I link dei maestrini su del.icio.us (tieni il puntatore sul link e compare la spiega)

27 febbraio 2007

Tenere lontano dalla portata dei cretini

Ieri sera ero stanca, ma così stanca che mi sono messa a giocare con una candela; era così bello indirizzare la fiamma verso i lati, vedere la cera sudare e gocciolare, creando strani disegni, era così bello che sono andata completamente in trance.
Per le piccole bruciature ho risolto con il Foille, ma qualcuno sa come si toglie la cera da un maglione di cachemire (se si può)?

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26 febbraio 2007

Non ci resta che ridere

Nel "La vita digitale" Andreoli raggruppa in quattro tipologie i loschi figuri che rendono Internet "una discarica di dati":
  • i trollS (sic)
  • i flamers
  • gli spammers
  • i bloggers
Io e il Vanz abbiamo fatto un bookshifting estremamente raffinato, con tanto di copertura degli spiragli.

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22 febbraio 2007

Stimolante per lui, ritardante per lei


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Moriremo democristiani

Una simpatica legge della Regione Lombardia impone la sepoltura (funerale) per i feti abortiti. Il governo Prodi a rigor di logica allora si merita almeno un post di saluto, come quando vengono a trovarti dei rompicoglioni e quando stanno per andarsene senti per loro quasi un moto di affetto.
Qualunque cosa succeda, questi 9 mesi hanno più che dimezzato le mie speranze che l'Italia possa essere un paese normale. Non ne sono felice. Lo rivoterei? Forse smetterò di votare.

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20 febbraio 2007

The Power of Nightmares: the story of Osama and George

A metà degli anni '70, sotto la presidenza Ford, a Washington si affermò un gruppo di giovani politici allievi di tale Leo Strauss, misterioso professore universitario di etnia Tamil di ultradestra che credeva che il liberalismo kennediano fosse la rovina degli Stati Uniti.
Questi politici furono denominati neoconservatori
Il loro obiettivo primario era di combattere la politica di distensione con l'URSS di Kissinger.
La loro strategia era di generare nell'opinione pubblica la percezione che l'Unione Sovietica stesse per attaccare gli USA con armi segrete che la CIA non era in grado di individuare.
La tattica era ipotizzare che queste armi di distruzione di massa non fossero individuabili perché erano nascoste molto bene.
Ricorda qualcosa?
Questi politici si chiamavano Paul Wolfowitz, Donald Rumsfeld, Dick Cheney.

Lo racconta questo bel documentario della BBC, che parte da questa storia per raccontare, anche quella del mentore di Bin Laden e svelarci quante cose hanno in comune i percorsi di crescita politica e religiosa di Osama e George W.

Imperdibile e scaricabile legalmente da Archive.org, oppure qui il bittorrent (sono 4 GB, immagine iso)

19 febbraio 2007

Brodo di coltura

Chi legge i giornali online? Se fossero tutti come me, nessuno. Da quando sono atterrata in rete (1995/6) ho sempre trovato poco attraenti i media tradizionali e molto interessanti i media personali, anche quando pochi li consideravano tali (ma le recensioni di film su it.arti.cinema o su cinema-l degli anni '90 sono ancora molto più toste delle recensioni di film sui blog negli anni '10). Interessanti nel senso proprio della qualità informativa, non solo della loro natura "sociale", che a molti non interessa o addirittura inquieta.
Mai capito chi "leggeva" Virgilio, Italiaonline & co; mi sono appena scaldata con Punto Informatico e Repubblica.it, ma solo per le "breaking news". Neanche Clarence mi ha mai appassionato, perché era "web": ci ho messo anni a sentire il calore umano scorrere anche su protocollo http.

Ma non sono tutti come me (grazie al cielo, direte voi) e oggi i media tradizionali online hanno un pubblico numeroso, anche se forse poco esigente e stimolante. Perché?
Parlando del Corsera che va a caccia di traffico con metodi à la Cronaca Vera (sesso, soldi, sangue) vale la pena ricordare che tra il 2000 e il 2003 c'è stata la crisi del nascente mercato pubblicitario online, ammazzato dal mito del clicktrough e dall'eccesso di aspettative miracolanti (della morte della page view, invece, parliamo un'altra volta). Chi ha tenuto in vita i vari Libero & Co? Ma i banner porno, signori e signore. I banner con signorine che facevano su e giù, li avete dimenticati? I banner dei casinò. I banner dei dialer. L'iniziale pruderie per cui i banner e i contenuti venivano vagliati con ansia vaticana (almeno dove lavoravo io) ha DOVUTO lasciare il passo alla sopravvivenza.

Ma chi clicca su quei banner? Il pubblico passivo dei siti informativi italiani in quegli anni si è autoprofilato in base alla pubblicità, più che al contenuto (che comunque era si è dovuto adattare agli inserzionisti, come sempre). Chi ha un approccio attivo alla rete (chiamiamolo wreader) a mio parere ha abbandonato il web passivo qualche anno fa anche per questo motivo e oggi, abituato all'interazione e alla qualità delle fonti che si è scelto, fa fatica a tornare indietro e a ritrovare valore nelle testate tradizionali (anche quando c'è).

I siti che ai tempi non hanno accettato l'invasione porno+scommesse+dialer (tra cui, se non ricordo male, il Corsera) hanno dovuto fare i conti con un prosciugamento spaventoso di risorse e il crollo della reputazione in azienda, con la creazione di veri e propri ghetti professionali e di budget da cui i reparti "web" degli editori si stanno faticosamente liberando negli ultimi tempi, grazie al +42% dell'anno scorso (o pensate davvero che le decisioni in una casa editrice le prendano i giornalisti? I giornalisti hanno l'unico potere di dire "no", per questo lo fanno così spesso - non sempre a ragione, non sempre quando dovrebbero - e tendono a sembrare prepotenti).

La soluzione è sempre quella, far girare la girella: i contenuti, ricchi, seri, approfonditi, verificati. Anche su carta vincono le testate fatte bene, non quelle che assecondano i lettori. Il wreader è laico e veloce a tornare sui suoi passi, se ce n'è motivo: inseguendo il target porno+casino Corsera sta semplicemente accettando un'escalation che dà ragione a chi in Via Solferino ha sempre considerato di serie B i lettori (e i budget pubblicitari) del web.

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18 febbraio 2007

Non sequitur

Sono 4 ore, da quando ho ascoltato l'ultimo GR, che mi chiedo che significato ha il termine "offensiva laicista" usato in uno stato laico, e ancora non ci arrivo.

Dialoghi sotto la doccia

Non sono una piacevole compagna di spogliatoio, in palestra. Non chiacchiero, non saluto, non guardo nessuna negli occhi. Però sbircio e ascolto, parecchio, non ci posso fare niente. A volte trasecolo, come ieri.

Docciante invitante: che fai stasera?
Docciante invitata: mah, non so, credo niente.
Docciante invitante: vieni a cena da me?
Docciante invitata: A che ora?
Docciante invitante: otto e mezzo/nove
Docciante invitata: chi c'è?
Docciante invitante: (descrizione di vari amici)
Docciante invitata: ma cucini tu? [a quel punto io le avrei già messo la spugna in bocca]
Docciante invitante: sì, ma così, una cosa tranquilla, una carbonara, qualche affettato
Docciante invitata: ah
Docciante invitante: è solo una cenetta per vedere questi amici tutti in una volta
Docciante invitata: senti, facciamo che ti dico se vengo entro le quattro, ok? Così ti regoli per la spesa.

Ma ci vuole così tanto a dire no?

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17 febbraio 2007

Il Titanic visto dall'Hindenburg, ovvero come cambia "la TV"

Se qualcuno che si occupa di televisione o cinematografia dal punto di vista distributivo legge questo blog, dovrebbe per cortesia dirmi se comincia già a sentire l'orchestrina del Titanic che si avvicina.

Che per i distributori di contenuti video stesse per ripetersi la stessa cosa che è accaduta per le major della musica era prevedibile già da tempo, ma una cosa è prevederlo e una cosa è veder nascere giorno per giorno le cose che lo renderanno possibile. Solo in qualche settimana:

- Zudeo, "skin" per Azureus (il principale client bittorrent) che mette a disposizione un'interfaccia di accesso ai contenuti più graditi da tutti gli utenti del software. E lo scaricare un bittorrent, che era una roba da semi-geek, ora è accessibile tramite un'interfaccia point&click da utonto. In questo momento Zudeo mi sta scaricando un documentario alla velocità, mai vista prima con bittorrent, di 864 Kb al secondo. Significa un film di media durata in meno di mezz'ora. Con 3 click.

- STR98x, chip taiwanese progettato per rendere compatibile e ottimizzata per bittorrent qualunque apparecchiatura elettronica. Non servirà a scaricare i film col frigo, come diranno a Smau, ma quando quest'affarino sarà nei televisori insieme a un hard disk (diciamo sei mesi?) quelli che basano il loro business solo sulla distribuzione di contenuti video altrui potranno cominciare a radunare le loro cose e spegnere le luci.

- Rickyrecords, servizio online che permette di registrare qualunque cosa passi in TV e scaricarlo nel formato digitale desiderato. Magari pure in violazione di qualche legge sul copyright, non lo so, ma una volta creato il precedente, chiuso uno ne aprono altri dieci.

Non solo qualunque contenuto video distribuito in TV all'estero è già oggi virtualmente scaricabile via bittorrent in un tempo inferiore alla durata del contenuto stesso, ma è ormai anche facilmente corredabile di sottotitoli. Quando i fan si renderanno conto che a doppiare una serie TV alla fine non è che ci voglia granché, anzi è divertente, cadrà l'ultimo ostacolo dietro al quale si riparavano con grande fiducia i distributori nostrani: quello della lingua.

Insomma, "la TV" (è ancora un nome adatto?) del futuro è qui oggi e già sappiamo come sarà: tutti i contenuti del presente e del passato disponibili in qualunque momento con tempi di scaricamento che presto saranno quasi impercettibili (a meno che gli ISP ci mettano lo zampino inibendo bittorrent, cosa che non mi risulta sia possibile e comunque non gli conviene).
Il tutto gratuitamente. Modello di business? Sostenuto esclusivamente dagli investimenti pubblicitari venduti a livello globale - e serviti a livello locale - al momento della distribuzione. E chi è l'unico soggetto già in grado di farlo se non Google Adsense/Adwords, che ha già cominciato con la radio?
(A proposito: se tutto ciò non suona nuovo, è perché questo è esattamente il modello del podcasting: non sarà forse il caso di chiedersi perché i contenuti audio possono essere distribuiti gratuitamente e quelli video no?)

L'altro modello è quello di Steve Jobs: accesso solo ai contenuti a pagamento di iTunes, addomesticati a colpi di DRM, tramite un hardware (a 300 euri) di Apple. A occhio qual è che vi sembra vincente?

La mia impressione è che quelli che si occupano di distribuzione di contenuti video in Italia (network TV, distributori cinematografici e di DVD) non la stiamo mica capendo questa cosa. Anzi sospetto che stiano sbeffeggiando quei "poveri sfigati" dei loro colleghi della musica (che in realtà se la passano benissimo) senza rendersi conto di essere a bordo dell'Hindenburg a guardare il Titanic che affonda.

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16 febbraio 2007

M'illumino di meno

Alle 18 spegni luci, computer ed elettrodomsetici insieme a Caterpillar, e scoprirai quanto della tua vita dipende dal petrolio.
E' meglio che ci fai l'abitudine, quindi prepara una candela e un libro.

15 febbraio 2007

Child Poverty in Perspective: An Overview of Child Well-being in Rich Countries

Sarà che non sono ancora abbastanza cinico, ma trovo sconvolgente il settimo Report Card pubblicato da Innocenti Research Centre di Unicef, che fotografa lo stato del benessere generale dei bambini dei 21 paesi più ricchi del mondo. Che parte dal seguente, innegabile assunto:
la reale misura del benessere di un paese è comne accudisce i suoi figli: la loro salute e sicurezza, l'educazione e la socializzazione, la loro sensazione di essere amati, apprezzati, integrati nelle famiglie e nelle società in cui sono nati
Ai primi posti di tutte le categorie analizzate (benessere materiale, salute e sicurezza, benessere educativo, famiglia e rapporti coi propri pari, comportamenti e rischi, benessere soggettivo) si piazzano - prevedibilmente - i Paesi Bassi e quelli scandinavi.


E fin qui nessuna sorpresa: quello che magari sorprende sono Stati Uniti e Regno Unito agli ultimi posti.
Ma se non c'è correlazione tra la ricchezza e il benessere, cosa sarà che hanno i paesi in cima alla lista e manca invece a quelli in fondo? Non ci vuole molto, scorrendo la lista, a capirlo: il livello di servizi sociali.

Tutti i paesi nella prima metà del grafico hanno una storia e un presente di socialdemocrazia e di forte attenzione alla qualità dei servizi sociali. E laddove non l’abbiano, una tale storia, (la Spagna di Zapatero) hanno un governo che ha saputo rincorrere lo sviluppo economico con equità sociale, senza tagliare il welfare (la prova del nove è la posizione dell'Irlanda, paese altrettanto in boom, ma iperliberista).

E' un dato evidente quanto mistificato : il welfare significa benessere, investire in servizi sociali significa qualità della vita, percezione di sicurezza, fiducia nel futuro. E quindi educazione, lavoro, costruzione della famiglia, partecipazione alla società, quindi benessere economico. E dire che sembra così semplice.

Compitino: adesso prendete questo grafico e il pdf di Unicef, mandateli per mail a un liberista che conoscete e fateveli giustificare dal punto di vista neoliberista. Anzi mandateli a Rutelli, che è meglio.

13 febbraio 2007

L'ansia di non capire

Provo il massimo disprezzo per chi approfitta del momento di volontaria debolezza di un'altra persona. Ammissioni, confessioni, coming out, autosputtanamenti sono momenti socialmente sacri, chi ne approfitta si pone oltre il giudizio possibile. Anche per questo non avevo ancora espresso pubblicamente la mia solidarietà a Lia, perché ho vigliaccamente preferito non pensarci (se ci pensavo saliva la voglia di sfruttare qualche anno di fit boxe e il mio metro e ottanta). Il privato è privato anche quando una persona lo rende pubblico, questa è per me una norma sacra di convivenza civile.

Provo una sensazione molto simile - disagio, inquietudine, le sinapsi che si accavvalano e si appappano - quando non capisco qualcosa che ha a che fare con la religione. Io e la religione abbiamo litigato da piccole (letteralmente: l'idea di paradiso e di eternità mi faceva più paura del buio, i dogmi erano in conflitto con ciò che leggevo e studiavo con conseguente appappamento sinaptico precoce, l'idea di mio padre che credeva "perché sì" era davvero diseducativa. Sì, ero ancora più rompicoglioni di adesso).
Non potete allevare dei piccoli con la logica e poi cercare di convincerli che io e mio marito (sposati in chiesa, senza figli) siamo una famiglia e i miei amici P. e L., conviventi con due bambine no. Non capisco, mi innervosisco, scatta il turpiloquio, anche perchè i miei governanti perdono tempo prezioso a dribblare tra Pacs, Dico e Pico solo perché non abbiamo il coraggio di accettare il matrimonio tra gay. Diciamolo.
E qui per una volta mi appappo per colpa dei laici, cioè per chi "rifiuta" il matrimonio civile per motivi che a me sembrano ideologici, cioè (volo, salto e caduta) tutto sommato religiosi. Il matrimonio è un contratto, i significati sono sovrastruttura, la sovrastruttura è cognitiva, il cognitivo è personale. Qual è il problema del contratto di matrimonio? La fedeltà? L'obbligo di assistenza? Aiutatemi a capire, che ho tutte le sinapsi attorcigliate. O coppie felici che volete godere dei diritti civili della coppia, perché Dico sì e matrimonio no?

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12 febbraio 2007

Pippando



Ho fatto il mio primo Pipe! E' una cavolatina che semplicemente mergia i feed di delicious, slashdot, digg e reddit, ma l'ho fatto io! :-)

Anzi se qualcuno ha voglia di andare a metterci le mani e migliorarlo, tipo dirgli che oltre a mergiare i feed deve confrontarli e mettere in cima alla lista solo le voci che sono apparse in almeno tre dei quattro servizi nell'ultima settimana, oppure di corredarle con foto da flickr selezionate in base al contenuto (y:content_analysis), è un esercizio interessante per capire quanto potere Pipes dà effettivamente anche a chi sa poco o niente di programmazione

Secondo me di questo affare non si sentirà più parlare per un po', come accade di solito , poi verrà fuori la Pipemania, ne usciranno di tutti i colori e lo troveremo dappertutto, soprattutto integrato in Firefox.

Lo scrutatore non votante

I complimenti fanno sempre piacere, e ringrazio chi mi ha attribuito il merito della community di Style.it: in questo caso però il lavoro (e il merito) è davvero stato collettivo, e non è un retorico modo di dire.
Mai come oggi il compito dell'ostetrica (quale considero il progettista nella realtà italiana) richiede più che altro pazienza e coerenza, mentre il risultato finale dipende da chi fa (come dire che senza lei, e loro, e lui e altri non linkabili le mie belle elucubrazioni sarebbero rimaste carta straccia).
E' forse per questo che negli ultimi mesi la "grande conversazione" mi ha vieppiù irritato o lasciato perplessa, priva di stimoli: questo è il momento di fare, non di dire cosa si dovrebbe fare. E' il momento di dimostrare che le analisi degli ultimi anni hanno un senso anche tradotte in pratica, e da noi, non da altri, visto che ne abbiamo l'opportunità.
E' il momento di guardare al presente e vicino, non al futuro e lontano: sono anni (per quanto mi riguarda quasi dieci) che diciamo che la rete può cambiare il mondo, oggi ci chiedono di farlo e ci pagano pure, sarebbe criminale continuare a usare futuri, condizionali e congiuntivi.
(lo scrutatore non votante)
È come un ateo praticante
Seduto in chiesa alla domenica
Si mette apposta un po in disparte
Per dissentire dalla predica

Mi sembra che molti blogger (in posizioni di potere) siano in una situazione assai simile alla sinistra al governo, incapaci di accettare che adesso cambiare si può, ma sta a loro farlo. Siamo liberi di pensare che il nostro unico dovere sia la "divulgazione", mentre i ventenni usano già i social media in modi a noi incomprensibili e le aziende hanno smesso da almeno due anni di chiedere "perchè" e cominciano a chiedere "come".
Siamo liberi di limitarci a continuare a limitarci ad analizzare e a dire - con un po' di petulanza - come dovrebbero andare le cose, però stavolta se le cose vanno male saremo complici, non vittime.

Update: Più o meno sullo stesso tema Marco e Andrea, no, anzi, dalla regia mi dicono che avrebbe voluto scrivere un post, ma poi non l'ha scritto.

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11 febbraio 2007

Le parole

La parola del 2007 (e quindi di gennaio) è "confortante".
La parola di febbraio è "ignorante".

(Giusto per dare un minimo di contesto, la parola del 2006 era "intenso", in senso soprattutto negativo).

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05 febbraio 2007

Style.it nell'incubatrice

Si chiama Style.it e le sue fate madrine sono Vogue, Glamour e Vanity Fair. Nata è nata più o meno venerdì pomeriggio, ha ancora qualche impaccio a cavarsela da sola per cui resterà in beta almeno fino a mercoledì, però si può già dare una sbirciatina, magari entrando proprio dalla community.

PS: abbiamo già una migrante :-)

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L'altruismo calcolato

Da qualche anno frequento gli oroscopi come forma letteraria, cercando di recuperare la natura politica (anche tra me e me) del vaticinio degli antichi. Far quadrare oroscopi contrastanti è un bell'esercizio mentale e diplomatico (oltre che fonte di notevoli ghignate).
Frequento solo oroscopi scritti bene e filosoficamente aperti, gli unici capaci di far risuonare ciò che da sola non riesco a impormi: ho sempre dovuto simulare un Super Io esterno stile "Il Grande Capo" di Lars Von Trier e preferisco che sia uno sconosciuto a dirmi cose tipo "If you share your extravagant ideas too quickly now, you may get more criticism than praise."
Tra i miei preferiti, ovviamente Brezny e un paio di newsletter americane, ma ieri è stato Pesatori (D di repubblica) a fulminarmi:
"Non soffrite di altruismo calcolato. Sapete essere fedeli a una visione che non subisce né propone inganno, e non valutate voi stessi come un utile da non concedere a nessun altro".

Ecco, era tutto qui, quello che cercavo di dire parlando di blogger professionisti :-)

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Random notes on blogging, by Gapingvoid

I have yet to meet a blogger who I would describe as a "Thoroughbred Scumbag" (un orrendo pezzo di merda)

A lot of serious bloggers became so because frankly, they had a lot of time on their hands. And often there were good reasons for that.

Blogging is a great way to make things happen indirectly.

Corporate America doesn’t really like blogs. Like I care.

It's tempting to think "Everybody should have a blog". About as tempting as the thought, "Everybody should be able to write well". And about as realistic.

Sixty million blogs. Sixty million business models.

If a blog doesn't allow comments, then yes, it's still a blog. People who say otherwise are just getting in touch with their "Inner Idealistic Wanker".

...e il resto

(via Paolo, su del.icio.us)

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04 febbraio 2007

The Machine is Us

Quando qualcuno ti chiede cos'è il 2.0, fagli vedere questo.


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Forza Ratzi

Non è una novità che se ci sono due cose su cui gli italiani non vogliono sentirsi dare ordini da nessuno sono il diritto all'interruzione di gravidanza, in particolare in caso di gravi disabilità, e la libertà di scegliere l'eutanasia, in particolare in caso di gravi malattie.




La posizione è molto chiara: o con noi o traditori. Continuando su questa linea, nel giro di dieci anni sto papa finisce per ridurre di almeno un terzo il numero dei praticanti. Un genio.

La gauche est morte? [rant del sabato notte]

Non so se sia stato il dover stare all'opposizione o il peso schiacciante del pensiero unico mediaset - che anzi sarebbe dovuto servire da stimolo, ma mi pare che i tradizionali media di sinistra italiani siano in notevole crisi, di contenuti e di strategie. Da anni.

La Repubblica è il quotidiano del riformismo e si appresta a divenire l'organo ufficiale del Partito Democratico. Che va anche bene, basta non confonderlo con la sinistra. E spero non ci sia bisogno di ricordare che il Riformista è la quinta colonna del berlusconismo, né che il Sole resta evidentemente posizionato all'interno del centrodestra.

L'Unità si è lanciata nella rincorsa di Libero nel titolo ad effetto e nell'editoriale acido-risentito, che non mi sembra le doni molto. E non mi pare che vanti firme così indimenticabili (escludendo Beha e Travaglio, che non definirei certo di sinistra).

Il manifesto non solo non riesce a gestire in modo un minimo razionale un patrimonio di sostegno popolare che alla fine non gli è mai mancato, ma continua a fare gli stessi errori editoriali radical-chic da decenni, a scriversi troppo spesso addosso, a non capire nulla di nuove tecnologie e della necessità di aprire spazi di dibattito pubblici.

Micromedia non si capisce un cazzo, adesso come allora.

Indymedia ha chiuso, e si vedeva lontano un chilometro che finiva così.

Rai3, fatta salva Report che pur facendo solo cronaca è forse la trasmissione più di sinistra d'Italia, non ha nemmeno l'ombra del palinstesto dei tempi di Guglielmi, e si è ridotta a fare da pensionato per Cochi e Renato, che perlamordiddio, tenerissimi, ci mancherebbe, ma insomma. Qualunque programma di MTV ormai graffia più della Dandini.

Radio Popolare ha rotto il cazzo. Radiopop parla da anni - da sempre forse - a un pubblico over 34 che ormai va in pensione. Non ha un solo contenuto che possa interessare un ascoltatore più giovane. E ha francamente fracassato i coglioni con l'estenuante autocelebrazione del postfricchettonismo girotondino: la musica folk, la dittatura della cultura etnica e terzomondista, tutti gli scampoli di controcultura fricchettona che non sa guardare al di là di sé stessa. Basta, avete rotto il cazzo, siete morti, è ora di un ricambio generazionale.

Magra consolazione il fatto che all'estero non va meglio: a Blair succede Blair 2 e Cohn Bendit voterà Sarkozy.

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