I link dei maestrini su del.icio.us (tieni il puntatore sul link e compare la spiega)

31 ottobre 2005

L'Orrido

No, non sono mai stata sul Duomo, nonostante viva a Milano da 17 anni e non avevo ancora visitato l'Orrido di Bellano, pur frequentando ormai da un paio d'anni quel ramo del lago di Como lì dove c'è la base velica (anche se non posso/voglio più praticare, Dervio rimane uno dei post più belli e carichi di energia che conosco).
E' che all'Orrido era giusto andarci questa domenica di estate autunnale, capite: in una di quelle giornate perfette, limpide, aria fresca sole caldo, con in più quel tocco di follia dato dalle decorazioni per l'attesissima festa di Halloween. Già un Orrido è, per l'appunto, tale: se poi ci hanno appeso degli impiccati in mezzo, è perfetto. Vale decisamente una gita da Milano e, se volete fermarvi per la notte, vi consiglio La casa delle Rondini nella frazione Oro, sempre a Bellano. Un borgo tra il diroccato e il restaurato, con una vista e una pace ai confini del paranormale. Ospitalità montana, pochi sorrisi tanto calore e una colazione notevole tutti insieme allo stesso tavolo (marmellate fatte in casa, formaggi e affettati della zona), in un bellissimo soggiorno con camino (appena ho tempo metto su le foto).
La doppia, colazione compresa, viene 65 euro: la Casa delle Rondini è in mezzo al "Sentiero del Viandante", vai a destra e in un'ora sei a Dervio, vai a sinistra e in tre ore sei a Varenna. A piedi, intendo.

Una curiosità

Ma davvero chi è a favore del nucleare pensa che il problema stia tutto nel rischio di incidenti? In un paese dove non riusciamo a smaltire la spazzatura normale?

En attendant Caché

"Da un film pretendo "disturbo" -astenersi perditempo, insomma-".

Grande Dust. Stasera o domani prendo il coraggio a sedici mani e vado di Haneke pure io.

26 ottobre 2005

Bret Easton Ellis

La mia mano e la sua E non è difficile immaginarselo, Bret (posso chiamarti Bret, vero, adesso?), vestito Trussardi, al suo ritorno alla sua vita "normale" di scrittore, che a cena con gli amici racconta di questa bizzarra serata milanese. Un pubblico caldissimo (diciamo pure arrapato), un intervistatore (Severgnini) talmente egocentrico da rubar la scena pure al (bravo) traduttore, con domande tra le più inutili mai ascoltate (e se ne sentono di assurde, in medie). Le domande del pubblico, dichiarazioni di amore comprese, sempre più intelligenti di quelle ufficiali. Tre cretini al bar a ingozzarsi di patatine, che poi diventano tanti, tantissimi, la sala piena di gente in piedi che ride delle gag pianificate (i litigi con Jay McInermey) e di quelle spontanee (la grande, atroce sofferenza di dover ascoltare i Genesis di Phil Collins per scrivere American Psycho).

Me lo immaginavo più stronzo, Bret Easton Ellis, meno "caldo", meno contento di star lì a scambiare una battuta e una stretta di mano con tutti, ma proprio tutti, che se devi firmar copie che almeno ti restino in testa delle facce, facce che hai fotografato arrivando, divo per caso che non sei altro. "Are you sure", mi ha detto, essì, i'm sure di identificarmi in un personaggio negativo e sfigato e grottesco, dedicamelo come se fossi lei, il libro. To Alison, anche se è un personaggio prestato, ma tanto tu e McInemey siete la stessa persona, siete Victor Ward, ehi, ti hanno visto alla SPA di Dolce e Gabbana mercoledì tardo pomeriggio, Bret.

Mi sono divertita, ed emozionata, ma sul serio. Sono sempre convinta che quello che conta è il libro, e chi se ne frega dell'autore, ma quando l'autore è interessante, ehi, è meglio :-)

Update: tra i tanti blogger mescolati a Gwyneth, Naomi e Brad, il miglior resoconto l'ha fatto Antonio.

Bee cool, bee bee.

Benvenuti :-)

Un benvenuto a Margherita F. versione carta.
Un benvenuto a Seconda Pelle in versione blog.
E benvenuto al frutto degli ultimi mesi di lavoro (che non linko, se no poi dite che me la tiro :-)

25 ottobre 2005

Tonda tonda in Romagna

A un certo punto rassegnarsi sembra saggio: dopo delusioni su delusioni, ecco che venerdì sera regoliamo le aspettative su una piadina media e mezzo rosso sfuso della casa (nel clone al mare della Sangiovesa).
Sabato a pranzo la voglia di chiacchierare ha la meglio sulla prudenza economica: per fortuna l'Acero Rosso è chiuso a pranzo e ci sediamo da Marianna (anche l'Osteria de Borg era chiusa), che quantomeno ha l'aspetto di un'onesta trattoria. La cameriera però è cinese, pane invece di piadina e surimi nell'antipasto. Ci scoliamo un litro di bianco ignorante, le finte cipolle di Tropea si fanno le pugnette nell'intestino.
Niente, a Rimini non mangiamo più bene. Ammettiamolo. E' finito un ciclo, bisogna guardare avanti, nuovi orizzonti gastronomici, o forse basta pensare praticamente solo a mangiare, su, su.

Poche ore dopo e già in Mondadori sono lì che sfoglio le guide. In una ci sono solo tre indirizzi di Rimini, uno di questi è Vici Ruscelli, specializzato in cruditè. Mi sciolgo dal desiderio e guardo il Maestrino con gli occhi da cucciolo abbandonato. Ci procuriamo una macchina e, dopo un paio d'ore di sonnellino digeritore, ci dirigiamo alla volta di Torre Pedrera (che ovviamente nella mia testa confusa è una specie di Parc Guell).
Da fuori il posto è orrendo e da dentro pure, e fanno anche la pizza, che si sa che non si può far da mangiare sul serio e fare anche la pizza. Il Maestrino cerca silenziosamente di usare la cipolla come scusa ma io ho ci ho qualche generazione di cozze tarantine a ballarmi stile Oompa Lompa nella saliva, entriamo.
E si comincia a ragionare: il servizio è ottimo (le luci pessime), le cruditè deliziose (e non digerendo più le ostriche ci guadagno sempre in scampi), il vino uno Chardonnay siciliano (la mia ultima fissazione), la mia rustida direi perfetta, il fritto del Vanz direi ragionevole. Mi lecco le dita fino al gomito, il Vanz fa fuori tutto il liquore di liquirizia, nonostante ci sia stato servita in una bottiglia a forma di pesciolino che avrebbe stordito anche un appassionato di Swarosky (ma eravamo già sedati dall'arredamento, soprattutto dai soprammobili).

La domenica mattina il Vanz non pensa ad altro che a dove mangiare a pranzo. Facciamo finta di non avere le idee chiare e ci dirigiamo senza battere ciglio al Molo 22, come sempre quando possibile a piedi, così ci sale l'appetito.
La nuova darsena di Rimini non è stata progettata per gli esseri umani: l'umidità è spettrale e c'è mare da tutte le parti, ma in modo ambiguo.
Il ristorante è stupendo, sono quasi intimidita. Un pelo cafone in alcuni tratti (il pianoforte con le poltroncine), ma rigorosissimo nella sala, con un parco luci che mi fa pentire di aver deciso di provarlo di giorno e non di sera. Il mare è tutto intorno e ha recuperato il suo essere mare, senza furbizie. Anche nel piatto: iniziamo con un primo diviso in due tra i più buoni mangiati di recente, strozzapreti ai frutti di mare, saporiti e piccanti da applauso (senza fichetterie timorose di violare il palato). Il risotto è meno coraggioso ma riuscito.
Sui secondi, provo il tempura di scampi, direi perfetto anche nella presentazione; al Vanz va un po' meno bene con un dentice che si rivela un pezzo di dentice + orata, ma il Vanz si deve sempre lamentare e fa le sue scelte in questo senso.
Come vino, un ottimo Chardonnay pugliese (mi dicono curato da Antinori).
Il servizio un pelo untuoso, ma siamo anche noi che siamo commensali algidi; la carta dei vini educata (ci sono anche bottiglie da 9 euro). Giusti i tempi della cucina, anche perché con quel panorama uno non è che si annoia.
Da migliorare la musica (raffinata ma monocorde), assolutamente imperdonabile non offrire dei dolci secchi con il caffé, consigliabile - visto che il locale è agli inizi - offrire un distillato dopo il conto.

Abbiamo così iniziato a elaborare il lutto del cambio di gestione alle Quattro Colonne, ripreso fiducia nella ristorazione romagnola, espiato con una ventina di chilometri a piedi tutto il beurre ingerito e ripreso la strada di casa satolli e felici. Cenare fuori di sera al Molo 22 è un altro validissimo motivo per sognare di addormentarmi stasera e risvegliarmi il 21 aprile.

Un po' di cifre (in due)
Sangiovesa: 23 euro (due piadine, due contorni, un mezzo di rosso della casa)
Marianna: 40 euro (due antipasti misti, un fritto in due, un litro di bianco della casa, due caffè)
Vici Ruscelli: 60 euro (un antipasto misto di pesce crudo, una grigliata mista, un fritto misto, una bottiglia di vino; digestivo offerto)
Molo 22: 100 euro (un primo in due, due primi, due secondi di pesce, due caffé, una bottiglia di vino).

21 ottobre 2005

Mamma, mamma, senza mani!

Massimo, ieri al tiggidue ho visto che a SMAU hanno presentato un "computer da bici", per "alleviare la noia delle lunghe pedalate".
Credo che in realtà fosse un navigatore GPS, già visto sulle moto; anzi, lo spero :-)

Cazzi vostri

La 'ndrangheta domanda, la Camera risponde.

20 ottobre 2005

Daily Maiself

Pur riconoscendomi in modo assoluto in ciò che dice Giuseppe:
"La premessa (un po' simile ad una dichiarazione dei valori in sociologia) è che io non credo all'esistenza di una verità sulla Rete (o sul mondo), ovvero di una visione più accreditata delle altre. Ma personalmente cerco ed apprezzo punti di vista diversi che mi aiutino ad allargare l'orizzonte ed a pormi problemi nuovi, o problemi vecchi in maniera diversa."

ogni tanto ho paura che mi succeda quello che paventa Antonio quando parla di:
"tecnologie aggregative che ci spingono a blindare il nostro universo della comunicazione."

Anni fa io e il Maestrino scrivevamo*, a nome di "quel gruppo crescente di persone abituate a chiacchierare con i propri simili via Internet":
"Ti calano i timori reverenziali, dopo qualche anno intensamente vissuto in rete; cresce la voglia di dire Io, come sto ampiamente facendo scrivendo queste righe"

Ecco, la mutazione profonda e irreversibile causata dall'(ab)uso decennale di strumenti aggregativi e paritari non è tanto che io riesco a frequentare solo persone (e contenuti) che la pensano come me, ma che riesco a sopportare solo persone e contenuti che pensano come me.

Non posso più interagire con altri esseri umani non ancora arrivati a quello stato evolutivo in cui prendi consapevolezza di essere autore della tua realtà e che questa è quindi "fantastica" e non oggettiva. Diciamola tutta: posso farcela solo se mi pagano molto, e soffrendo atrocemente.

Non credo invece che esista un rischio concreto di scegliere solo informazioni che confermano ciò che già pensiamo, e il motivo lo spiega bene ancora Giuseppe:
Su questo la prova empirica è facile. Prendere un post qualsiasi con qualche commento, leggere il post e i commenti. Quanti post hanno commenti che dicono solo "bravo hai ragione"?

Piuttosto, chiediamoci cosa spinge persone ferocemente avverse a qualunque cosa tu scriva a frequentare con pervicacia e regolarità il tuo blog. Sono esseri superiori costantamente alla ricerca dell'altro da sè, anche se mediocre? Sfrenati masochisti? Allievi di corsi zen che si esercitano alla tolleranza e all'amore verso il prossimo?
Qui non si parla di leggere con piacere opinioni diverse dalle tue: si parla di leggere regolarmente blog pubblicamente dichiarati disgustosi e di pessimo livello: perché, perché lo fai?

* Web Content Management, Apogeo, 2002

19 ottobre 2005

Molto lungo, incredibilmente lezioso

Faticando, per puro dovere di cronaca, stamattina ho finito "Molto forte, incredibilmente vicino" di J. Safran Foer.
Era dai tempi di Dave Eggers che non mi annoiavo così.
Per fortuna adesso ho questo e questo da leggere.

17 ottobre 2005

In coda per il futuro

Coda per le primarie a Milano Non c'è che il riposo, per ridare senso a ciò che fai: vivere all'aperto, finché c'è luce, ma anche godersi la casa, anche se questo significa rinunciare a una domenica in campagna con uno dei miei esseri umani preferiti.
So che lei sarà contenta di sapere che ho dormito, ho letto, ho chiacchierato, corso e camminato. E votato.
Una bella cenetta di pesce con gli amici venerdì sera, anche se in gruppo mi lascio sedurre troppo dai carboidrati e poi dormo male; un sabato mattina pigro, ancora pesce da Claudio, una luuuuunga passeggiata per negozi con il Maestrino, un sabato sera sul divano a ridere e spaventarsi per un film idiota.
La gioia di far la coda per votare, domenica mattina: e poi andare a correre al parco Sempione, fare un po' fatica che i 45 minuti erano pre-tendinite, crollare sull'erba e allungare braccia e gambe, il sole caldo sul viso e all'improvviso cinque minuti regalati di nanna nel verde.
E il cinema, e l'aperitivo alle Colonne di San Lorenzo che erano anni che, e ER. E otto ore filate di sonno, risvegliata da un risultato atteso eppure sorprendente.

15 ottobre 2005

Copione

La storia del fiume e del nemico, per me è sempre stata vera: basta aspettare dimenticarsene. Succede sempre però che quando il cadavere passa, è passato anche l'odio.
Ogni volta sorrido al cadavere e gli dico "bentornato, mi fa piacere vederti passare, ma non ho più tempo per te, il nostro tempo è passato": ogni volta il cadavere si arrabbia con me "perché non sei più la stessa".
Certo che non sono più la stessa: sono passati anni, tanti, e anche grazie a te (e a te, e a te, e a te) sono diventata più dura e, insomma, non è che sono stata tutti questi anni anni in un cantuccio ad aspettarti, sai? Non ascolto più la stessa musica, non mi emoziono più per le stesse cose, ho altre priorità, poco spazio, ancora meno tempo.

Questo copione - perché è un copione, che si ripete quasi sempre uguale - mi annoia, anzi, mi irrita.
Mi irrita essere considerata una stronza solo perché non accolgo a braccia aperte nella mia vita persone che hanno deciso mio malgrado di uscirne, facendomi male (quasi sempre "per il mio bene", si scopre anni dopo).
Mi irrita essere considerata una stronza perché non ho (più) voglia di frequentare qualcuno e ho anche le mie buone ragioni e semplicemente smetto di esserci: se ti manco, chiamami e dimmelo.
Mi irrita essere considerata una stronza perché odio chiacchierare al telefono, perché ho pochissimo tempo per gli altri e ancora meno energie.
Mi irrita non potermi godere questi strani momenti in cui la tua vita si incrocia di nuovo con un pezzo di passato, perché il passato si incazza con me perché sono cambiata. Ma è davvero colpa mia? Ma se una volta il cadavere fosse curioso di sapere chi sono e cosa sono diventata, non sarebbe tutto più interessante?

Stranismi

Ci sono periodi in cui mi sento definitivamente troppo alta.

14 ottobre 2005

Consigli a Beppe

Caro Beppe Grillo,

mi permetto di regalare un consiglio non richiesto (giuro che se lo segui non ti arriva fattura). Ogni supporto di comunicazione, strumenti/ambienti di community inclusi, ha una sua massa critica. Di solito si parla della massa critica iniziale, quella da ottenere perché lo strumento sia utilizzabile (in chat da soli non ci si diverte molto, per capirci); esiste però anche una massa critica finale, e cioè il numero di persone a partire dal quale un ambiente diventa infrequentabile (in sauna non si sta in piedi, per capirci).
Ecco, per i commenti sui blog direi che 1000 è la massa critica finale: 1000 commenti è come dire nessun commento, diciamocelo. 2292 commenti? Come parlare al vuoto, è un peccato.
Cosa si fa quando uno strumento raggiunge la massa critica finale e non è possibile semplicemente aumentare lo spazio, per esempio creare un'altra stanza di chat? Si devia quel traffico verso uno strumento più adatto a gestire conversazioni molti a molti di un grande numero di persone, in questo caso uno strumento antico e sempre adatto, il forum.
Ecco, niente di che, per questo è un consiglio regalato: apri un forum collegato a ogni post. Usa un buon software, che permetta a quelle migliaia di persone di conversare a partire da ciò che scrivi, non di parlare al vuoto; che permetta di rispondere alle risposte, e alle risposte, e alle risposte.

E buon lavoro :)

13 ottobre 2005

UnConf

Noi stasera siamo qui.

12 ottobre 2005

Faccio un voto

Ho votato per la prima volta alle Europee del 1989 e ho votato PLI. La mia ignavia politica era ai massimi storici: ero ancora prigioniera dell'ottica familiare (i comunisti mangiano i bambini & co) e sostanzialmente disinteressata. La DC no, perché ero già atea; MSI no, perché va bene tutto ma non esageriamo; nel centrodestra rimanevano sostanzialmente PRI e PLI (e i radicali? non ricordo) e ho votato PLI perché mi piaceva il suono, credo.

Le elezioni dopo, le politiche del 1992, beh, era cambiato tutto: c'era già Mani Pulite, l'URSS era storia antica, la tesi sul marketing ambientale aveva risvegliato la mia coscienza politica, cominciavo a leggere i giornali sul serio (non solo quelli di moda, intendo). Ho votato Verdi (non potevo ancora votare gente con la C nel nome, in fondo mio padre mi manteneva ancora agli studi).

Alle elezioni politiche del 1994 si presentava Berlusconi. Ho votato PDS, e non solo perché non c'era più la C: cominciavo a sospettare che non solo i comunisti non mangiavano i bambini, ma avevano anche idee incredibilmente simili alle mie.
Il 25 aprile 1994 sono andata alla prima manifestazione della mia vita e ho avuto un imprinting micidiale, perché c'era un'atmosfera incredibile. Ho pianto tutto il tempo, per fortuna pioveva :)

Alle elezioni politiche del 1996 ho votato Ulivo. Vivevo a Torino, sono anche uscita a festeggiare, ma erano già festeggiamenti mosci. Non ero felice perché avevamo vinto: ero felice perché Berlusconi aveva perso.

Alle elezioni politiche del 2001 ho votato Rifondazione, nonostante la C nel nome. Mi sono ritrovata a Firenze il 9 novembre 2002 con la piena consapevolezza che ormai solo Bertinotti mi rappresentava politicamente.
Colpi di grazia al mio rapporto con i DS: l'inattività sul fronte conflitto di interessi e la precarizzazione del mercato del lavoro (che non c'entra niente con la flessibilità). Il ruolo dei DS nella gestione delle manifestazioni di piazza di Napoli e Genova (che mi ha regalato la paura delle forze dell'ordine, che hanno picchiato persone come me, e quindi avrebbero picchiato anche me, che alle manifestazioni mi vergogno anche a cantare) l'ho "capita" solo dopo luglio 2001: non potrò mai più votarli.
Non ho solo immagini pubbliche, di quella vergogna: ho in mente Marco che torna qui in ufficio e piange appena pensa che nessuno lo veda.

Alle primarie del 2005 voterò Bertinotti come futuro premier, e perché ci credo, non per lanciare messaggi trasversali a chicchessia. Io credo che in Italia serva una rivoluzione, piazza pulita e aria nuova: Bertinotti non è Allende e forse non è neanche Zapatero, ma io ogni volta che sento parlare Prodi sento che non lo voterei convinta, e che con lui come candidato sarò in seria difficoltà a votare, l'anno prossimo.

10 ottobre 2005

Voglio

Mi pare di percepire un bel po' di scetticismo sulle primarie dell'Unione, e il timore è che sia dovuto a un pigro disinteresse verso la possibilità del singolo di decidere chi (e come) debba gestire la cosa pubblica.
Trovo questo disinteresse preoccupante, soprattutto considerando che il voto questa volta può effettivamente orientare la linea politica dell'Unione rispetto a questioni come scelte economiche, sociali e ambientali.

Si gioca uno scontro vitale per la difesa e la riaffermazione di posizioni fondamentali della sinistra mondiale: il rifiuto della guerra come sistema per risolvere alcunché, la difesa del potere d'acquisto dei salari e della qualità della vita, l'affermazione di una linea d'azione sociale e economica che difenda la dignità del cittadino e lo protegga dallo sfruttamento da parte dei poteri corporativi. Mica pizza e fichi.

In questo momento è di vitale importanza orientare l'Unione verso politiche sociali, economiche e ambientali globaliste e non globalizzatrici, o ancora peggio imperialiste, e mi pare altrettanto vitale esprimere un candidato che non sia influenzabile dai poteri forti.

In un momento di ingerenze dei fondamentalismi non voglio un primo ministro ricattabile dal potere religioso, finanziario o economico: la CEI, il WTO, la banca centrale europea. Voglio rianimare uno stato laico che mi sembra ormai già intubato.

Per questa ragione il mio candidato alle primarie è Bertinotti. Che magari non è neanche il mio PM ideale - se poi esiste tale figura - legato com'è alle logiche di un partito indubbiamente di vecchio stampo. Ma almeno sta lottando per liberarsene.
Sarei tentato di dare un segnale internazionalista e al di fuori dell'establishment come la candidata dei disobbedienti, e sarebbe un voto più sentito, ma nel probabile caso della vittoria di Prodi, temo che un improbabile successo elettorale dei senza volto non avrebbe alcuna influenza sulle politiche dell'Unione.

Quindi il voto a Bertinotti non necessariamente nella speranza che sia eletto e diventi uno Zapatero italiano (che peraltro ci starebbe tutto, anzi magari) ma augurandomi che ne esca forte e possa influenzare le scelte del futuro governo.

E' l'unico strumento che ho per affermare la mia convinzione che lo stato italiano deve essere davvero laico, ambientalista, pacifista, a difesa dei salari, dei diritti del cittadino e dell'influenza della società civile sulle politiche sociali, economiche e militari.

E intendo usarlo, questo strumento, perché qui c'è in ballo molto più del battere Berlusconi: c'è in gioco il modello di società che vogliamo per il nostro futuro, o almeno per i prossimi cinque anni. Direi che vale la pena di investirci venti minuti del nostro prezioso quotidiano.




07 ottobre 2005

Memoria

Chi usa intensamente la rete vive a un'altra velocità (meglio o peggio, non so; a me sembra di avere più opportunità di chi non la usa, ma è solo il mio punto di vista). La molteplicità di esperienze e di relazioni permessa da Internet, in particolare dai social software (dalla mail ai newsgroup ai blog ai messenger) non è l'unica risorsa in più rispetto a chi abita solo il mondo fisico: è che la nostra vita digitale ha un cotè tutt'altro che virtuale, la permanenza.
In rete siamo "ombre" che lasciano tracce, e tracce ripercorribili da chiunque.

Quest'estate ho incontrato un mio ex amante: erano 15 anni che non ci incontravamo neanche per caso, ma lui sapeva molto di me. I miei ultimi dieci anni di vita sono pubblici, e pubblici in modo permanente, molto diverso dal flusso in cui tutto scorre e scompare. I miei ultimi dieci anni di vita sono pubblici e ricercabili: ho deciso io quale parte del mio "dietro le quinte" mostrare, ma gli effetti pratici sulla mia vita sono incalcolabili e preziosi, anche perché la maggior parte delle persone che frequento lasciano tracce dietro di sè nello stesso modo. Sono fotografie involontarie che posso consultare in qualunque momento, alcune grottesche, altre deliziose, tutte indimenticabili.

A metà del secolo scorso Erving Goffman ha descritto alla perfezione come cambia il comportamento dei singoli a seconda del contesto, in particolare quando è un contesto pubblico (il palcoscenico) o privato (le quinte). Joshua Meyrowitz negli anni Ottanta ha identificato la televisione (e i media in genere) come principale responsabile dello spostamento di questo confine, con relativa presa di coscienza di una serie di "minoranze" (soprattutto le donne, i bambini e i poveri) della diffusione dei propri problemi, condivisi da tanti altri.
La televisione ha mostrato in pubblico gli spazi privati per la prima volta a milioni di persone. In televisione vedevi ciò di cui non si parla in pubblico: la camera da letto e il portafoglio, un papà in crisi come i diversi stili di vita e di consumo, escono dalle quinte della riservatezza, in un processo arrivato fino ai reality show. Ma quella della televisione è una realtà fabbricata a tavolino, e volatile.

Internet sposta ancora più in là questo confine, anzi, forse lo abbatte. Negli ambienti digitali pubblici l'unico spazio privato rimane quello interiore: quello che non dico, quello che non faccio. La maggior parte di quello che dici e che fai in pubblico, rimane. Stavolta gli autori siamo davvero noi: il reality non è uno show, siamo noi che agiamo e possiamo essere osservati senza saperlo, anche a distanza di anni. Anche quando saremo morti. Chiunque può osservarci: lo Stato, un ex, i nostri amici, un concorrente o un avversario. A molti preoccupa: a me affascina. Ho un passato, ma niente da nascondere.

PS: vecchie intuizioni razionalizzate grazie al clima fecondo di un pranzo in un ristorante rumoroso con amici vecchi e nuovi. Indovinate di quale dei due so di più? :-)

PS2: xbox?

PS3: se non conosci Goffman e non hai letto "Oltre il senso del luogo", prima di entrare a gamba tesa, informati o chiedi maggiori spiegazioni

06 ottobre 2005

Reality Tunnel (o del bias)

Metti che Noam Chomsky indichi i nomi dei sette politici che cambieranno i destini del mondo. Metti che io condivida con il resto del mondo i nomi dei sette social software che cambieranno le nostre vite. Metti che Luca Sofri individui definitivamente i sette "must-have" che si trovano ormai solo su eBay. Metti che Pippo Baudo designi le sette vallette perfette.
Vi scandalizzate? Non credo. Lo trovate normale e parte integrante del lavoro di queste persone? Credo di sì.
Però quando la direttrice di una potentissima rivista di moda indica quali sono secondo lei i sette stilisti che "disegneranno il futuro della moda" escono articoli di questo tenore. E va bene che Anna Wintour non è esattamente una giornalista qualunque, però secondo me stavolta la sua fama ha pesantemente orientato il giudizio per un'uscita che mi sembra assolutamente nelle prerogative del ruolo che ricopre.

[Della serie: cause perse, in collaborazione con Microbloggiallo ed Emmebi]

01 ottobre 2005

Nata per (far) cuccare

C'è chi è nata per far l'amore, chi per scrivere, chi per dipingere, chi per rompere le palle. Per salvare culi, vincere cause, esportare la democrazia.
Beh, io sono nata per fare la community manager (anzi, builder), un lavoro così improbabile che sembra uscito da un reality show. Non cambierò il mondo, ma neanche in peggio.
Mi diverto solo così, e mi pagano pure. Non mi lamento :)

PS: a giorni, forse, avremo il coraggio di farvi vedere a cosa stiamo lavorando