I link dei maestrini su del.icio.us (tieni il puntatore sul link e compare la spiega)

30 giugno 2005

Cabaret

Oggi mi arriva dal BlueNote l'invito per l'Opening Party del loro dehor [sic] estivo. Wow! Fico! Peccato però non solo che la festa è stasera, ma soprattutto che dovevo confermare la partecipazione entro ieri :)
E' chiaro che se confermo adesso mi prendono lo stesso, ma io stasera ho già un altro impegno. Brutta impressione e fastidiosa delusione, insieme alla sgradevole sensazione di essere stata invitata come second best per mancanza di adesioni.

Niente comunque in confronto alla delizia di scoprire, dalla viva voce di un product manager in conferenza stampa, che anche i concorrenti usano Google:
"se facciamo una ricerca in rete con Google... [glab] ...! o, anche meglio, con MSN Search :|"

Il fantastico mondo della comunicazione aziendale riserva sempre deliziose sorprese, e anche la qualità degli zaini accenna a migliorare. Gadget dell'anno è sicuramente il puntatore laser a forma di Batman; miglior gag, l'incellofanatura del telefonino per "motivi di sicurezza".

28 giugno 2005

Ottavo: non Arubarmi il Server

Autistici/Inventati è un progetto di libera comunicazione che offre spazio web per mailing list e iniziative culturali e politiche nell'area della sinistra indipendente. Alcune di queste iniziative sono, prevedibilmente, attivamente monitorate dalla polizia in cerca dell'anarcoinsurrezionalista del momento.

Autistici/Inventati non ha soldi, storicamente, e si appoggia ad Aruba per l'hosting.
Un anno fa, la Polizia Postale nell'ambito di un indagine su una singola casella di posta si è presentata nella farm di Aruba per avere accesso al server che ospita detta casella. Per tutto l'anno successivo, fino a oggi, la polizia ha avuto accesso al server. Il server contiene, oltre alla detta casella, un sacco di altre cose, tra cui decine di mailing list e siti indipendenti. Tutti criptati.

Naturalmente c'era una disposizione ufficiale della procura, e Aruba non ha ritenuto necessario non tanto di opporsi alla disposizione (in uno stato di diritto che rispetta la privacy la disposizione sarebbe stata di copiare la singola casella), ma di informare Autistici dell'accaduto. Per un anno intero. La versione ufficiale alla domanda di spiegazioni sullo shutdown, secondo Autistici, è stata "abbiamo dovuto scollegare la macchina per spostarla".

Per Autistici, il punto è che su quel server non c'è solo quella casella, ma un sacco di dati personali che hanno diritto alla privacy come qualunque comunicazione tra privati. Dati personali e comunicazioni (stiamo parlando di oltre 30.000 persone tra cui studi legali, giornali e associazioni) che la polizia ha potuto monitorare per oltre un anno. Per farne che? Quien sabe.

Secondo la linea di difesa di Aruba, con le migliaia di persone che hanno sollevato obiezioni, è stata la polizia a ordinare di non informare Autistici (ma per farlo serve un atto formale: c'è un atto formale di questa ingiunzione?), In fondo, scrive Aruba nel comunicato di difesa, quando la polizia fa un'intercettazione telefonica il gestore non va a informare l'intercettato.
Ma l'intercettazione è delle conversazioni di un singolo utente, non di tutti i contenuti di un server su cui passano decine di migliaia di informazioni private che non hanno nulla a che fare con quello che la polizia sta cercando. Per oltre un anno.

Se io mi servo di qualcuno per trasmettere le mie conversazioni, che siano le poste, un servizio di hosting o un gestore di telefonia, lo faccio in base a un accordo implicito di fiducia: ho fiducia che il gestore in questione salvaguardi tutti i miei dati sensibili laddove non gli sia esplicitamente, formalmente ordinato secondo le leggi vigenti di consegnarli tutti. Ho inoltre il diritto di essere informato di ciò che sta accadendo. E' questo che Aruba non ha fatto, è questo che le si imputa.

Epperò la mia domanda è anche: se Autistici/Inventati vuole essere una zona temporaneamente autonoma, che senso ha appoggiarsi a un hosting esterno - e anche non esattamente rinomato - come Aruba?
Non critico l'iniziativa, anzi ce ne fossero, ma pensavate davvero che il pgp vi avrebbe messo al riparo da tutte le eventualità? Non era un po' ingenuo? Non è il caso di fare autocritica, anche per Autistici?

Papà, sono i terroristi?

Non è che siamo soliti postare le nostre recensioni sul blog, però, sai com'è, l'hype, il kolossal, spielberg-cruise, l'amore scientologo, i salti sui divani, menate varie, insomma, magari l'anteprima della Guerra dei Mondi interessa a qualcuno. Qui la rece di mafe e qui quella del vanz.

Toh, il post l'aveva fatto anche mafe, che strano.


Un'estate al cinema

Per una volta, l'aria condizionata non è l'unico motivo per andare al cinema d'estate:
E penso che siano belli anche La samaritana, Le ricamatrici e La diva Giulia.

27 giugno 2005

Meglio tardi

Lule si chiede "perché non l'ha scoperta prima, la vela". Io tra le cose che avrei voluto scoprire prima, per la sensazione di libertà che mi danno, ci metto sicuramente:
  • la bicicletta a Milano (comprata dopo quattro anni che ero qui)
  • l'abbonamento ATM (comprato dopo 15 anni che ero qui)
Adesso temo di scoprire (dopo dieci anni) che l'anonimato in rete è più comodo di quel che pensassi, ma credo che in questo caso non sia possibile tornare indietro.

Team up

Mentre Lady D e John John si innamoravano perdutamente, Elton John metteva incinta Madonna semplicemente suonando "Lourdes in the wind" al pianoforte.

23 giugno 2005

Un paese Normale

Piccoli passi verso la civiltà.

22 giugno 2005

Le parole per dirlo

Ieri alla presentazione de "La magia della Scrittura" (diobon, che caldo atroce) il mio guru Paolo Ferragina [genuflessione d'ordinanza] mi ha regalato una coppia di concetti che finalmente riesce a esprimere con sintetica eleganza quello che ai corsi a volte impiego delle mezzorette per dire (e poi devo anche spiegarlo :).

"Peso testuale" e "peso di connettività", cioè i due aspetti che Google tiene in considerazione per il ranking di un sito e quindi quello che tu devi avere a cuore quando ne curi uno.
Niente di nuovo, ma le parole giuste, ah, quanto sono utili.

21 giugno 2005

Io adotto un blog cinese

E' una di quelle piccole, ovvie ma geniali idee che emergono dalla massa indistinta degli internettari e rischiano di essere più efficaci di uno studio triennale finanziato dall'Onu.

E' davvero semplice: se ognuno di noi adotta un blog cinese (in Cina non c'è libertà di espressione come noi la intendiamo) e lo ospita sul suo spazio web, ben presto il governo cinese vedrà fallire la sua politica di censura della libertà di opinione e sarà costretto a riconoscere che applicare i confini ideologici all'Internet è come vuotare il mare con un colapasta mangiare il riso con una sola bacchetta.

Per adottare un blog cinese dovrebbe bastare fare un post che contenga la seguente riga:

< a href="http://technorati.com/tag/adoptablog" rel="tag">[adoptablog]< /a >
(togliendo i due spazi dopo le < ) e attendere fiduciosi di essere contattati, probabilmente in un inglese un pochino stentato.

A quel punto si prenderanno accordi con il blogger in adozione per chiedergli che dominio desidera, e glielo si registrerà (o si aprirà come dominio di secondo livello se si ha accesso a un server web) passandogli poi via mail i dati di login e ftp.
Senza centralizzazione il sistema rischia di essere scarsamente efficiente, ma con un po' di buona volontà lo si può far funzionare.

Non so voi ma io, che un server non ce l'ho, 12 euri annui sul mio hosting (Websolutions, che linko qui solo perché sono soddisfatto del rapporto qualità/prezzo) li regalo volentierissimo a un blogger cinese, fosse pure un iperliberista neocon nell'anima.
Di politica si discuterà poi, quando tutti possono esprimersi liberamente.


(contact me at lucavanzella@gmail.com for adopted hosting)


Google Maps Me

Dove stanno i maestrini? Ecco qui i maestrini!

Peer dire che Google maps ora mappa anche l'Europa. Pesonalmente non l'aspettavo prima di fine anno.
E tra le altre cose si possono geotaggare le proprie foto.

Qui le istruzioni, e qui i maestrini geotaggati (per qualche ragione geobloggers non ha ancora l'accesso alle immagini satellitari di google maps. adesso gli scrivo).

Yowza!

Fare un figlio

"E tu, com'è che sei ancora signorina?"
"Ma no, nonna, Mafe è sposata da anni"
"Finché una donna non ha figli, sempre signorina rimane"

"E adesso ci aspettiamo un figlio vostro"
"Ma, veramente io..."
"Pensa come sarebbe bello, e intelligente, e..."
"Dai, papà, lascia perdere..."

"Una donna senza figli rimane, come dire, incompleta".

E' proprio al sud, dove c'è stata la più grande percentuale di astensioni, che non avere figli è ancora disdicevole. La pressione sociale che ti spinge a "fare" un figlio è altissima: la sterilità, soprattutto maschile, un marchio assolutamente da nascondere.
Io non ho mai voluto figli, e sono fortunata, perché quest'anno mi hanno confermato che per me sarebbe molto pericoloso averne, che rischierei la vita mia e del bambino. Non ne parlo volentieri perché quando lo dico leggo negli occhi degli altri il dubbio che la mia serenità in proposito sia fasulla. Magari sono gli stessi che hanno liquidato come "esagerato" il sacrificio che molte donne fanno per ottenere una gravidanza non spontanea.

Nella nostra società chi sacrifica o rischia la propria vita per mettere al mondo un figlio è un'eroina. Chi non ha riferimenti alti, ne ha di mediocri: il marketing e la moda che negli ultimi anni stanno santificando una gravidanza sana, figa, necessaria, la bellezza senza tempo di una mamma con un neonato. Il tentativo di "sdoganare" i single ha avuto qualche successo, ma per una coppia senza figli il biasimo e lo sconcerto (direi quasi la compassione) sono ancora palpabili.

Come se non bastasse, anche se le cause dell'aumento della difficoltà di procreare nei paesi occidentali non sono ancora scientificamente definite, sempre più medici indicano lo stress e l'inquinamento tra i colpevoli. Lo stesso stile di vita che ci porta a considerare la gravidanza parte integrante di una vita normale (come è anche in natura) mette a rischio le nostre possibilità di ottenerne una.
Pensateci prima di giudicare come "fanatiche" le donne (e gli uomini) che non si rassegnano a non riuscire a "fare" un figlio.

20 giugno 2005

Zambardineide

Che la cosa più buffa di tutta questa storia è che è partita perché un giornalista si è incazzato con Gaspar. Mi verrebbe più facile diventare astemia.
Non c'entra niente, o forse sì: una giornata qui rimetterebbe al mondo anche vecchi lupi di rete che hanno creato siti con milioni di utenti unici (ma unici nel senso di molto fichi?).
L'anno scorso ero stata qui, l'anno prossimo penso proprio che mi concederò questo, dove ho già appurato che si mangia come piace a me (e d'estate nella terrazza sul lago).

19 giugno 2005

Ma Punto Informatico Solido?

Che fine ha fatto? Qualcuno ne ha idea? A me è arrivato un numero, poi più nulla.
Non ne ho parlato sul blog perché non mi era piaciuto un granché, a essere sincero. Non capivo a chi era mirato, probabilmente non a me. Ma in ogni caso, non si usava chiedere un feedback ai beta tester? O tenerli informati un minimo su cosa succede?
Non lo fate più? L'avete rimandato? Non vi sarebbe utile sapere cosa ne penso, come potreste migliorarlo?
Leggevo in una news del gennaio 2005: "Il feedback anche per PI Solido, come già per il sito di Punto Informatico, è naturalmente essenziale per migliorare".

E lasciateli baciare, cazzo

Doisneau (mostra a Palazzo Reale, Milano) mi è sempre sembrato un po' furbetto. Forse perché la foto che conosciamo tutti mi ha sempre dato l'impressione di un Peynet. Pur essendo dannatamente brillante, beninteso. Tanto brillante che non sono ancora riuscito a capire le dinamiche di movimento reali della scena.
Furbetto anche perché c'è a volte più di un sospetto di messa in posa in quelle che stilisticamente sembrano istantanee. Che questo poi sia un difetto è tutto da discutere.

Però Doisneau era anche capace di grandi intuizioni tecniche, e di questo ti rendi conto se guardando le sue foto ti metti nei suoi panni. L'uso dei piani inclinati, alcune soluzioni notevolissime di inquadratura, il gusto dada per l'assurdo, l'ironia dei ritratti, sono senza dubbio grandi prove d'autore. Certo, non aveva la sincerità dolorosa di un Robert Capa o l'essenzialità superumana di Cartier Bresson, ma grazie all'immediatezza delle opere la mostra è godibile anche da chi non sa niente di fotografia. Peccato che siano stampe un po' piccoline (o troppo grosse) per apprezzarle pienamente. E illuminate piuttosto male.

Quello che invece non capisco è l'abitudine dei musei di vietare le fotografie all'interno, per presunte ragioni di diritti d'autore (versione - ipocrita - della responsabile alla sicurezza di Palazzo Reale). L'idea è che andrei alla mostra per fare riproduzioni delle opere, per poi stamparle e rivenderle? Oppure che mi fotograferei tutte le opere per farmi il catalogo stampandole in casa, spendendo il doppio che a comprarlo?
Il sospetto è che chi detta queste regole non abbia le idee molto chiare delle leggi dell'ottica, e visto che presumibilmente è lo stesso che organizza le mostre di fotografia, la cosa non può che preoccupare.

Ma non è tutto qui: la storia dell'arte è fatta di gente che ha copiato altra gente. Lo stesso Doisneau era chiaramente un mago della rapina. Cartier Bresson, non ne parliamo neanche.
L'artista è un vampiro: chiunque voglia fare dell'arte deve necessariamente rubare a man bassa dai suoi miti, letteralmente e in senso lato. Senza rubare non c'è creazione originale (e non intendo quella distinzione pelosa del prendere ispirazione - il fair use, all'americana - che si sono inventata i legislatori per regolare l'irregolabile). Senza la possibilità di saccheggiare le opere precedenti o ciò che è coperto da copyright non avremmo avuto Duchamp e Warhol. Ma in realtà senza il furto di idee non avremmo avuto l'arte.

Se un giovane Doisneau oggi fosse andato a Palazzo Reale, e avesse visto due giovani innamorati che si baciavano passando davanti alla foto di due giovani innamorati che si baciano, non avrebbe potuto scattare, e noi non avremmo avuto Les Amoureux du Palais Royal. E, credete, sarebbe stata una foto bellissima.
Il diritto d'autore è salvo, l'arte ne muore, ma chissenefrega, l'importante è salvaguardare il copyright.

18 giugno 2005

Rodimenti di culo

E' sabato. Ti svegli alle sette per fare una stupidissima interfaccia di registrazione, così poi puoi anche andare in palestra e prendere quel treno per il lago leggermente meno isterica.
Scarichi la posta e ti trovi una mail di una che ti annuncia che ti hanno pagato la fattura (con soli 18 giorni di ritardo), ma che per le prossime sarà necessaria l'approvazione del lavoro svolto da parte del project manager. Project manager che non senti da dieci giorni perché non ci sta dentro con il lavoro e non ha il tempo di rispondere alle tue mail su come vogliono questo e quello, e figurati come sarà solerte a fare sciocche approvazioni del lavoro svolto perché mi venga pagata la fattura.

Non so spiegare perché, ma credo che quell'interfaccia di registrazione del cazzo la farò lunedì, anzi, ora che ci penso, meglio farla solo quando me la sollecitano. Come i pagamenti delle mie fatture.

17 giugno 2005

quicksilver


rules.
definitely.

Ieri sera mi son messo a giocarci seriamente e non ce n'è: clipboard history, shelf, i plugin e i trigger sono funzioni che prendono a cazzotti in faccia e lasciano a terra sanguinante qualunque altra interfaccia grafica di ricerca/esecuzione dei comandi io abbia mai provato.

La saggezza delle masse nell'informazione

Vorrei aggiungere i miei 5¢ al post di Paolo Valdemarin (e a quello di Gaspar) riguardo alla lamentazione di Zambardino sull'overload informativo da blog, portandola su un piano leggermente diverso da quello della velocità di reperimento della notizia.

Quello che mi pare conti del cosiddetto giornalismo collaborativo (Slashdot ma anche blog , newsgroup e qualunque ambiente collettivo liberamente commentabile) non è il sostantivo giornalismo (usiamone pure un altro), ma l'aggettivo collaborativo.

Cioè: è vero come dice Paolo che nel suo e nel mio aggregatore RSS le news sulle nuove tecnologie compaiono prima che sui siti di informazione, anche specializzati, ma il punto che mi interessa è che soprattutto nei commenti a quei post c'è una discussione spesso molto più approfondita e ad ampio spettro, e spesso intuizioni più brillanti, che negli articoli dei media che riguardano lo stesso tema, anche se scritti da professionisti del settore. Sono i commenti dei lettori e non l'autore della news, a fare discussione / informazione / giornalismo.

Per questo ci sono alcune ragioni molto semplici: soprattutto il fatto che quei commentatori sono un vasto gruppo di persone appassionate della tecnologia in questione (ma non solo) costituito da individui molto diversi tra loro (differenziati), con un approccio fortemente individuale (cioè indipendente dalle opinioni altrui) che dipende dal provenire da diverse culture e ambiti di lavoro/interesse.

Quegli individui, una volta aggregati, rappresentano un'intelligenza collettiva, e qualunque intelligenza collettiva che sia sufficientemente differenziata e individualista produrrà sempre e comunque un risultato (informativo, analitico, decisionale) qualitativamente e quantitativamente superiore a quello di un singolo profssionista, o anche di un gruppo di professionisti - come può essere una redazione - che non abbia le stesse caratteristiche di differenziazione e indipendenza dal giudizio degli altri appartenenti al gruppo (e sappiamo bene che dovunque ci sia una gerarchia individualismo e indipendenza di giudizio sono molto difficili se non impossibili).

Questo fenomeno Surowiecki lo chiama Wisdom of Crowds, ed è la ragione per cui nei thread di commenti a un post su Slashdot c'è complessivamente una quantità e qualità di insight molto superiore a quella che si trova negli articoli tradizionali (senza commenti, o con commenti fatti da crowds prive delle caratteristiche di cui sopra) della stampa tradizionale.

15 giugno 2005

Being Steve Jobs

UPDATE: Dell Says He'd Sell Apple's Mac OS. For the first time, a PC player publicly welcomes the notion of selling machines loaded with Apple's software.

Premesso che se Pecus non si ritiene un esperto figuriamoci io, il bello del blog è che puoi sparare assurdità infondate certo che qualcuno te le farà notare, ma certo anche che, dalla tua posizione di consapevole e rivendicata non-espertitudine, l'aver detto una cazzata non avrà la minima ripercussione sul tuo amor proprio.

E allora dico non cosa penso che stia facendo Apple nell'accordo/fusione con Intel, ma cosa farei io se fossi al posto di Steve Jobs. E cioè, e perdonate la formulazione approssimativa: se è vero - come ho un vago sentore per sentito dire - che la principale causa di incompatibilità tra Mac OS e architettura PC stia nell'integrazione tra istruzioni e processore (per il resto, tanto, è Linux), la prima cosa che farei sarebbe tirare fuori un Mac OS 10.5 che giri sui PC progettati per Windows, e venderlo a 24,99$.

Anche senza accordi di OEM con i produttori (milioni di macchine Dell, IBM, HP) nel giro di due anni hai rosicato un quarto della torta di mercato di Microsoft, e grazie al passaparola gli divori nuove fette a velocità esponenziale. Non so, sono tipo arrivato ultimo a ipotizzarlo?

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In ogni caso [non sequitur] ciò che conta è: qualcuno convinca la debaggis a installarsi Quicksilver, che ci ho già provato 3 volte ma, come su ogni altra cosa, non mi ascolta. E mentre usa Sherlock, o addirittura, orrore, il Finder, la guardo con un misto di tenerezza e compassione.

Il grande mistero del Frisi

Fateci caso: metà delle persone che conoscete ha fatto il Paolo Frisi a Monza. Con mio marito. Ricevi un curriculum interessante? Ha fatto il Frisi. Una tua amica impresentabile si sposa con un riccone? E' del Frisi. C'è un solo guru dell'alta finanza sotto i 40 anni? Ehi, era al Frisi. La quantità di persone che hanno frequentato questo liceo molto ma molto bene è uno dei grandi misteri italiani e ogni due per tre qualcuno guarda mio marito e gli dice "ehi, ma non ti ricordi di me?".
Qui inizia di solito una specie di gag in cui lui fa la faccia stranita, poi si rischiara e urla un nome, e l'altro/a scuote la testa. La gag si ripete anche per due o tre volte finché il malcapitato/a, un pelo scocciato, svela i suoi dati anagrafici. Ieri sera, all'uscita da The Pusher, è stato il turno di Filippo Facci. Che ehi, ha fatto il Frisi anche lui, anche se mio marito pensava che fosse il suo batterista.

Update: riceviamo e volentieri pubblichiamo la solenne smentita dell'interessato, che nega di aver mai frequentato il Frisi (e come biasimarlo :)

13 giugno 2005

Senza aggiungere altro

Quoto

12 giugno 2005

Parlare ora o tacere per sempre

Apdeit: il pezzo di Robecchi ora è online, qui.


Quelli - tra cui Beppe Grillo - che sostengono che gli inviti all'astensione da parte dei politici e dei cardinali siano una violazione delle leggi dello stato, a giudicare da qui (art. 98) hanno ragione. Ora, il Paparatzi è doppiamente cittadino straniero e quindi nisba, e probabilmente pure il Ruini c'ha l'immunità, ma la legge dice effettivamente che

Il pubblico ufficiale, (...) il ministro di qualsiasi culto, (...), che abusando delle proprie attribuzioni e nell'esercizio di esse, si adopera a costringere gli elettori (...) o a indurli all'astensione, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da lire 600.000 a lire 4.000.000.

Papale papale.

Ora io so che ci sono ampi margini nell'applicazione delle leggi, ma questa mi pare mica tanto soggetta a interpretazioni. Di nuovo, non voglio nessuno in galera, ma l'interdizione ai pubblici uffici di un sacco di politici e parroci sì (che magari emerge un po' di gente nuova). Questo sempre se la legge è uguale per tutti.


Per il resto, è vero, siamo tutti comprensibilmente un tantino inaciditi: Luca Wittgenstein chiede conto agli astensionisti delle loro responsabilità future rispetto ai non nati. Io non arrivo a tanto perché sono favorevole alla crescita negativa e riconosco che sarebbe ipocrita, ma giuro sulla Guida Galattica che d'ora in poi a chiunque senta lamentarsi di qualunque legge o atto della classe politica, gli chiedo se ha votato il 12 giugno 2005.

Perché per quanto mi riguarda, se rinunci a esprimere la tua volontà (non alle politiche che sono ormai ridotte a un rituale tribale, ma a un referendum su un quesito specifico) perdi il diritto di lamentarti di qualunque altra cosa. Per dire, se non vado alle riunioni di condominio almeno ho la decenza di non brontolare se il colore che hanno scelto per la facciata del palazzo mi fa schifo.

Consolazione: Robecchi ce fa ride con Giovanardi nella preistoria che si astiene dall'uso del fuoco (leggibile qui da domani 14/6).

Consolazione 2: stamattina col solito caffé e giornale ai giardini Palestro mi son preparato a spedire gli sms di invito al voto, ma nella rubrica del nokia non ho trovato nessuno che potesse averne bisogno. Il che significa che la mia rete sociale è civile e responsabile (o, in alternativa, che mi circondo di persone mature e intelligenti).

10 giugno 2005

Anch'io ero un embrione (e non ci tenevo poi così tanto, a nascere)

Nella confusione, a tratti sleale, a tratti sincera, su vita, persona, essere umano, eugenetica e far west io ho imparato delle cose sul mondo. Per esempio, che per molte persone "famiglia" vuole ancora dire esclusivamente "legami di sangue" e che decisamente troppe persone hanno dimenticato (o non hanno mai capito) che la legge sull'aborto non è una specie di allegra licenza di uccidere, ma la necessaria regolamentazione di una pratica che un tempo finiva spesso con la morte della donna [Cfr Vera Drake e Un affare di donne].
Il tutto mi ha fatto desiderare di essere stata un embrione soprannumerario, però di quelli distrutti, non uno di quelli congelati che non si sa cosa farne e a voler essere particolarmente distopici tra ventimila anni gli alieni li troveranno, applicheranno la legge 40, li faranno nascere e ci sarà il terzo remake del Villaggio dei Dannati, però in real life.
Lascio la parola al Gioco dell'embrione di Robecchi, prima di dire troppe cazzate: il tema mi innervosisce oltremodo e vorrei che fosse già lunedì sera.

08 giugno 2005

evvai

Altra "menzione speciale" per Quintosole al Bellaria Film Festival: ne parla anche il Manifesto che scrive:
"È stato chiamato «Cinema utile» perché sia un cinema da utilizzare, sia da chi lo vede che da chi lo fa, come quando entra nelle carceri e coinvolge la squadra di calcio Freeopera dei reclusi a Opera di Milano, una squadra di buon livello che spera di entrare nei play-off (e uscire dalle mura anche solo per la trasferta) come si vede in Quintosole di Marcellino De Baggis, menzione speciale (la squadra ce l'ha poi fatta)."

Nel frattempo, zitta zitta, Daimon ha superato indenne il suo quinto compleanno e settimana prossima festeggiamo, credo qui. Se avete suggerimenti per ristoranti di cucina creativa e/o regionale, magari all'aperto, sono ben accetti.

07 giugno 2005

Santa Giulia da bere

Con la stessa nonchalance con cui domenica sera mi ha spalancato le porte del cesso del vagone 6 di seconda classe dell'Intercity Santa Margherita Ligure - Milano, in attesa che ambulanti, signore grasse e tappeti di bambini ci permettessero di raggiungere i nostri posti urbanamente prenotati settimane prima. Con la stessa eleganza cocciuta di sempre, polo e jeans in mezzo a un mare di Agenti Smith, quella certezza di essere libero e non per nascita o per censo, ieri sera mio marito si è seduto ai posti migliori della tavolata apparecchiata per festeggiare il futuro centro di Milano (dicono), immediatamente seguito da circa mille timidoni, da Emanuele Filiberto in giù, che evidentemente non avevano il coraggio di prendere posto per primi.
Ci siamo quindi gustati balletto (Roberto Bolle e Greta Hodgkinson) e concerto (Philip Glass) in primissima fila, insieme a una quantità di ottimo cibo che ha immediatamente trovato nuove cellule grasse con cui fare amicizia nei miei fianchi già rimpolpati dal ponte camogliese. Soprattutto le meringhe e i gamberoni in crosta hanno legato subito con gli spaghetti allo scoglio e il fritto misto.
Ci sono certo soddisfazioni più importanti, ma arrivare a una serata del genere in tram (il 27) e vestita di niente [1], esser capaci di godersela con gli amici trovati lì, senza falsi snobismi o provinciali entusiasmi, beh, mi fa sentire non troppo lontano da quello che avrei voluto essere 20 anni fa.


[1] sciarpa H&M (2005, euro 4,90), borsa Blunauta (2005, euro 25), scarpe di negozietto di Camogli (2005, euro 24), gonna Blunauta (2003, euro 35), blusa negozietto sfigato Taranto (1997, euro 12). Mutande e reggiseno Teremis (2005, euro 13,90)

05 giugno 2005

Comunque vada, alla fine avremo votato sì

Non è che pretenda di dire niente di nuovo, né tantomeno intelligente, al riguardo, ma su questa cosa dei referendum ci sono un paio di cose che mi girano in testa da giorni, e dice che il blog serve proprio a questo.

La prima è l'ovvietà che la democrazia diretta è meglio di quella rappresentativa. Per quanto possano sostenere costituzionalisti e politici, la rappresentanza è una soluzione imperfetta adottata per necessità, che è successivamente stata venduta come soluzione ottimale. Ma un suffragio diretto al popolo (che, particolare non irrilevante, sia compiutamente - anche se non necessariamente in modo obiettivo - informato da parte dei media) è il modo migliore non solo di fare la cosa più condivisa e quindi difendibile, ma la cosa giusta.
Ci tornerò più avanti, ma le masse (che non sono la somma dei singoli che senti parlare al bar) sono più sagge di qualunque pool di esperti e trovano quasi sempre soluzioni migliori.
Grazie all'Internet il suffragio diretto e costante, su tutte le questioni da votare in parlamento, è già tecnicamente possibile, e possiamo stare certi che una milionata di persone che ogni giorno si pronunciano sulle decisioni da prenderefarebbe (farà) un lavoro migliore di qualche centinaio di deputati.

La seconda, relativamente a questo referendum, è che qui non si tratta di una questione politica, morale o religiosa, ma di uno scontro di civiltà. Per quanto si possa rispettare qualunque posizione sui quesiti dettata dall'etica personale, mi pare che alla fine dei conti qui si trovino di fronte due concezioni dello stato: quello moderno illuminato e liberale (tradizionalmente, la socialdemocrazia nordeuropea) che consente al(la) singol(a) cittadin(a) di decidere autonomamente e in coscienza cosa fare delle sue cellule e dei suoi ovociti, e quella dello stato (pontificio?) ottocentesco per cui il popolo è bue e va tenuto sotto tutela, non essendo abbastanza maturo da decidere autonomamente sulle questioni etiche.
Comunque la si pensi, non credo si possa sottovalutare il fatto che votare no significa ritenere che la cittadina italiana non sia in grado di decidere quello che è meglio per sé e per il suo eventuale bambino, ed è una posizione che se fossi donna troverei decisamente irritante, oltre che antistorica.

La terza è che comunque vada, alla lunga il modello di stato che mette sotto tutela il cittadino è destinato a fallire, e nello specifico le posizioni contrarie all'eterologa e alle staminali sono comunque destinate a fallire, se non oggi (come certamente avverrà se si raggiunge il quorum) in futuro. Questo lo dice semplicemente lo sviluppo della società moderna fino a oggi: non mi pare ci sia un solo caso, dalla rivoluzione francese a oggi, in cui alla lunga le posizioni liberali non abbiano vinto.
Il che significa che fecondazione eterologa e cellule staminali (ma anche eutanasia e liberalizzazione delle droghe leggere) sono inevitabilmente nel nostro futuro, comunque la si veda oggi.

E' solo questione di tempo. Quindi, ovvio, ognuno faccia come gli pare, ma fecondazione eterologa e cellule staminali le avremo se non il 13 giugno 2005, il 13 giugno 2020, perché sono questione che riguarda appunto l'etica dell'individuo, e quindi per quanto possa essere opportuno regolarle tecnicamente, in uno stato moderno e liberale possono essere decise solo a livello personale. Così è stato per la 194, così sarà per la legge 40. Qualunque tentativo di impedirle è inevitabilmente destinato, prima o poi, a fallire. Non c'è molto da fare se non prenderne atto.



technorati test

Technorati Profile

Des ut do

Per il momento sembrerebbe di no, ma vista la più recente rutellata (vedi sotto) non si sa mai.
E a questo punto la faccenda diventa molto semplice: se dovesse venire fuori che Prodi (o qualunque futuro candidato del centrosinistra) non è andato a votare al referendum, io faccio lo stesso alle politiche del 2006, mettendo giù una bella scheda nulla. O magari me ne vado al mare.

04 giugno 2005

Senza Parole

"E' una legge non perfetta, ma io mi asterrò"

Francesco Rutelli, ex-radicale, anno del Signore 2005

01 giugno 2005

Che l'estate ti sia fresca

All'edicola:

Io: "un abbonamento mensile, per favore"
Lui "normale o studenti?"