I link dei maestrini su del.icio.us (tieni il puntatore sul link e compare la spiega)

30 settembre 2007

Breve Resoconto della Domenica Mattina in Stile Twitter

vanz usa la domenica mattina per recuperare le voci di bloglines con un numero superiore a (3). sono tanti.
vanz pregusta l'aggiornamento settimanale con la sua fonte di gossip preferita. che son robe che puoi tollerare solo di domenica.
vanz parte benintenzionato a scaricare un po' di nuovi podcast ma al momento di farlo non se ne ricorda neanche uno. consigli, grazie.
vanz segnala che chiunque abbia intenzione di seguire i serial in V.O. farà meglio a acquisire familiarità con questa parola.
vanz si mette in pari con gli mp3 e scopre che Jane Fonda, altro che quella Suprema Palla di Grace Kelly.

28 settembre 2007

Mailplane for Mac OSX

Che Gmail sia di gran lunga il miglior sistema di webmail quanto a antispam, capacità di ricerca, usabilità, accesso mobile e flessibilità di gestione dei mail server è una cosa che chiunque la usi sa bene.
Analizzando le statistiche dei sistemi di newsletter si vede anche quanto Gmail sia amica del mail marketer coscienzioso (no bounce indesiderati, quindi tassi di apertura più alti). L'unico inconveniente è che è appunto una webmail, quindi soggetta all'accesso via browser e un po' pesante da aprire.

Mailplane è un'applicazione per MacOSX che risolve il problema, consentendo di gestire Gmail in un client apposito: la sto usando da 2 settimane e già non posso farne a meno, tanto che 2 licenze commerciali + 8 personali al prezzo di 25$ per me è quasi un regalo. Vivamente consigliata a chiunque usi Gmail su Mac (ovvero chiunque desideri non dover più lottare quotidianamente con lo spam e col proprio PC).


(Già che ci sono aggiungo che anche Analytics Reporting Suite è una figata per chi debba seguire più di un account di Google Analytics. Beta a richiesta, basato su Air di Macromedia Adobe, che va quindi installato).

27 settembre 2007

tell me you love me

Capturing both the awkwardness and closeness of each couple, Tell Me You Love Me opens a window into the complexities of modern relationships. Thought-provoking, raw and immediate, 'Tell Me You Love Me' teases out the unspoken dreams, hang-ups and fears that materialize when sex and intimacy connect – or when they diverge.
Tell Me You Love Me, il serial che questa settimana il vanz ha visto per voi, è una messa in scena diretta, orrendamente onesta e a tratti crudele delle delusioni e delle gioie (ok: soprattutto le delusioni) della vita di coppia nel ventunesimo secolo. Esattamente il genere di cosa che, letta così, ti fa dire "passo, grazie". Eppure questo super-low budget girato tutto in non-luoghi tra Canada e L.A. con una rigorosissima estetica mininale che non concede assolutamente niente allo spettacolo, è ammirevole nella sua coerenza.

Per avere un'idea, immaginate i Bergman e Allen sul rapporto di coppia senza le sovrastrutture intellettual-compiaciute. Niente spazio per riflessioni oziose da ricchi nullafacenti, dialoghi colti e ricercati, epica del tradimento da cinema d'essai d'altri tempi: soltanto le vite quotidiane, i discorsi, le aspirazioni e le delusioni piccole piccole di una medioborghesia d'inizio millennio costretta a rifondare da zero (post-crollo della famiglia nucleare) il rapporto di coppia. E un cinema costretto a rifondare da zero (post-reality) la narrazione della società contemporanea.

Poi, certo, il sesso. Che è quello di cui parlano tutti. Sesso di coppia, vero, diretto e in full-frontal. Cazzi eretti e pelo pubico. Momenti quasi hard-core di intimità coniugale rodata nel corso di decenni, visti attraverso tre coppie di età diverse dai 30 ai 70 anni (e sì: c'è del sesso esplicito tra settantenni, in Tv. Incredibile).

Tell Me You Love Me, pur con uno sguardo così esplicito e spietato, riesce a risultare sempre, alla fine, conciliante e positivo. Come sa fare solo la narrazione sincera. Insomma, se la vita di coppia "sucks balls", come dice uno dei personaggi, è evidente che noi umani ce la caviamo parecchio bene a succhiare le palle.

Semplificare le cose

Io non ho mai avuto paura a parlare in pubblico; come per molte persone introverse è il contatto diretto a spaventarmi e un pubblico, anche di poche persone, è molto lontano. La sofferenza arriva dopo, quando capisci che nella migliore delle ipotesi pochi hanno capito di cosa parlavi e nella peggiore hanno travisato. Le critiche sui contenuti sono gestibili, le critiche personali insopportabili, dolorosissime, ingiuste per definizione. Ogni volta mi riprometto di non cascarci più, ma poi persevero.
Anche per questo quando qualcuno non solo ascolta, non solo capisce, ma addirittura sintetizza chiarendo io copio e incollo, ringrazio e faccio pure la ruota:
Mafe suggerisce un cambiamento di prospettiva e propone di iniziare a vedere internet come continuità anzichè come cambiamento. Da quando è nata, la rete si è evoluta per gradi, ma quello che spesso sfugge è che gli strumenti di comunicazione che hanno avuto successo nella storia di internet, dalle e-mail ai blog, presentano sempre i medesimi tratti comuni: apertura, facilità di relazione (ad esempio, la possibilità di linkare altre discussioni/materiali) e distribuzione, ovvero la sempre maggior facilità nel far viaggiare i contenuti. Dunque, se esistono tratti comuni probabilmente è possibile vedere il 2.0 come qualcosa di familiare, anzichè come un mondo complicato e sconosciuto. Mano a mano che gli strumenti di comunicazione si moltiplicano, le aziende hanno a disposizione potenti mezzi con cui ascoltare i clienti, ma non solo. Se volessero davvero contribuire alla conversazione con contributi interessanti, avrebbero una percezione immediata delle reazioni dei propri pubblici, attraverso un feedback diretto. Mafe propone dunque di ripensare il web come un mezzo per liberare le energie aziendali, riconducendolo in un’ottica familiare e rassicurante.
Questo è un po' il succo di quello che vado predicando da ormai dieci anni; sono un po' stanca di ripeterlo (anche se mi pagano per farlo) ma insisto, perché sono convinta che questo comporti un miglioramento che va un po' oltre gli scopi del marketing.

Grazie quindi a Feba per la prodigiosa sintesi, a Elena per aver pensato a me e ad Alessandra Farabegoli di Wafer per avermi invitato a uno dei suoi WebCocktail, formula davvero interessante a metà tra un convegno "serio" e un BarCamp.

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25 settembre 2007

Non di solo web

Tra le premiate produzioni Daimon-WebSushi ci pregiamo di ricordare il sito di Inprinting, una fiera dedicata a quello strano mondo al confine tra la tecnologia digitale e la carta stampata. Non solo per spammarlo, che le registrazioni si chiudono lunedì 1 ottobre e vogliamo fare il record, ma per segnalare una piccola, piccolissima cosa che erano aaaanni che volevamo fare e nessuno ci lasciava, invece loro sì: la possibilità per chi si registra di dire "voglio far sapere che ci sono" e comparire in un elenco pubblico.
Non una grossa novità per noi della rete (anche se siamo lontani da poterlo considerare un servizio di default), ma per loro della stampa pare proprio di sì, visto che ci aspettavamo che la maggior parte di loro non capisse/si rifiutasse e invece, al contrario, hanno apprezzato.

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24 settembre 2007

Scleri

Pur viaggiando spedita verso la santità ci sono alcune cose che ancora adesso mi scuotono i nervi trasformandomi in Aletto:

  • il lag della tastiera (anzi, qualunque lag)
  • i tirchi del CC
  • chi ti cammina piano davanti
Sono solo tre, ma sono sicura che il Vanz, se interrogato, ne ricorderà parecchie altre.

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23 settembre 2007

Safari in Iraq

Il video, raccapricciante anche se non si vede un solo ferito, testimonierebbe come Blackwater, la società che noleggia guardie del corpo e sceriffi vari all'amministrazione Bush, spara e uccide per le strade dell'Iraq senza motivo.
Forse il video è vero e forse no: può essere girato in Iraq o in qualunque altro paese del Medio Oriente, le persone a bordo - che parlano americano - possono essere di Blackwater, dell'esercito Usa o di qualunque altra organizzazione di mercenari occidentale. Cambia qualcosa? Resta comunque assodato che Blackwater spara e uccide per le strade dell'Iraq senza motivo.

Il punto non è questo. Il punto è che abbiamo finanziato e stiamo implicitamente sostenendo tutto ciò, dovunque avvenga - e avviene anche in posti in cui sono presenti i "nostri soldati". Il punto è che - se non mi sono perso qualcosa - ci saremo anche tirati fuori, ma nessun governo italiano, al di là del dichiararsi contrario o meno alla guerra, ha mai prodotto alle Nazioni Unite un'iniziativa ufficiale che metta l'amministrazione Bush davanti alle sue responsabilità in questo inutile massacro.

Il punto è che dall'inizio della guerra in Iraq, con noi e senza di noi, è crepato un milione di civili, la grande maggioranza dei quali è ascrivibile direttamente o indirettamente all'intervento militare al quale abbiamo preso parte, e al quale continuiamo a prendere parte in Afghanistan. Davvero il governo non ritiene sia il caso, anche dalle nostre parti, di cominciare a prendersene la responsabilità E dire una parola netta?

Se non altro per una questione di opportunità politica: prima o poi responsabilità e corresponsabilità emergono e queste, stavolta, sono in grado di affondare chiunque.

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21 settembre 2007

No, grazie ma no

Ho calcolato che circa lo 0,5% del mio tempo lavorativo (ok: teorico) lo occupo a spiegare a gentili signorine che no, non mi interessa partecipare a una conferenza dove Nokia e Microsoft mi racconteranno che le mobile community sono interessanti, e non mi interessa perché credo di avere già un'idea di quali mobile community siano interessanti, ma soprattutto perché dubito che 3, Nokia, Microsoft o IBM abbiano una visione così innovativa delle mobile community, e no, guardi, in ogni caso preferisco partecipare a un evento dove i partecipanti possano discutere e non solo stare ad ascoltare, e soprattutto possano discutere con qualcuno che le mobile community innovative a cui la gente aderisce per reale interesse e non perché tirati per i capelli le fa funzionare davvero, e no, non so come la pensi lei ma a me non risulta che questo sia il caso di 3, Nokia, Microsoft o IBM, e mi scusi ma sì, conosco l'autorevolezza dei relatori ma non credo tutto ciò sia molto innovativo, e comunque dubito che questa cosa valga, lei converrà, la non modica cifra di 2.000 sterline più viaggio e alloggio, soprattutto se considero che i relatori hanno probabilmente pagato per intervenire e quindi tutto ciò, forse lei converrà, fa sorgere qualche dubbio sulle reale autorevolezza della cosa, per non parlare della sua utilità, e sì, a questo genere di eventi a volte ci vado ma di solito non con questi panel e a questi costi e con questi presupposti, poi perlamordiddio io son così, son strano, ma sono sicuro che molti altri siano soddisfatti ma io son talmente strano che forse considerei per il futuro che chiamarmi è un po' una perdita di tempo e comunque no, davvero, davvero no, grazie.

La cosa che sarei davvero curioso di sapere è, dopo 20 minuti così, cosa avrà scritto nel report la signorina sulle mie motivazioni a non aderire.

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20 settembre 2007

Assioma di Ulisse

Fatta dieci qualunque distanza, l'ultimo decimo sarà interminabile.

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Corollario di Beppe Grillo

Chi critica le classifiche sta disperatamente cercando di scalarle.

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18 settembre 2007

Spam sociale e non - settembre

Ho accettato con molto piacere l'invito di Wafer a partecipare a un loro Web Cocktail venerdì 21 settembre, anche perché dopo aver mancato il RomagnaCamp ho molta voglia di fare due chiacchiere con Elena e poi c'è il mio sparring partner preferito (quello che per mettermi a mio agio di solito mi presenta come un avatar circolante ;-)
Sarebbe bello che gli amici romagnoli facessero un salto, ma non voglio chiedere troppo.

Se invece avete voglia di incontrarmi in una chiave molto più seriosa (ma non troppo) 27 settembre il 24 ottobre Business International organizza il corso "Attivare le community. I social media come strumento di marketing" con la sottoscritta come Maestrina Doc (ho anche un po' di sconto, in caso vi interessi).
Per chi lavora nel settore turistico dovrebbe invece essere interessante questo corso di "Web marketing" dove il primo blocco potrebbe essere familiare ai lettori di questo blog :-)

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16 settembre 2007

Informazione di servizio per dipendenti da serie TV

Arrivo tardi perché lo show è già alla fine della 4a stagione, ma mi pare Entourage sia passato piuttosto inosservato qui. E' la storia di una giovane superstar del cinema (Vinnie Chase, ovviamente bellissimo) e i suoi 3 compagni di vita (fratello, amici-manager) che si trovano a gestire una carriera multimilionaria nella giungla di Hollywood. Messo così sembra giovanilistico-edonista, e lo è, ma in tutti i modi giusti.

Sei buone ragioni per vederlo:

- grandi sceneggiature e dialoghi da alcuni dei migliori sceneggiatori della TV sotto la guida di Mark Wahlberg.
- regia e fotografia di prima classe, montaggio eccellente.
- Un attore famoso in ogni puntata: cameo a gogo con James Cameron, James Woods, Val Kilmer, Sydney Pollack, Gary Busey, Dennis Hopper, Chris Penn, Luke Wilson, Shyamalan, Peter Jackson, Snoop Dogg
- Jeremy Piven è grandioso.
- una delle migliori colonna sonore di sempre, a un buon 70% hip hop di qualità (che sembrava sparito negli ultimi anni)
- utilissimo a sniffare le ultime tendenze di Hollywood

Insomma, Californication ha il suo fascino (anche se è il fascino di un solo personaggio e dopo 3 o 4 puntate sembra non abbia già più una storia da raccontare), ma Entourage è corale, più dinamico, cinico senza essere compiaciuto, recitato decisamente meglio e con una colonna sonora della madonna. Quindi, la mia serie preferita del momento. Che poi magari domattina ne scopro una nuova, ma è il suo bello.

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12 settembre 2007

La diportista informata

Prima o poi può capitare di ricevere un invito a passare uno o più giorni in barca a vela, proposta dall'indubbio fascino. Tipicamente l'invitante è dotato di contagioso entusiasmo e tende a insistere per motivi che possono andare dal completare l'equipaggio a corteggiarti a passare un po' di tempo con te.

Avendo un rapporto di amore-odio con l'esperienza posso consigliarti di non credere a una sola parola dei racconti con cui cercheranno di convincerti, per un solo motivo: andare in barca a vela è come il parto, tendi a dimenticare il dolore (mi dicono). Per aiutarti a prendere una decisione consapevole eccoti qualche indicazione spero utile (sorvolo sulle cose che puoi intuire da sola, tipo gli spazi ristretti, la coabitazione forzata, la difficoltà di scendere se ti annoi).

Integrazioni: GionniPeppe completa il quadro con "La diportista ben informata"
  1. andare in barca a vela è uno sport (la cui intensità e pericolosità dipende dal meteo)
  2. in barca non esiste una posizione comoda e se esiste appena l'hai trovata qualcuno ti chiederà di spostarti
  3. se non puoi o non vuoi prendere antiemetici, non salire in barca per nessuna ragione
  4. anche se non hai mai sofferto di mal di mare scendere sottocoperta durante la navigazione è un'esperienza estremamente spiacevole
  5. "non dovrai fare assolutamente nulla" NON significa che potrai prendere il sole e leggere a tuo piacimento o ciacolare al cellulare mentre gli altri si agitano
  6. se hai freddo, forse dovrai stare all'ombra (sottovento); se hai caldo, forse dovrai stare al sole (sopravvento); in ogni caso, non decidi tu dove stare
  7. verifica le abitudini dello skipper o dell'equipaggio per quanto riguarda porti e ormeggi: "dormire in rada" è romantico solo se sei alle Porquerolles a maggio
  8. se non c'è vento, è una gran palla; se c'è vento, quasi sempre c'è anche da faticare e/o mare grosso
  9. vedrai sfilare davanti a te posti meravigliosi in cui non è possibile fermarsi
  10. se lo skipper ti chiede di fare qualcosa devi farlo im-me-dia-ta-men-te
  11. per quanto la barca sia di lusso, i bagni puzzeranno dopo mezz'ora
Dei buoni motivi per andarci c'è un'iconografia sconfinata, ne hai sentito parlare fin troppo ed è tutto vero: è una delle esperienze più belle che si possano fare, SE riesci a passare sopra tutto il resto (evitando di scoprirlo quando ormai sei in mare).

Integrazioni
GionniPeppe completa il quadro con "La diportista ben educata"
Yeridiani mi trova particolarmente d'accordo quando ricorda che il vero velista si forma in deriva (e *quasi* mai è proprietario di barche).
ex-xx cz invece ha avuto un'esperienza abbastanza tragica, che ricorda da vicino la prima (e ultima) crociera del Maestrino ;-)
Schininà ne sa a pacchi e ci ricorda che - per fortuna - ci sono posti dove troviamo mare piatto e vento sostenuto = il sogno.

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10 settembre 2007

Emergenza criminalità

Classifica dei paesi per numero di omicidi per 100.000 abitanti (dati 2003-2004):

- primo posto: Colombia (ovvio)
- Italia: al 61 posto con 1.2 omicidi x 100.000 abitanti (la Svizzera è al 37mo)
(fonte: The Ninth United Nations Survey on Crime Trends and the Operations of Criminal Justice Systems 2003 - 2004)


Classifica del totale dei crimini pro capite per paese (dati 2000):

- Primo posto: Repubblica Dominicana
- L'Italia è 19ma (la Svizzera 20ma)
(fonte: United Nations Office on Drugs and Crime, Centre for International Crime Prevention)


Statistiche su numero e incidenza dei migranti sul territorio italiano (dati 2000):

- Per percentuale di migranti sulla popolazione complessiva: Italia 89ma su 195 paesi (4.288)
- Per numero assoluto di migranti: Italia 16ma su 195 paesi (2.519.000)
(fonte UN World Population Policies 2005 publication via Wikipedia)
- Per numero di migranti pro capite: Italia 11ma su 17 paesi (4.672 per milione), la Svizzera è seconda.
- Per numero di nuove cittadinanze: Italia 15ma su 20 paesi con 11.600 nuove cittadinanze.
(fonte: OECD, CIA; World Statistics Pocketbook; United Nations Treaty Collection)

(Incidentalmente: negli anni dal 1830 al 1960 l'Italia è stata il maggior esportatore al mondo di migranti verso gli Stati Uniti, inclusi numerosi rappresentanti di un'organizzazione chiamata Cosa Nostra).


Classifica (un'altra) dei paesi per numero di migranti ricevuti in percentuale rispetto alla popolazione (dati 2006):

- L'Italia è 128ma con il 4,3% di migranti sulla popolazione (la Svizzera è 36ma)
(fonte: International migration 2006 chart, ONU, department of social affairs)


E, come bonus vi faccio dono dell'editoriale di Robecchi sull'emergenza criminalità dal Manifesto di domenica.

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06 settembre 2007

Qualcosa di

Dirò qualcosa di sinistra, anzi no, di destra, anzi, facciamo di sensato. Ché il Maestrino mi fa gli occhi dolci e devo innervosirlo. Dirò che non capisco per quale logica si pensa di reagire nello stesso modo alle minacce alle persone (i lavavetri aggressivi) e danni alle proprietà (i graffitari). Dirò che non vedo la notizia nell'impedire a chi viola la legge di farlo e che non vedo in che modo questo impedisca di attuare le politiche sociali che portano a violare la legge, anzi. Dirò che chi evade le tasse deve pagarle (e non è "vendetta contro i ricchi") e che chi si arricchisce mandando gente in giro a sfruculiare il mio senso di colpa dev'essere fermato (anche rendendo più difficile la "questua molesta", sì, ma non solo).

Dirò che chi difende chiunque imbratti un muro danneggia soprattutto chi quei muri li migliora (e la differenza è a portata di cretino). Dirò che meglio i graffiti dei cartelloni pubblicitari, ché da mesi mi sembra di vivere in una scatola per cerebrolesi. Dirò che "tolleranza zero" era un'espressione idiota a New York ai tempi, figuriamoci a Roma oggi. Dirò meglio rimpatriato che in un cpt (che ci sono ancora, pari pari). Dirò che se il carcere è la soluzione, come mai non ci abbiamo messo i piromani? E se il proibizionismo è la soluzione forse la cocaina è in vendita libera e non me ne sono accorta. Quello di cui mi sono accorta è che avevo una tenuissssssima speranza, e non la trovo più.

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05 settembre 2007

Le competenze dell'editoria

Buona parte del giornalismo contemporaneo è orientato alla produzione di informazione in una minima parte e di intrattenimento per grandissima.
Per intrattenimento intendo letteralmente tutto quello che non è notizia e non serve a niente altro che non a passare piacevolmente il tempo: il gossip come la divulgazione pseudoscientifica come l'accanirsi di cronaca nera fino al costume.

Pare inevitabile quindi che la produzione di contenuti da parte di tutti noi rispecchi questa proporzione: a fronte di una percentuale minima di vero e proprio User Generated Content (per me nell'ordine dell'1%) la stragrande percentuale di contenuti prodotti in rete ha un valore esclusivamente sociale e di intrattenimento. Di autointrattenimento. Di intrattenimento non progettato o gestito da terzi. Un po' come sedersi sulla soglia di casa a far flanella come ancora adesso si usa al Sud, invece di andare a dar soldi a un bar. Personalmente ritengo questo più rivoluzionario della possibilità di fare giornalismo senza un incarico da parte di una testata (e non perché questo non sia rivoluzionario).

Se mi seguite fin qui, questo spazza via in un sol colpo tutte le menate sulla:
  1. fuffa (certo che è fuffa, o tu con gli amici parli di Plotino?)
  2. utilità o inutilità dei social media (in base a quale metro, poi non si sa)
  3. futuro dell'editoria (che deve "solo" scegliere se limitarsi all'informazione (no more Cogne) o abituarsi a fare anche da semplice padrone di casa chi di sceglie dove, quando e come cazzeggiare con gli amici)
Detto in altro modo, una community (a prescindere dallo strumento usato) è di competenza dell'editoria tradizionale? E se no, di chi? Progettare un ambiente sociale ha o no a che fare con il ruolo di intrattenitori del pubblico che stampa, televisione e radio hanno scelto di interpretare in modo sempre più marcato negli ultimi anni?

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Inciampare nella felicità

Ogni tanto (sempre più spesso, ultimamente) capita di leggere saggi che non sono stati scritti per addetti ai lavori o per guadagnare reputazione nell'ambiente accademico, ma che hanno come principale obiettivo illuminare le masse nel modo più comprensibile possibile. E divertente, che non guasta. E' il caso di Stumbling on Happiness di Daniel Gilbert, professore di psicologia a Harvard, che con piglio da gran divulgatore (e affabulatore un po' compiaciuto) analizza in modo rigoroso ma del tutto accessibile una delle (forse la sola) abilità esclusive del genere umano: il bisogno di progettare la propria felicità futura.

Un sunto: il fatto che siamo l'unica specie in grado di progettare il nostro futuro non significa che siamo capaci di farlo. Soggettività di giudizio, impossibilità (fisiologica) di ricordare esattamente il passato, tendenza a trarre deduzioni del tutto soggettive quindi azzardate, difficoltà a misurare il proprio grado di felicità e relazionarlo agli eventi della propria vita - nonché di controllare gli stessi - fanno sì che la nostra proiezione di cosa ci abbia fatto felici in passato e quindi ci renderà felici in futuro sia molto, molto poco affidabile.

Un trattato di psicologia fortemente orientato alle scienze cognitive che è un piacere leggere. Per farsi un'idea consiglio il blog, in particolare il post dedicato all'attività principale dell'homo sapiens: il viaggio nel tempo.
(in rosso scendendo nella pagina)

Qui il video, per chi è più audiovisivo.

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04 settembre 2007

[i grandi concorsi dei Maestrini] Vota anche tu il nuovo tatuaggio del Vanz

In pieno spirito 2.0 I maestrini ti lasciano magnanimamente partecipare alla scelta del prossimo tatuaggio del Vanz. Dì la tua su quale alto messaggio - fra i tre proposti qui sotto, o altri di tua fantasia - deve essere inciso a sangue e inkiostro sul corpo del Vanz. Non sarà tenuto conto di opinioni quali "sei rincoglionito" e "ma vai a lavorare in miniera".


E se conosci un buon centro di tatuaggi a Milano, grazie.

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