I link dei maestrini su del.icio.us (tieni il puntatore sul link e compare la spiega)

31 maggio 2007

La situazione mi rende un tantino nervoso

Svegliarsi con una canzone in testa è un'ottima scusa per un sano esercizio di superstizione: cosa mi sta dicendo il verso che mi rigira in testa della giornata che sta per cominciare (o del mio subconscio?)
Questa mattina era There is a War, uno dei miei pezzi preferiti di Leonard Cohen, e il verso era:
Well I live here with a woman and a child,
The situation makes me kind of nervous.


Lasciando perdere il mio subconscio che non vi interessa, quello che mi stava comunicando il mio folksinger canadese preferito era la prima strofa:
There is a war between the rich and poor,
A war between the man and the woman.

E forse there IS a war, nonostante tutto. nonostante la nostra convinzione di aver civilmente e politicamente superato le contrapposizioni conflittuali tra sessi, gusti sessuali, classi sociali, razze e religioni.

Forse hanno ragione i machisti di ritorno come Ferrara e Luttwak a sostenere che la guerra è un'espressione della natura umana attraverso la quale la società progredisce e non regredisce. Forse, mi sto chiedendo in questi giorni, è stato grazie alla contrapposizione conflittuale degli anni '70 (tra sessi e ideologie) che si sono ottenuti progressi civili che oggi facciamo fatica non dico a raggiungere ma anche solo a pensare. Forse.

Forse, ma nonostante ciò non posso negare che the situation makes me kind of nervous.

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30 punti

In periodo di diffusione dei Barcamp, può essere utile studiare un pochino le modalità di presentazioni più efficaci (e cool), perché i contenuti non sono tutto e, in una presentazione visiva, grafica e organizzazione dei contenuti hanno il loro peso.
Ho trovato sei esempi (pescati da liste in Rete) che mi sembrano particolarmente interessanti. Le regole base che indicano un po' tutti sono:
  • non c'è niente come gli elenchi puntati per uccidere l'attenzione
  • pochi contenuti da elaborare a voce, 20-30 secondi per slide
  • usare molto le immagini, anche in modo spiritoso e metaforico
  • non leggere le slide. mai. se possibile non leggere nemmeno le note
  • usare caratteri grandi (30 punti o più)
  • interagire fisicamente con lo spazio, fare gesti aperti
  • essere divertenti, se ne si è capaci (e non è facile)
(per ulteriori dettagli, il Guru resta sempre SliderMan)

La lista:

identity 2.0 - Dick Hardt (velocissimo, quasi subliminale, molto 2.0)

Free culture - Lawrence Lessig (un capolavoro di sottrazione, solo un bel font bianco su sfondo nero, molto Zen)

Hans Rosling - myths and stats (senso dello humor e grafici spettacolari)

Guy Kawasaki’s Art of the Start (come veicolare velocemente per immagini una gran quantità di contenuti)

Gates vs Jobs (lo stile Apple/Keynote verso lo stile Microsoft/Powerpoint)

e poi, vabbé, Chicken Chicken la conoscete già, vero?

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La parola di maggio

Strada facendo, oltre a "lag", ne è spuntata un'altra, bellissima: "simmetria".

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29 maggio 2007

FemCamp

Per me è stata una giornata piena di persone e di emozioni, come sempre, ma forse di più (non so se per Bologna, per il cortile, per la tecnologia finalmente invisibile, ma ero particolarmente emozionata e felice di arrivare in un ambiente denso di "simili").

Una nota di "genere": vedere di seguito la presentazione di Andrea e quella di Elena/Feba è decisamente istruttivo. Lui (gentilissimo) cerca di spiegare alle donne come fare quello che interessa agli uomini ;-)

Ammetto stavolta di aver dedicato molta più attenzione ai vecchi amici che alle nuove conoscenze ma ero davvero stanca (non solo per le due presentazioni, sono stanca dentro in questo periodo, sono arrivata stanca). Sarà la kriptonite? :-)



Un enorme grazie a Bob che ha compresso mostruosamente la sua bellissima presentazione per lasciarmi la scena.

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25 maggio 2007

Pronti, partenza

Via: treno per Rimini alle 15, domani FemCamp a Bologna, domenica se è bel tempo spiaggia, se è brutto leggo e mangio :-)
Sto trascurando il blog, lo so, ma è uno di quei momenti nella vita che adesso o mai più (e una vocina nel profondo implora "mai più").
Però ti amo lo stesso, a tutti.

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21 maggio 2007

Mercoledì partecipo a una tavola rotonda che ho prontamente ribattezzato (con grande gioia degli organizzatori) "degli isterici"; il tema è:


Un po' di appunti sparsi sul tema:
Potersi permettere di essere always on in modo asincrono e con la libertà di scegliere quali comunicazioni accettare e quando migliora la qualità della vita. Essere costretti a essere always on in modo sincrono e senza potersi permettere di "scappare" la peggiora enormemente. C'è una grande differenza tra la reperibilità e la presenza: la prima implica l'assoggettazione ai tempi degli altri, la seconda è un'opportunità per riempire i tempi morti e liberarsi dalla tirannia dell'ufficio.
Grandi cambiamenti (per me): in peggio, l'insofferenza ai tempi decisi da terzi e l'ansia per le comunicazioni che non lasciano tracce; in meglio, la capacità di concentrarmi molto meglio nelle situazioni più disparate e la possibilità di scegliere quando esserci e quando no.


23 Maggio 2007, ore 12:00, Crowne Plaza Milano Linate

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20 maggio 2007

I rompighiaccio in musica

Non è un meme quindi non linko successori (anzi sì: mi incuriosiscono le risposte di Ange e Enrico): è semplicemente una curiosità (del cazzo) che m'è venuta poco fa, e cioè:

Qual è la band/autore più importante (ovvero: quella/o che era più avanti) dei 4 decenni trascorsi, scegliendone una/o definitivo per decennio?

Per me:

90s - dico: Nirvana
avrei voluto poter dire: Wu Tang Clan

80s - dico: Talking Heads
avrei voluto poter dire: Public Enemy

70s - dico: Ramones
forse avrei dovuto dire: Pink Floyd

60s - dico: Jimi Hendrix
forse avrei dovuto dire: nessun altro.

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19 maggio 2007

[HELP] aiuta il maestrino e contemporaneamente sfoggia la tua competenza sul premiato, 38mo blog non commerciale italiano (fonte blogbabel)

Mi è venuta voglia di fare un canale radio di tanto in tanto. Perché si. So che non l'ascolterà nessuno, l'offerta è superiore alla richiesta, eccetera, ma - mi son detto - almeno nelle mie serate passate in Rete avrò qualcosa di divertente e utile (anche se a nessuno, almeno a me) da fare. E magari agli amici twitteristi fa piacere avere un altra opportunità di scelta musicale eccetera. Va a sapere. Ho un sacco di mash-up fighissimi da condividere e tutte quelle robe lì. Ok. E la favolosa velocità di Fastweb mi permetterà cose mirabolanti.

Quindi mi scarico l'ottimo software (Mac), l'ottimo mixer (ancora Mac, sorry) e mi preparo. Per scoprire (cioè lo immaginavo, ma speravo) che Fastweb non permette di fare uno streaming audio se non comprando un IP fisso a 4 Euro al giorno per la modica cifra di 180 € al mese - cioè 120 di IP fisso + i 60€/mese che pago di canone full internet. 180x12=2160 euri all'anno. Non basta uno stipendio (ed è necessario avere competenze di hacking del router degne di un Andrea Beggi). Il tutto per fare una webradio che dovrebbe essere un tuo semplice, basilare diritto.

Ergo: mi sono rotto il cazzo della fibra ottica (sopravvalutata: non vi dico i casini per scaricare da fuori LAN, che sia con bittorrent o Mulo) e della favolosa offerta Fastweb, che l'unica cosa che è riuscita a inventarsi in tutti questi anni è: puoi persino avere la stessa merda di offerta TV, però via IP. E sticazzi.

Ergo: chi per caso conoscesse un fornitore di connessione ADSL che non richiede il canone Telecom e permette una velocità dignitosa per fare le cose che fanno tutti, senza down troppo frequenti, senza andare a scatti sullo streaming o aspettare ore sugli scaricamenti bittorrent - che peraltro è già la mia condizione attuale in Fastweb (anche se il clipping potrebbe essere colpa del processore) - mi dica a chi passare, se esiste, e io faccio il salto.

18 maggio 2007

Armonia

Il tuo successo e la tua realizzazione personale saranno direttamente collegati alla capacità di aumentare il benessere del tuo gruppo, della tua tribù o della tua comunità.

Se ne è accorto anche Brezny.

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17 maggio 2007

Giornata mondiale contro l'omofobia

Non che basti un giorno, ma iniziamo a chiamare le cose con il loro nome, mentre si alternano la preoccupazione e la speranza, con le parole di Angela:
Io me ne vado con Cristo, in mezzo a ladroni e prostitute, in mezzo al pianto di Rachele e alla solitudine dei lebbrosi. Mi siedo in fondo alla storia con i pubblicani, non oso venire sulla soglia dell'altare...lascio alle belle famiglie cattoliche il privilegio di darsi spintonate, nelle file dei giusti, per arrivare per primi.

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15 maggio 2007

And now for something lighter...

% Anal Sex by Country


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14 maggio 2007

Family day

Incazzatura di Berlusconi a parte, è davvero troppo bella per non riprenderla:

13 maggio 2007

Il vero scontro di civiltà

C'è chi pensa che la realtà come lui la percepisce sia l'unica possibile e chi ha intuito e accettato che la sua visione può essere solo e sempre parziale; c'è chi si pone (anche inconsapevolmente) come regola e misura per il vero e per il giusto e chi propone la sua storia come esperienza, da intrecciare alle verità degli altri per trarne un significato condiviso.
Le contrapposizioni e la fine della conversazione (intesa come conflitto o come vera e propria interruzione) rispetto a Internet e ai Dico, ai blog e al riscaldamento globale, all'editoria e alla guerra in Iraq, hanno sempre poco a che fare con le reciproche posizioni (a volte molto più simili di quanto possa sembrare) e molto con lo scontro di queste due diverse civiltà: i relativisti, forti delle recenti scoperte della scienza cognitiva, e gli assolutisti, forti di millenni di storia in cui qualcuno ha sempre deciso cosa dovevamo pensare e siamo ancora qui.

Io non credo che sia possibile un passaggio (una conversione) da un gruppo all'altro. Forse incontrando certe letture in certi momenti (per me è stato così, "Pragmatica della Comunicazione Umana" a 19 anni, ti cambia la vita, ma forse solo se sei prediposto).
Non so neanche dire quale dei due atteggiamenti di interpretazione del reale sia vincente, o corretto, o efficace (e da qui potete capire, se non l'avete ancora fatto dal nome del blog, in che gruppo mi riconosco, pur con punte di assolutismo che riconosco). So che vivo meglio con la consapevolezza di poter avere tutt'al più una prospettiva, ogni tanto illuminata da intuizioni, mai confortata da certezze.
Più che pontificare, mi accontento di spiegare con questa contrapposizione il disagio, ben descritto da Palmasco, disagio che mi prende sempre quando in una discussione qualcuno, partendo dalla stessa realtà, arriva a conclusioni completamente diverse dalle mie e in base a queste cerca di convincermi non che io sbaglio (che può pure essere), ma che io mento; o non esisto; o ti sembra che, invece; che sono Alice nel paese delle meraviglie, solo perché scelgo di vedere, notare, osservare solo il lato positivo di ciò che mi circonda. Chè se fai così, gli altri pensano che sei scema e che il lato negativo non lo vedi, mentre invece vedere e raccontare il bene toglie terreno e importanza al male (che è sotto gli occhi di tutti).

Un assolutista apre un blog, riceve commenti offensivi e legge dieci blog deludenti; confronta la sua esperienza con la mediazione del reale offerta dai media di massa (assolutisti perchè figli dell'era della stampa) e si convince che i blogger sono tutti cafoni e aggressivi, un mondo da liquidare. Oppure apre un blog, conosce cinque persone speciali, lo citano tre riviste, guadagna 500 euro con AdSense e inizia a pensare che chi non apre un blog è un cretino; che chiunque non faccia quello che fa lui come lo fa lui è un cretino.

Un assolutista concede raramente il beneficio del dubbio, un relativista tende a sopravvalutare l'interlocutore.
Per un assolutista una cosa è interessante se approvata da molti, o da chi ha i titoli per farlo; per un relativista è interessante ciò che gli interessa.
Un assolutista vuole sempre sapere cos'è , la verità, come stanno "veramente" le cose. Un relativista ci prova, si annoia facilmente, non si fida.

Un relativista sa che la sua esperienza di qualsiasi cosa non gli permetterà mai di conoscere un intero fenomeno; un assolutista ha già capito il fenomeno prima di conoscerlo, perché ha già delle categorie interpretative pronte per l''uso. In entrambi i casi i fatti contano poco e vengono stiracchiati per le proprie esigenze, ma è più facile che un assolutista sia interessato alle dimensioni quantitative, per orientarsi.

Un assolutista si sente effettivamente minacciato dalle famiglie non ortodosse (o da qualunque deviazioni dal canone), perché nel suo vissuto qualunque eccezione alla regola mette in pericolo la sua rappresentazione della regola, cioè la sua vita. Un relativista sa che ci sono solo eccezioni alle regole e che la regola - la realtà - cambia in continuazione, anche grazie a lui.

Un relativista rischia di monacizzarsi nella sua bolla di affinità e di contestualizzazione, pericolo che si evita solo narrativizzando la propria esistenza, come fanno da sempre gli artisti, che spesso interpretano un periodo storico e un modo di vivere in modo molto più corretto degli storici o dei sociologi. E' un po' questo che facciamo con i blog: condividere caoticamente pezzi di vita per contribuire a un grande disegno da cui ognuno può trarre le conclusioni che crede.

I media di massa, le grandi religioni, la politica tradizionale non possono che essere assolutisti: è questa la grande frattura che stiamo vivendo in questi tempi, frattura paragonabile alla fine delle grandi monarchie e alla nascita dell'individualismo in Europa.

Io continuo a sperare che, almeno a livello di singole persone, sia possibile rompere il muro - l'ennesimo divide - e far incontrare la precisione e la solidità delle descrizioni assolutiste (la scienza, la legge, la fede) con l'evoluzione e la flessibilità delle storie relativiste (l'arte, la narrazione, la conversazione). Se non altro adesso riesco a non innervosirmi, a non deprimermi, a non litigare quando mi capita di avere a che fare con qualcuno che non ha voglia di vedere che possiamo anche avere visioni opposte eppure condividere lo stesso pianeta (che sia la Terra, i blog o il crocicchio di vie in cui abito, contemporaneamente invaso da bambini che giocano e da spacciatori, contemporaneamente migliorata e peggiorata, contemporaneamente uno dei posti migliori per vivere a Milano e l'orrore).

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11 maggio 2007

Un'anima divisa in due

Felicissima di andare al LitCamp, darei non so che cosa per poter andare anche al BarCampMatera.

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10 maggio 2007

Leggi speciali

Sul caso di Kathy Sierra ovviamente si fiondano anche i quotidiani di carta. Un paio di note al volo - ovvie, forse - prima di andare a letto:

- per quanto orrenda e da condannare sempre, mi sembra asinino parificare (come gravità, come pene) la violenza negli ambienti virtuali a quella reale. per fortuna sono due cose diverse.

- quello contro Kathy Sierra non è stato "sexual harassment" ma vere e proprie minacce di morte, orrende e inquietanti (anche per un uomo, garantisco).

- ci sono delle leggi che valgono sia online che offline: credo che la cosa meritasse una denuncia contro ignoti, ma non credo ci sia bisogno né sia saggio fare leggi speciali per Internet. se fossi stato in Chris Locke, sul cui sito questo è accaduto, avrei comunicato l'IP di quelle persone, e forse l'avrei anche reso pubblico (il che pone una serie di altri rischi non da poco).

- la soluzione qui non è mettere la polizia di Rete, ma diffondere la cultura di Rete e far capire a chi non lo sa che la discriminazione in Rete è grave quanto quella reale perché può fare altrettanto male alle persone. e questo non si fa con la polizia o con le leggi: si fa con l'educazione. delegare alle regole speciali non solo non serve, ma è ammettere la sconfitta, e io non ci credo che questa battaglia culturale non si possa vincere.

tristemente, l'Italia è ancora MOLTO indietro su questo piano rispetto a gran parte degli altri paesi, sia online che nel quotidiano, ed è una cosa di cui ci dovremmo preoccupare tutti molto più spesso.

- rassicuro tutti: il caso di Stronza in SecondLife non è assimilabile a questo, per fortuna. è in buona salute e non troppo scossa :-)

update: a proposito di stampa e allarmismi, prego notare la sobria e equilibrata prima pagina di Metro di oggi

08 maggio 2007

Sarkoquì e Sarkolì

Mi inserisco nella discussione che si svolge sullo squonkblog, partita dall'ormai famosa lettera del lettore (un po' sfortunato, va detto) di Repubblica, per aggiungere un paio di punti, che mi sembrano utili per non cadere nel baratro del "la prossima volta voto il Sarkozy italiano" - che sappiamo tutti chi è:

1. Almeno in Italia, la cosiddetta "emergenza criminalità" è entro un livello del tutto fisiologico, quindi più mediatica che reale. Più in generale, è tradizionalmente alimentata dai media di destra nei paesi di destra, quindi la destra ha tra le sue caratteristiche quella di soffiare sul fuoco accentuando il conflitto sociale (è praticamente il mestiere di Calderoli). Che non mi sembra una soluzione brillantissima.

2. "Se la differenza non sta nelle ideologie, sta nel modo in cui destra e sinistra affrontano la questione criminalità". Vero: con la repressione la prima, con una certa tolleranza, giustificata dall'affermazione precedente, la seconda. E con progetti a lungo termine sul piano sociale (scuole, partiti, associazioni) e pianificando - a livello nazionale poco e male, ok - per il futuro (periferie, educazione civica, educazione fiscale). Tutto quello che fa fatica a trovare spazio nelle regioni amministrate dalla destra, in molte delle quali fiorisce la criminalità organizzata. Semplificazione, ma non lontana dalla verità.
Emilia, Umbria e Toscana (la Liguria non la conosco bene) sono da decenni un laboratorio in questo senso. Se i casini si inaspriscono a Bologna invece di risolversi con la mediazione è perché Cofferati ha un approccio di destra. Quindi sì, la differenza che sta nelle ideologie c'è eccome, oggi.

Ne deriva che votare a destra per risolvere il problema criminalità a lungo termine è come spegnere l'incendio con il kerosene. A meno che non si sia dell'opinione che la Libertà è cedere all'Autorità il potere di fare quello che le pare, come memorabilmente disse Rudolph Giuliani.

Update: c'entra quindi quoto dal NYTimes, che non è esattamente un giornaletto anarchico:
"If Mr. Sarkozy means what he now says about being “president of all the French,” he needs to recognize that there are many equally legitimate ways of being French. And that the problems of poverty and unemployment require much broader solutions than simple law and order."


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06 maggio 2007

E' già chiaro

La parola di maggio è - ahimè - "lag".

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05 maggio 2007

Lunghezze d'onda

Scoprire di soffrire di una menomazione genetica a 40 anni, per quanto affatto grave, non è una bella roba, ma è una di quelle cose che oggi ti succedono grazie a Internet (nello specifico, il post di un blogger egiziano) e vent'anni fa probabilmente non succedevano. Vent'anni fa pensavo che mia madre dicesse che quello era un verde e non un beige perché era vecchia. Ora so che lei aveva - tecnicamente - ragione perché io sono daltonico, e grazie a Wikipedia so di essere daltonico protànope della famiglia dei dicròmati (le traduzioni italiane di queste parole le sto inventando), cioè di quelli che non vedono certe sfumature di rosso.


Una percentuale tra il 5 e l'8% dei maschi ha una qualche forma di daltonismo, la cui origine è ereditaria, congenita e permanente. Non è nulla di grave, anzi è un tratto intrigante nel processo di seduzione dell'esemplare femminile, che si dimostra spesso incuriosito se non compassionevole-infermieristico al riguardo: il genere femminile è affetto dal daltonismo solo allo 0,5% in quanto deve ereditare sul cromosoma X il tratto da entrambi i genitori, mentre al maschio ne basta uno. Anzi alcune di colori ne vedono addirittura 100 milioni.
(se nell'immagine a fianco non vedi un numero, forse hai una pur minima forma di daltonismo)

La vera domanda è: come mai devo arrivare a 40 anni e scoprirlo per caso? Il sistema scolastico e quello sanitario nazionale in tutti questi anni, con tutti quegli esami, non potevano accorgersene e dirmelo?
Nel frattempo però ho scoperto anche altre cose da solo, per esempio che i colori non esistono o perlomeno sono soggettivi, in particolare il rosa (non trovo più il link, ma il rosa e un prodotto dell'incapacità del cervello di interpretare certe lunghezze d'onda). Questo già mi fa sentire meglio.

Bottom line: non chiedetemi se questa camicetta sta bene con questi pantaloni: io da 40 anni per non sbagliare compro tutto o nero, o grigio, o blu.

"Colors are only symbols. Reality is to be found in luminance alone."

"When I run out of blue, I use red."
Pablo Picasso

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Pant pant

Oggi (sabato) alle 13:05 va in onda la sottoscritta intervistata da Tony Siino per http (Radio Time). Potete ascoltarla anche domenica alle 19:05.

Mercoledì mattina (9:30) sono allo IULM per parlare di Blog-Grafie: previste piccanti rivelazioni personali.
Mercoledì pomeriggio, sono alla Hoepli per godermi la presentazione del libro di Sergio.
Sabato 12, LitCamp a Torino.
Sabato 26, FemCamp a Bologna.
4/5 giugno, Interact, Bruxelles.

Quando lavoro? Quando? E cosa mi metto?

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02 maggio 2007

La parola di aprile (fuori tempo massimo)

Quasi dimenticavo: la parola di aprile è "discalculica" (grazie, Typesetter).