Margherita, il mio voto, che ieri gli serviva, oggi è un bastone fra le ruote.

Letta, you're an errand boy, sent by grocery clerks, to collect a bill.

e il diritto-dovere del voto che me l'hanno menata a sangue quando c'erano le politiche? e l'istituto referendario sancito nella Sacra Costituzione? no: adesso non c'è bisogno di me, grazie: sanno loro cosa è meglio per me: d'altra parte li ho delegati, no?
prima ti dicono che è irresponsabile non votare, poi ti dicono che è irresponsabile votare.

This war is being run by a bunch of four star clowns who are gonna end up giving the whole circus away.

Alcune Foto dalla Presentazione di MondoBlog - Feltrinelli Milano, 11 giugno 2003

MondoBlog - Feltrinelli Milano - 11 giugno 2003Foto nel complesso un po' grezzone, ma avevo più voglia di farmi diversi aperitivi (e di ascoltare) che di fotografare.
E sì, lo so, sono mosse: la mia religione mi vieta l'uso del flash. Sorry a tutti quelli/e che non sono venuti/e ritratti/e.


Abbiamo mangiato la Pizia :)

Rubo la battuta al Vanz perché con lui me lo posso permettere, riprendendomi a fatica dalla bella serata passata con un tot di blogger e qualche infiltrato.
La presentazione è andata bene, anche se ci hanno fatto parlare per ore: un mio amico iaciner scrive che:

> Ognuno parla di se stesso.
> Parla di se stesso citando l'autoreferenzialita'.
> E' come un dibattito sugli ombelichi dove sono gli ombelichi a parlare.

Quindi non abbiamo deluso chi si aspettava che parlassimo d'altro, chessò, del buco nell'ozono o dei siti d'aste. Abbiamo duettato con Luca Sofri, sfottuto Quinto Stato, negato di scrivere per l'audiens, fatti un po' di pompini a vicenda ma con classe, come si conviene.

Io ieri sera in Pizieria poi mi sono divertita e ho trovato tutti deliziosi, anche se ero seduta con i miei amici di sempre e i blogger, in fondo, li ho visti da lontano (e mi sa che non ne ho capito un cazzo). E' sempre un'esperienza veder materializzare sotto forma di persona le parole che scegli di leggere, un'esperienza bella ma quasi faticosa, ma faticosa fisicamente, per non parlare di quando i mondi collidono, come dicono a Seinfeld, e ti ritrovi pezzi di vita mixati insieme allo stesso tavolo.

Io però mi emoziono. Sempre. Ed è bello. Così bello che non ho voglia di mettermi a fare i link e vado a prendermi un vaffé con il Canz.

Violazioni

Che faccio, le foto di ieri sera le posto o non le posto?
E se poi c'è qualcuno che è in incognito?
Se qualcuno non voleva che si vedeva la sua faccia e io non lo sapevo?
Metti che uno di quei maschietti con barba e occhiali era Personalità Confusa e le brucio la copertura?
E non rischierò violazione della 675, con relativa denuncia?
E allora io metto questa foto qui, che lui di sicuro non si lamenta.

solo un altro raduno

Uf. Non importa quanto tu conosca le persone che vi prendono parte, un raduno è sempre una faticaccia. Nello specifico, il clima da sud-est asiatico non aiuta certo.

Ma comunque, anche se non è un vero raduno o non nasce come tale, c'è da interagire-socializzare-presentare/presentarsi, e interrogarsi internamente su un sacco di cose che non si ha il coraggio di chiedere direttamente (chi sei? sì ok che ti chiami Mario Rossi ma che blog fai? e se poi non lo conosco, il blog intendo, che faccia faccio? tipo "ah sì ho presente" oppure tipo "ah ma dai, che interessante"? e se non lo conosco, si offenderà? e se fingo di conoscerlo, mi sgamerà?)

E questo anche se è un raduno di persone venute lì solo perché si parla di un libro che marginalmente li/ci riguarda, con le quali hai in comune solo una cosa che a raccontarla sembra molto piccola.
E cos'è poi questa cosa? E' un bisogno collettivo di comunicare o non sarà piuttosto un bisogno individuale? O non sarà piuttosto il semplice fatto di usare tutti lo stesso strumento, e se sì, può questo accomunarci, e in che modo?

Poi ci parli, inevitabile, e scopri che - cazzo - sono persone vere, e che siano molto simili o molto diverse da come scrivono, a quel punto poco importa: hanno storie da raccontare e vite magari diametralmente diverse dalla tua (il che, ok, è scontato e anche un po' retorico, ma è facile fare i superiori dopo: in quel momento tu sei lì, e il fatto che quelle storie qualcuno sia lì per raccontartele ti tocca, poche storie).

Poi ci sono quelli e quelle che non riesci a inquadrare, nel senso di oddio questa/o ha letto i miei post e non so neanche il suo nick, o viceversa ho letto io i suoi e non saprà neanche chi sono. E non riesci bene a capire neanche se la cosa ha importanza, socialmente parlando.

Insomma, una faticaccia, ogni volta. Ma continui a andarci e ogni volta quando torni hai la tipica sensazione del che bello, per fortuna che ci sono andato.
Tutto qui, niente in tutto, ma la sensazione è quella, e ora sai che quando leggi online è importante tenerla presente. Credo.
Poi vai a letto.

11 giugno 2003

Ce soir

Per gli storditi che ancora non lo sanno, stasera allaFeltrinelli di Corso Buenos Aires 33, Milano alle 18 c'è la lotta nel fango tra me e La Pizia, organizzata perché io mi sono sentita esclusa dalla presentazione del libro fatta a Webb.it, e in quanto capricciosa primadonna non ci stavo dentro, no, no e ancora no. Modererà l'incontro Gianluca Neri di Gnu Economy che non lo linko perché ha già un sacco di traffico e poi sono assai pigra, e mi sono vestita bene per la presentazione e devo stare dritta perché ho una magliettina attilata. E' difficilissimo fare link stando dritte, sapete?
Cazzate a parte, se passate da lì, non prendete impegni per la serata: dopo la presentazione ci beviamo qualcosa lì alla Feltrinelli e SE CI VA e l'annusamento funziona andiamo a mangiare qualcosa tutti insieme, tanto ci sono solo 37 gradi e un bel tavolo vicino al forno di una pizzeria salta fuori sicuro :)

Lista della spesa - giugno 2003

Che invecchiando si diventi più pigri lo scopri anche dalla rarefazione degli interessi. Col cinema ancora me la cavicchio: per esempio so dirvi che probabilmente il film da vedere della settimana è 28 giorni dopo di Danny Boyle, e anche che - gioia e tripudio - il 27 giugno e con ben 4 anni di ritardo dovrebbe finalmente uscire Dogma di Kevin Smith (e chi se lo perde è un ladro o una spia). Tra l'altro detto film contiene una Alanis Morrissette da innamoramento istantaneo (non vi dico che parte fa, ma è davvero una delizia).

Però è con la musica sono diventato davvero un pensionato: non compro più nulla - e no, appuntato, non scarico nemmeno :-P. Il massimo che mi concedo è l'ascolto di Accuradio (consigliata dal buon Pat Bateman), canale Hiptronica, dalla quale ogni tanto mi prendo nota di qualche pezzo da - ehm - recuperare. Ecco la mia lista della spesa attuale, per chi fosse anche più pigro di me:

> Amon Tobin - Piranha Breaks EP
> Talib Kweli & Hi Tek - Reflection Eternal CD
> Kid Koala - Temple Of Gloom (Carpal Tunnel Syndrome CD)
> A Tribe Called Quest - Beats, Rhymes And Life CD
> Coldcut - Let Us Play CD
> Audiobullys - Egowar CD
> Kaos One - L'antidoto
> Black Eyed Peas - Fallin' Up (Behind The Front CD)
> DJ Shadow - Midnight In A Perfect World (Gab mix)
> Amon Tobin - Sordid (Funkungfusion CD)
> Hieroglyphics - At The Helm (3rd Eye Vision CD)
> Blue States - Your Girl

in più devo esplorare meglio i Royksopp, dei quali amo alla follia l'ipnotico video in prospettiva isometrica ma la cui musica mi è piuttosto ignota.

a ruthless thug

Oggi ho scoperto grazie a un servizio web (non ricordo più l'URL) che nel giorno che sono nato, al primo posto della top ten UK c'era un singolo dei Kinks. E non mi pare di potermi lamentare, ma nemmeno mi pare il caso di avventurarmi in un equilibrismo astrologico-musicale su cosa questo significhi, anche se naturalmente mi precipiterò a scaricarla e a leggerne il testo traendone oscuri quanto minacciose profezie.
Al primo posto della top ten USA invece c'era Strangers in the Night di Sinatra, il che istintivamente mi sta un po' più sulle palle. Gran voce e un pezzo che è oltre a essere spaventosamente ruffiano è anche, indubbiamente, un superstandard del crooning, certo. Ma da quando ho letto l'ultimo post di Christopher Locke sul suo blog non riesco più a vedere Sinatra con gli stessi occhi.
Perché diciamocelo, dice il buon Locke, il testo di My Way è veramente un concentrato di machismo egocentrico come pochi. Una specie di Califano globale.

Però il punto non era questo. Il punto era che imho un grande blogger - quale Locke è, sempre imho - non è che sta lì tutto il tempo a elaborare teorie sul blog come strumento di comunicazione di massa o a cercare di vendere la digital identity come fanno i suoi colleghi (quel reazionario di Eric Norlin ormai lo prenderei a calci nei denti) ma dà il suo meglio quando cazzeggia scrivendo delle proprie intuizioni in una prosa disarticolata e tagliente, che è a metà tra poesia, flusso libero di pensiero (cfr. stream of consciousness) e, beh, la voce del dj che vorrei avere a portata di frequenza quando navigo a notte fonda.

Grandi cose si possono imparare da grandi blogger: cercare ispirazioni e intuizioni altrove e non restare chiusi nel proprio circolino locale di amici sarebbe una buona cosa.
Fine della predica.
Sinatra was a ruthless thug.

10 giugno 2003

Live blogging da Boston

Sul suo Bag and Baggage Denise Howell sta facendo un grande lavoro di resoconto praticamente in diretta dei lavori del ClickZ Weblog Business Strategies 2003 Conference & Expo di Boston. Un grande aiuto per chi, come me, vorrebbe essere lì a sentire Weinberger e soci parlare di come usare i blog per il business senza rischiare il ridicolo (e sperando sotto sotto che sia impossibile). Questo il programma dei due giorni di lavori:

- The New Communication Channel of Blogging
- Business Blogs - Hype or Opportunity?
- The Success of Knowledge Blogs
- The Revenue Opportunities of Blogs
- A Blog Tutorial - Everything You Need to Start Your Own
- The Trend Lines of Blogs: What's Next?

Scioperi Confusi

Non so se ho capito bene: oggi ci sarebbe una specie di sciopero dei blog perché a un tizio negli Usa gli ha preso un infarto mentre stava davanti al computer?
A parte il fatto che se dovesse essere vero sarebbe palesemente una coglionata, ma lo sciopero sarebbe contro chi? Il colesterolo?
E al prossimo che muore durante un amplesso magari facciamo una bella giornata d'astinenza planetaria dal sesso: sciopero dell'ammore contro l'occlusione arteriosa.

(Mi hanno preso in giro, vero? Che niubbo: ci casco sempre) :-(

Una giornata impegnativa...

Linko quasi sulla fiducia [falso idillio] perché non vorrei che qualcuno pensasse che aderisco allo sciopero ;)

09 giugno 2003

E bravi a MTV

A MTV.IT hanno capito proprio bene cos'è il web e come usarlo per completare la "mtv experience": il sito offre una quantità notevole di contenuti di qualità, che coprono anche artisti e generi poco presenti nel palinsesto televisivo, oltre a una community decisamente degna di questa etichettona buona per tutte le stagioni.
Li seguo da sempre, ma oggi mi hanno conquistato dimostrando di non avere ansie da "il mio DB utenti è più grosso del tuo": mi hanno scritto per dirmi che:

Ciao MtvClubber !
Non ti vediamo nel Club da un po' di tempo, forse è arrivato il momento di prendere una decisione: Vuoi ancora far parte di Mtv Club?


E non è una tattica da polli per farmi tornare sul sito: se non ho più voglia di far parte del MTV club, non devo fare assolutamente niente, e il primo luglio mi cancellano. Stanno davvero pulendo il database da tutti i fake, non credevo che qualcuno avesse il coraggio di farlo :)

Amazzon, Nun Spigne! (e 2)

Amazon sta rifacendo lo stesso errore che fece con le tab: mi affolla talmente la colonna di destra (quella dove appaiono i consigli per gli acquisti) che ormai la escludo automaticamente dal mio campo visivo.
Peccato, ma pare che per capire qual è il limite oltre il quale non è consigliabile andare nello "spingere" i prodotti si debba sempre commettere un errore, per poi tornare precipitosamente indietro. Per esempio, avete notato che è sparito il riquadrino "you know you want it" di cui parlavo qualche tempo fa?

Blogzilla

Una delle (poche e tutte laiche) Missioni a cui ho devoluto la mia vita è di convincere più persone possibile a smettere di usare quel PESSIMO browser che viene graziosamente installato di forza su tutti i nuovi PC e risponde al nome di Internet Explorer, e a passare a Mozilla, ovvero sicuramente il miglior browser per PC disponibile attualmente.
E quindi dire addio ai virus, ai crash di sistema, ai pop-up che ti flashano allegre ragazzotte a gambe aperte, per abbracciare la navigazione a tab che uan volta che l'hai scoperta non la molli più.
Ovviamente chi se ne intende la pensa come me :-P e mi fa molto piacere linkare questo pezzo da A Wole Lotta Nothing che sostiene quanto Mozilla sia la killer app per il blogging (anche se Blogger purtroppo non è ancora compatibile al 100% col browser, ma attendiamo fiduciosi).

Lunedì mattina, e si vede

Si sarà capito che ultimamente trovo sempre meno motivazioni per postare su Tribook, o sarà il caso di sottolinearlo? Sarà l'estate, sarà la Zona, o sarà che il verità la mia anima è teatro di una battaglia interiore?
Quello che ultimamente percepisco come innaturale/fastidioso non è certo il lavare i panni sporchi in pubblico, attività che intrattengo da lungo tempo su it.arti.cinema, ma il farlo con un megafono dall'alto di un minareto. Il tutto dando per scontato che A) ci siano sotto delle masse, B) le masse siano per qualche imperscrutabile ragione disposte/interessate a leggerti, C) se ne facciano qualcosa di quello che leggono. Ed ecco, è il terzo di questi dubbi quello che mi attanaglia: che far(sen)e.

Non è che in realtà andare religiosamente a leggersi quotidianamente decine di blog, assorbendomi inevitabilmente un'ampia percentuale di cose che non mi interessano/servono, rischi di diventare un po' come fare la vasca al sabato sera? Cioè che tra l'esserci e non esserci tanto vale esserci? Non lo so ma niente polemiche: dubbi miei rivolti a me stesso, non datemi corda.
Tra l'altro, il vero problema non è non bloggare più, ma non scrivere più su ambienti di discussione collettivi, e questo mi manca parecchio di più. Per fortuna c'è la mailing list di VGames che mi salva i lunedì mattina (mentre quella della blog-o-sfera mi sa che ha bisogno di un po' di steroidi anabolizzanti).
Passerà. Intanto magari torno al buon vecchio uso del Web-Log, sfrucugliando nella mia history e nei bookmark.O magari anche no, volubile Vanz.

Ah, e X-Men 2 è un filmone d'azione come non se ne vedevano da mesi. Praticamente quello che avrebbe potuto essere Reloaded se i Wachowski non avessero avuto la fregola/necessità di sbatterci dentro tanti riferimenti / premesse / postille / svolgimenti di trama da farlo sembrare un bignamino dell'Enciclopedia galattica.

06 giugno 2003

venerdì pomeriggio all'ora dell'aperitivo

Cosa dici, posso andare a casa? O almeno via di qui? A casa non vado, accompagno un bimbo al cinema a vedere Una settimana da Dio. Io speravo di andare a vedere La città incantata, ma mio marito ha commesso l'errore di dirgli che è un cartone animato, e lui ovviamente vuole vedere un film "vero". Vabbé. Dopo vorrà andare a mangiare la pizza, e io invece vorrei andare al giapponese. Il mio spirito materno rasenta gli abissi e fa una pippa a tutti, lo so :)
Quindi niente casa, niente giapponese, e lavoro ancora un'oretta: mettiamo su il menu di giugno del Ditirambo, almeno godo con la fantasia :)

05 giugno 2003

Connecting Invisibles

Bello questo Connecting Invisibles di Derek Powazek sulle community come reti di persone prima invisibili le une con le altre. Chi ha letto il suo libro "Design for community" troverà qualche ripetizione, ma questa affermazione andrebbe scolpita nella pietra delle teste di chi vuole aggiungere il bottone "community" sul suo sito senza volerci mettere il cuore: "No one likes to be told where they belong. It's a statement only the individual can make. That's why I advise most of my clients not to call what they do a community at all. (...) But if you do make the leap, giving your community the power to talk to each other and form or deepen relationships, and they take to it and keep coming back, in time they'll call it a community for you."

Anch'io traviso

Clutcher rilancia il coming out delle canzoni travisate: io ho passato anni a chiedermi perché Aleandro Baldi piagnucolava di "non amarmi perché vivo a Londra". Era una specie di tormentone: ogni volta che la sentivo facevo tutto un ragionamento sugli amori a distanza, sì, è doloroso, però ci sono lati positivi, lei poi dove starà, a Roma, due ore di volo...

Buon compleanno, srl del mio cuor

Oggi è il terzo compleanno di Daimon, la società di (s)sconsulenza fondata il 5 giugno 2000 (in piena pre-crisi, ah ah) da me, mio marito, il mio fratello segreto e altri tre amici che poi hanno preso altre strade. Tre anni e a pensarci adesso è il periodo più lungo che ho passato a lavorare nello stesso posto in ben 13 anni che lavoro. 13 anni spesi a impazzire con il marketing e la comunicazione in Italia, ma chi me l'ha fatta fare? E per arrivare in tarda età non a una bella scrivania da "quadro_futuro_dirigente" in qualche agenzia di PR, ma al peggio del peggio, il triplo salto carpiato, marketing e comunicazione via internet in proprio, senza padrini, venture capital, amici inseriti che ti infilano nelle maglie dei budget e cazzi e mazzi vari. A pensarci bene, è un miracolo che siamo qui, con uno stipendio, niente debiti e un discreto tempo per studiare e cazzeggiare.
Lo rifarei? No, ma per altri motivi. Motivi che non mi impediscono di essere felice di essere qui adesso, e stasera di festeggiare con una bella cena di pesce all'Osteria della Bruna :)

04 giugno 2003

Usability For $200 (Alertbox June 2003)

Sarà fuori moda, ma a me Nielsen continua a dare indicazioni importanti e utili, come in questo Usability For $200 (Alertbox June 2003). Come società di consulenza, ci siamo resi conto che il prezzo di un servizio (nb: di consulenza) non è una variabile importante, a meno che non sia chiaramente specificato. E' vero però che spesso un costo d'ingresso ragionevole aiuta a superare eventuali indecisioni, soprattutto per lavori di fino come è ahinoi ancora considerata l'usabilità. E il caro vecchio J. consiglia:

"Come può il sito di una piccola società godere dei vantaggi dell'usabilità a dispetto di un budget minuscolo? Integrando quattro metodologie semplici ed efficaci in fase di progetto".

Ecco, fase di progetto già sembra una parolaccia, con certi clienti (quando mi fai vedere la grafica?), però con certuni si può anche ragionare in termini di, anzi, no, ragionare punto. La prima "metodologia" consigliata è la più degna di nota: "definire le domande dei clienti". Perché vengono sul nostro sito? Cosa si aspettano di trovare?

Gli altri tre passi ve li andate a leggere su UseIT, però mi piace ricopiare qui (quasi in bella scrittura), i cinque imperativi che corredano il pezzo: Be creative | Be diverse | Be trusting | Be prepared | Be opportunistic

03 giugno 2003

E' sempre un'emozione...

... veder scritto giusto il mio cognome :) Chi c'è mercoledì?

Tristezza, per favore vai via...

Ogni volta che mi ritrovo a patire il ritorno dal mare mi scopro a desiderare di non muovermi MAI più da Milano, e questo mi deprime ancora di più. Possibile che non riesca a godermi il buono di ogni posto senza desiderare adolescenzialmente di cambiare vita?
Mangiato bene come al solito, ma stavolta la palma del piacere va al Bagno 44, pesce buono, semplice, fresco, abbondante e ben preparato.