A un certo punto rassegnarsi sembra saggio: dopo delusioni su delusioni, ecco che venerdì sera regoliamo le aspettative su una piadina media e mezzo rosso sfuso della casa (nel clone al mare della
Sangiovesa).
Sabato a pranzo la voglia di chiacchierare ha la meglio sulla prudenza economica: per fortuna l'
Acero Rosso è chiuso a pranzo e ci sediamo da Marianna (anche l'
Osteria de Borg era chiusa), che quantomeno ha l'aspetto di un'onesta trattoria. La cameriera però è cinese, pane invece di piadina e surimi nell'antipasto. Ci scoliamo un litro di bianco ignorante, le finte cipolle di Tropea si fanno le pugnette nell'intestino.
Niente, a Rimini non mangiamo più bene. Ammettiamolo. E' finito un ciclo, bisogna guardare avanti, nuovi orizzonti gastronomici, o forse basta pensare praticamente solo a mangiare, su, su.
Poche ore dopo e già in Mondadori sono lì che sfoglio le guide. In una ci sono solo tre indirizzi di Rimini, uno di questi è Vici Ruscelli, specializzato in cruditè. Mi sciolgo dal desiderio e guardo il Maestrino con gli occhi da cucciolo abbandonato. Ci procuriamo una macchina e, dopo un paio d'ore di sonnellino digeritore, ci dirigiamo alla volta di Torre Pedrera (che ovviamente nella mia testa confusa è una specie di Parc Guell).
Da fuori il posto è orrendo e da dentro pure, e fanno anche la pizza, che si sa che non si può far da mangiare sul serio e fare anche la pizza. Il Maestrino cerca silenziosamente di usare la cipolla come scusa ma io ho ci ho qualche generazione di cozze tarantine a ballarmi stile Oompa Lompa nella saliva, entriamo.
E si comincia a ragionare: il servizio è ottimo (le luci pessime), le cruditè deliziose (e non digerendo più le ostriche ci guadagno sempre in scampi), il vino uno Chardonnay siciliano (la mia ultima fissazione), la mia rustida direi perfetta, il fritto del Vanz direi ragionevole. Mi lecco le dita fino al gomito, il Vanz fa fuori tutto il liquore di liquirizia, nonostante ci sia stato servita in una bottiglia a forma di pesciolino che avrebbe stordito anche un appassionato di Swarosky (ma eravamo già sedati dall'arredamento, soprattutto dai soprammobili).
La domenica mattina il Vanz non pensa ad altro che a dove mangiare a pranzo. Facciamo finta di non avere le idee chiare e ci dirigiamo senza battere ciglio al
Molo 22, come sempre quando possibile a piedi, così ci sale l'appetito.
La nuova darsena di Rimini non è stata progettata per gli esseri umani: l'umidità è spettrale e c'è mare da tutte le parti, ma in modo ambiguo.
Il ristorante è stupendo, sono quasi intimidita. Un pelo cafone in alcuni tratti (il pianoforte con le poltroncine), ma rigorosissimo nella sala, con un parco luci che mi fa pentire di aver deciso di provarlo di giorno e non di sera. Il mare è tutto intorno e ha recuperato il suo essere mare, senza furbizie. Anche nel piatto: iniziamo con un primo diviso in due tra i più buoni mangiati di recente, strozzapreti ai frutti di mare, saporiti e piccanti da applauso (senza fichetterie timorose di violare il palato). Il risotto è meno coraggioso ma riuscito.
Sui secondi, provo il tempura di scampi, direi perfetto anche nella presentazione; al Vanz va un po' meno bene con un dentice che si rivela un pezzo di dentice + orata, ma il Vanz si deve sempre lamentare e fa le sue scelte in questo senso.
Come vino, un ottimo Chardonnay pugliese (mi dicono curato da Antinori).
Il servizio un pelo untuoso, ma siamo anche noi che siamo commensali algidi; la carta dei vini educata (ci sono anche bottiglie da 9 euro). Giusti i tempi della cucina, anche perché con quel panorama uno non è che si annoia.
Da migliorare la musica (raffinata ma monocorde), assolutamente imperdonabile non offrire dei dolci secchi con il caffé, consigliabile - visto che il locale è agli inizi - offrire un distillato dopo il conto.
Abbiamo così iniziato a elaborare il lutto del cambio di gestione alle Quattro Colonne, ripreso fiducia nella ristorazione romagnola, espiato con una ventina di chilometri a piedi tutto il
beurre ingerito e ripreso la strada di casa satolli e felici. Cenare fuori di sera al Molo 22 è un altro validissimo motivo per sognare di addormentarmi stasera e risvegliarmi il 21 aprile.
Un po' di cifre (in due)Sangiovesa: 23 euro (due piadine, due contorni, un mezzo di rosso della casa)
Marianna: 40 euro (due antipasti misti, un fritto in due, un litro di bianco della casa, due caffè)
Vici Ruscelli: 60 euro (un antipasto misto di pesce crudo, una grigliata mista, un fritto misto, una bottiglia di vino; digestivo offerto)
Molo 22: 100 euro (un primo in due, due primi, due secondi di pesce, due caffé, una bottiglia di vino).