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31 dicembre 2007

Le mie 10 scoperte dell'anno (tools & shopping)

10 oggetti/servizi che nel 2006/2007 hanno migliorato la mia vita, per condividere l'esperienza e premiare chi se lo merita. Share the love. In rigoroso ordine inverso:

10. Gear4 + iPod
L'iPod manco ve lo spiego, ovviamente, ma quando sei in vacanza come fai? Ci sono decine di sound system che ospitano l'iPod, e molti anche più potenti del mio, ma il Gear4 ha la radio integrata con 5 preselezioni e per me questo fa la differenza. Compatto, telecomandato, con sveglia, buona qualità sonora. Come rapporto qualità/prezzo, (qui a 94€), il migliore che ho trovato finora.


9. iTunes&iLike
Anche qui, poco da spiegare: chi ha un Mac sa quanto importante (ma anche quanto inutilmente pesante) sia iTunes, e la sua gestione di tag, playlist e ricerche. Chi è su Windows ne usa una versione pessima, e mi spiace. Il servizio di condivisione di gusti musicali più noto e usato è Last FM, ma iLike è altrettanto valido e in più ha una sidebar per iTunes che ti fa vedere cosa ascoltano in quel momento i tuoi contatti. Very social. Purtroppo, come molti servizi 2.0, gli manca la chat o almeno un messenger.


8. La talk radio
Bella scoperta, dice. Sì, lo so, ma da quando ho abbandonato completamente la TV, informazione (?) compresa ho riscoperto i GR e soprattutto le trasmissioni di discussione sulle notizie del giorno, che sono diventate una compagnia fondamentale delle mie sere in cucina. In ordine di gradimento, Microfono Aperto di Radiopop (con contenuti user-generated nopn sempre di altissima qualità e competenza, la Zanzara di Radio 24 ( la migliore, se Cruciani non fosse un confindustriale iperliberista berlusconiano) e Zapping di Radio1, che ascolterei ancora se Forbice non fosse ormai completamente riconoglionito e gli ospiti non fossero quasi tutti di destra. Al sabato a pranzo, Fantasticamente, la migliore community radiofonica d'Italia. Per l'informazione, comunque, ora e sempre BBC.


7. il T-Amp
Non sono un audiofilo, ma questo miniamplificatore di plastica da 46 euri ha rappresentato una rivoluzione nel mondo dell'Hi-fi e suona meglio di molti ampli di alta gamma. Ripeto, non sono un esperto, ma garantisco che fa, semplicemente, miracoli, sia con i CD attaccato alle Infinity, che con le Indiana Line da 100 euri collegato al portatile. Miracoloso. Si può comprare qui (c'è anche una versione più solida da 189 euri).


6. I giacconi Carhartt
Non ho mai provato roba tecnica estrema tipo Patagonia per questioni di budget, ma il mio giaccone Carhartt del quale non trovo nemmeno più il modello è la cosa più resistente, calda e allo stesso tempo leggera e traspirante, e soprattutto protettiva da vento e acqua che abbia mai avuto. Lo ricomprerei domani.


5. Camper
Praticamente le uniche scarpe che indosso da tre anni e le più comode in assoluto per la pianta larga. Le Pelotas in inverno, e le Brother a mocassino in estate, che per quanto tendano a logorarsi dopo solo un anno sono le scarpe estive più comode che abbia mai indossato. Dopo un anno le usi come ciabatta da mare.


4. HD media player e le serie TV
La qualità della TV è ai minimi storici, i multisala danno solo i blockbuster, Sky non passa tutte le serie e non sempre in VO. La salvezza dell'entertainment per molti è stato bittorrent. Ma guardare le serie sul portatile è rottura di palle e attività solitaria: il divano è molto più comodo e social. Enters l'hard disk media player: un hard disk che si collega al televisore e si comanda con un telecomando. Io ho un Lacie che mi sta dando qualche problema (probabilmente ho sbagliato la formattazione) ma qualunque media player è una soluzione fantastica per salvare le serate in famiglia e, ancora meglio, costringere i figli a imparare l'inglese.


3. Play.com
Ok, Amazon USA col dollaro in questo momento è imbattibile, ma chi vuole davvero sopportare i tempi di spedizione e rischiare la dogana? Play.com è uno store online (libri, DVD, CD...) con prezzi tra i più bassi in Europa, una scelta molto vasta, saldi continui con prezzi sbalorditivi (DVD a 5€) e, udite udite, ZERO spese di spedizione. E se il postino si ciula il tuo libro, te lo rispediscono scusandosi molto per l'inconveniente. Compro ormai solo da loro e li amo. Peccato che le stupide regole protezioniste dei mercati nazionali non consentano loro di vendere all'estero l'elettronica di consumo. Controllare se il DVD ha i sottotitoli desiderati.


2. La Panasonic Lumix LX-2
Non è che non mi piacciano le reflex, è che son troppo grosse. Non ho voglia di andare in giro con una borsa apposta. Ho già dato. Voglio una compatta che mi stia in tasca, voglio poterla avere dietro sempre. E la mia Lumix LX2 è la miglior sintesi tra ottica di qualità, sensore grande (10 MP 16:9), compattezza e varietà di funzioni che abbia mai trovato in una compatta. Ne parlai diffusamente qui e un anno e mezzo dopo ne sono ancora più soddisfatto. Unico difetto: molto rumore in condizioni di scarsa luminosità, ma la qualità dell'ottica Leica e il CCD enorme a 16:9 compensano ampiamente il difetto. Consigliatissima, si trova sui 370 euro + spedizione.


1. il Mac
Mi ci incarto sempre. Ogni volta che qualcuno mi chiede perché dovrebbe passare a Mac riesco solo a ripetere il solito "no virus, no crash". La verità è che è talmente difficile spiegare cosa sia la user experience a un utente Windows (che è nato per soffrire ma non lo sa) che spesso rinuncio. E anche qui: dovrei mettermi a parlare della versatilità, usabilità, eleganza di progettazione degli ambienti e dei software Mac (per non parlare di quell'altra, di eleganza) ma ci rinuncio. Basti dire che passare a Mac mi ha cambiato la vita e io venivo da Linux: immaginate che significa passare da XP - o peggio ancora Vista - a Mac OSX. Un altro mondo. Fatti venire l'acquolina col guided tour, e se ancora non capisci cos'abbia di speciale anche solo a vederlo, probabilmente non hai un cuore ;)

29 dicembre 2007

Le Benevole

foto dell'Ilva di Taranto
Un libro splendido, che non consiglierei a nessuno. Come Taranto, tanto bella, tanto spezzata, imbarbarita, inquinata, annientata.

Vado a fare un giretto: buon 2008 a tutti, grazie della compagnia :-)

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25 dicembre 2007

Nonno Cesare

In questi giorni di vacanza a Taranto, mia città natale, dormo in quella che era la casa del mio nonno paterno, in un letto che era dei miei nonni materni. In realtà questa è stata la mia prima casa, perché i miei genitori quando si sono sposati non avevano ancora un appartamento loro e abbiamo vissuto tutti qui finché è nato mio fratello, che ha 18 mesi più meno di me. Ovviamente non ho nessun ricordo dei miei primi due anni di vita in questa casa che ho sempre associato a mio nonno, un uomo un po' burbero dai rari sorrisi luminosi, con una vita così funestata dalle tragedie che adesso che sono (anagraficamente) adulta mi commuovo solo a pensarci.
Quando da bambina venivamo a pranzo qui io impazzivo perché in bagno c'era una finestra che dava su una veranda e nella veranda c'era un uccellino, tu aprivi la finestra e c'era l'uccellino, era una cosa che mi mandava fuori di testa.
Oggi passo le mie giornate alle finestrone del salone, stanza splendida chiaramente usata pochissimo (credo di esserci entrata per la prima volta quando hanno letto il testamento). Da queste finestre si vede il golfo piccolo del Mar Piccolo (il golfo interno del Golfo di Taranto), qualche nave militare, le coltivazioni di cozze, il porto dei pescherecci, l'uscita del canale navigabile, l'Ilva e le sue nuvole venefiche, i Tamburi e Paolo VI (i due quartieri dormitorio dell'Ilva), molta campagna ancora incolta e sulla destra si immagina uno scorcio del ponte nuovo (ormai da 30 anni), il Punta Penna Pizzone.
L'orrore industriale di questo panorama non riesce minimamente a intaccare la bellezza scenografica di questo scorcio di terra, anzi, pare valorizzarlo: stamattina ha smesso da poco di piovere, ci sono squarci di cielo e di nuvole di vari colori, il mare è perfettamente calmo e vuoto, dopo il gran lavoro dei pescherecci dei giorni scorsi. La luce è indescrivibile. Ho scattato decine di foto ma in punta di piedi, ho pudore a fermare questa bellezza.
Da quando dormo qui so cosa guardava mio nonno in quelle interminabili giornate con il plaid sulle ginocchia, quasi nessuna gioia, ma questo perfetto tableau vivant in continuo movimento, vissuto da una stanza più piccola, solo i ricordi a tenergli compagnia, forse un fardello che in giornate come queste, con luci come queste, diventava appena appena più lieve.

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23 dicembre 2007

Just a metaphor

- How many slums will we bulldoze to build the Information Superhighway?
- The Information Superhighway is just a fucking metaphor, give me a break!
- All discourse is built from metaphors.
- That's no excuse for using bad metaphors.
(Cryptonomicon - Neal Stephenson)

Diciamo che lo stesso vale per il Web 2.0? Che le parole non sono gli oggetti che tentano di definire? Che 2.0 è una bad metaphor per Web partecipativo, e che Internet era già partecipativa prima che O'Reillly si inventasse un'etichetta marketizzabile?

E se accettiamo questo, potremmo magari smettere di accanirci contro quella che è solo un'etichetta di comodo inventata dai consulenti per vendere consulenza, e discutere dell'oggetto e non della parola, ovvero quali sono i comportamenti migliori perché tutti (aziende comprese, per chi ci tiene) si comportino in modo da rendere il Web sempre più partecipativo, per abbattere le barriere all'ingresso e per fare emergere i contenuti di qualità?
So che la pace nel mondo è al di sopra delle tue forze, ma pensi almeno di potermi portare questo, Babbo Natale?

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18 dicembre 2007

geoloc geek porn

Una mattinata dei Maestrini a Parigi.
Tracking e log via GPS, integrazione su mappa attraverso Google Earth.





E qui con l'overlay di Google Maps.

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14 dicembre 2007

URP! Twitter in consiglio comunale.

Il blog dell'URP (acronimo dal sapore disneyano che mi ha sempre divertito) del Comune di Rimini non è forse il primo caso di URP-blog ma è il primo che vedo su cui un consigliere comunale assessore non solo usa Twitter durante le riunioni, ma lo fa anche con senso dell'umorismo ("chi si offre per venirmi a salvare dal consiglio comunale?"). E ogni consigliere ha un account che può usare. Bella mossa.

E' una cosa piccola ma a me piace: se più politici scrivessero in prima persona online, anche lasciandosi ogni tanto andare all'(auto)ironia, ne guadagnerebbero. Almeno in umanità, se non anche in rispetto da parte del loro elettorato. Poi, lo so, lo fa anche Veltroni, ma qui è diverso. Questa è gente che si incontra al bar, che si sa chi è veramente, che si conosce spesso personalmente. Io sarei curioso di leggere i twit di Vittorio Buldrini, se mai li farà, ma questa la capisce solo chi conosce l'amministrazione comunale di Rimini.

Complimenti a Pietro Leoni e Mauro Ferri per la mossa. Speriamo il progetto duri un po' più dei blog della Provincia, lanciati e dopo qualche mese quasi abbandonati.

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10 dicembre 2007

Stare fuori

Posto che Luttazzi ha ragione e il grado di civiltà di un paese si vede da come sa rispettare la satira e il diritto d'opinione, posto che è chiaro che questo non è un paese civile, posto che quando lavori per una TV commerciale in fondo lo sai già che gli inserzionisti del tuo programma non ameranno avere il loro prodotto associato a simpatiche immagini di coprofagia, posto che ci sarà sempre un funzionario pronto ad anticipare di sua zelante iniziativa ordini che sarebbero comunque arrivati dall'alto, posto che le battaglie di principio va bene, ma poter essere visto dal proprio pubblico va ancora meglio, posto che i pezzi più riusciti del Decameron (anzi della sua carriera) sono i monologhi stand-up, che non richiedono nemmeno uno studio televisivo, quello che mi chiedo è:

Daniele, ormai sei stato bannato da tutti i network e sotto tutti i governi, hai dimostrato quello che volevi dimostrare, sei autore di te stesso, perché non metti i tuoi pezzi sul sito con un bel Paypal? Ti assicuro che c'è un sacco di gente disposta a pagare un abbonamento. Non sarà il caso di smetterla con la lotta contro i mulini a vento? E con i programmi zeppi di pubblicità, già che ci sei? Per quanti anni ancora vuoi continuare a mettere la testa nella bocca del leone? E per dimostrare cosa, ormai?

05 dicembre 2007

Quei bravi ragazzi

Mi hanno regalato un libro che non mi sta lasciando pensare ad altro. Diciamo che una serie di cose in questi giorni mi stanno ripescando dal qualunquismo dovuto alla delusione per il governo Prodi e questo libro è l'apice del mio ritorno psicologico all'impegno. Lascio parlare l'autore.
Chi sono le vittime? Stando alle affermazioni di alcuni governi occidentali, le vittime sono quelle di Londra, di Madrid, di New York. E basta. Vittime sono i civili innocenti fatte a pezzi dai kamikaze, i passeggeri dei quattro aerei di linea scelti da Al Qaeda l'11 settembre per il loro spettacolino, vittime sono le vedove e gli orfani, sono i pompieri di Manhattan, i militari italiani che crepano in Afghanistan, i poliziotti iracheni fatti a pezzi dalle autobomba, i coloni israeliani uccisi dai cecchini di Hamas. Perché vittima è un concetto molto concreto, è un innocente che l'ha pagata per tutti, uno a cui intitolare una strada, un poveraccio che era lì per caso. Le vittime sono il bene, il canto della neve silenziosa, il piano inclinato su cui rotolano veloci le nostre paure. Le vittime si raccolgono solo nel campo dei giusti: altrimenti non sono vittime ma semplici numeri, statistiche, fuoco amico. Errori, insomma.
(...)
La risposta sta nella ragione stessa di questa Commissione d'inchiesta [dell'UE sulle "extraordinary renditions"]: sono vittime perché sono stati catturati senza l'ordine di un giudice, deportati illegalmente in altri paesi, detenuti senza subire alcun processo. E torturati. Tutti. Spesso senza uno straccio di prova, solo per dare ascolto a un "si dice", per informazioni sommarie ricevute da servizi segreti amici. O peggio ancora: per un abbaglio, un errore di persona, un nome trascritto male..."

La Politoskaia, Saviano, Stella/Rizzo, adesso Claudio Fava: il giornalismo d'inchiesta ha ancora qualcosa da dire. Quei bravi ragazzi sembra una Season di 24 ma fa male, malissimo, perché è tutto vero, verissimo. E pone domande la cui risposta dà il senso di quanta umanità e civiltà i terroristi ci stanno rubando.

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04 dicembre 2007

Yin e yang

Con sommo sprezzo del pericolo ogni venerdì scrivo di digital marketing su Punto Informatico: No Logo, praticamente una versione web dell'Uno contro Tutti, molto ma molto divertente (132 commenti, quasi tutti incazzati, e tutti (tranne i miei) di maschi alfa).
Niente di meglio quindi che rilassarsi un po' su Style.it con una nuova puntata di TecnoChic: "Cura il tuo aspetto (anche) online".

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01 dicembre 2007

Dieci ragioni per lasciare che tuo figlio scarichi

Non ruberesti un DVD. Ogni volta che vedo gli spot antipirateria della SIAE, con quel tono da dieci comandamenti, mi viene voglia di andare a scaricare qualcosa. Non per spirito di contraddizione, ma perché tutte le associazioni che dicono di difendere il diritto d'autore in realtà si stanno arroccando a difesa di una legge sul copyright che è ampiamente superata, e lo sanno loro per primi. La cosa che mi fa impazzire è che quello che semmai sta allontanando gli spettatori dalle sale cinematografiche e dai negozi di musica è proprio la difesa del copyright così come è attualmente regolato.

Ok, un po' di hard facts, che ognuno tragga le sue conclusioni:

1. L'industria cinematografica è in difficoltà. Falso: worldwide box office reached an all-time high in 2006 with $25.82 billion, an 11% increase (Variety)

2. L'industria musicale è in difficoltà. Falso. Sono le vendite di CD che sono in calo (inevitabilmente). Le vendite di musica digitale online sono in crescita dal 166 al 200% all'anno (dati RIAA via TNT-audio.com). Sono ancora numeri piccoli? No: sono 2 miliardi all'anno e crescono in fretta.

3. La gente vuole scaricare e non pagare. Falso, e non ha senso. La gente vuole pagare, altrimenti iTunes non venderebbe mp3 e film. La gente vuole poter scaricare pagando quello che considera giusto. In mancanza, scarica a gratis. Inoltre, non è provato che il file sharing abbia impatto negativo sulle vendite, anzi gli studi ipotizzano che le faccia aumentare.

4. Fermare Bittorrent è impossibile, tecnologicamente, quanto lo è pensare di fermare Internet. Punto che non necessita di ulteriori elaborazioni e non ammette smentite. Anche dovessero riuscire a chiudere Bittorrent, ne nascerebbe subito un altro.

5. L'attacco alla net neutrality (i fornitori di accesso che rallentano o bloccano Bittorrent) è probabilmente uno spauracchio con i piedi d'argilla. L'innovazione tecnologica è sempre avanti a questi tentativi. Essendo nel libero mercato, lo spettro virtualmente infinito di frequenze disponibili verrà prima o poi aperto.

6. La legislazione sul copyright è talmente delirante che il cittadino medio la viola più volte al giorno senza neanche rendersene conto . Le generazioni più giovani non considerano la violazione del copyright un reato. E sul lungo periodo il sentire comune l'ha sempre vinta sulla legge. Se la maggior parte delle persone pensa che un comportamento sia legittimo, la legge deve adeguarsi. E' per questo che la battaglia delle major è molto più mediatica che legale.

7. Non esistono soluzioni alternative al copyright e alla distribuzione tradizionale. Falso: in Scandinavia stanno già sperimentando il collective licensing per i contenuti digitali (proposto nel 2004 dall'EFF e mai preso in considerazione dalle major). In Canada il file sharing senza scopo di lucro non è reato.

8. Una soluzione come il collective licensing (un fisso annuo per scaricare a piacere) non può garantire la sopravvivenza dell'industria. Falso. Il turnover del cinema nel mondo è di 26 miliardi di dollari. Con 1,244 miliardi di persone connesse (in rapidissima crescita) il collective licensing sarebbe fattibile con un fisso annuo di 20$ a testa (facciamo 35 nel mondo occidentale e 5 nel terzo mondo?) garantendo l'attuale guadagno delle major (dvd esclusi, ma quelli prima o poi crepano comunque). Inoltre il collective licensing permetterebbe di retribuire gli autori in misura dell'effettivo gradimento dei consumatori.

9. Il collective licensing è un contratto sociale prima che legale: le major devono rinunciare a parte dei profitti smisurati che stanno facendo se vogliono trovare un accordo. Anche perché non hanno il coltello dalla parte del manico (e anche i legislatori scaricano).

10. Sul lungo periodo, andando verso una copertura sempre maggiore della popolazione mondiale, il fatturato delle industrie dell'intrattenimento salirebbe enormemente, consentendo nuovi investimenti e un periodo di vitalità del mercato e aumento di diversificazione e quantità dei prodotti offerti mai visto nemmeno negli anni d'oro di Hollywood.
(ok, questo non è un hard fact, ma è più che plausibile)



Questo è quello che prima o poi accadrà. Sarebbe bello avere per una volta un confronto pubblico con SIAE, FIMI e distributori cinematografici e musicali su questi temi. Un confronto che non parta da posizioni di difesa a tutti i costi ma avvenga su basi razionali. Chissà che qualcuno non abbia voglia di organizzare un convegno con blogger e major, prima o poi.

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