I link dei maestrini su del.icio.us (tieni il puntatore sul link e compare la spiega)

29 ottobre 2008

Maestra, i miei amici non mi vogliono bene!

L'abbiamo già visto con Second Life, dove tanta stampa se l'è cantata e suonata da sola, prima eleggendolo a più importante rivoluzione dopo pane e mortadella, poi prendendosi la briga e di certo il gusto di demolirlo. Senza aver cercato di capirlo, o almeno essersi documentati su quel minimo di basi teoriche che sarebbero state necessarie per poter parlare del fenomeno.

Adesso sostituiamo Facebook a SL e il copione si ripete. Certo, si sa: le pagine son tante, i tagli al personale, il sacrificio della qualità rispetto alla quantità... aggungi la necessità di far polverone dovuta al calo degli introiti pubblicitari, e la conseguenza è che qualunque invettiva va bene per riempir spazio. Ma ancora una volta, prima di buttarsi a capofitto a giudicar cose che non si conoscono forse sarebbe bene prima cercare di capirle.

Perché il problema qui è di tutt'altro genere: il fatto è che se crei un evento su Facebook, lo spammi a 700 persone e di quelle se ne presenta solo una, come in tutte le altre situazioni sociali (dalla scuola al lavoro, dagli amici d'infanzia al circolo del cucito) la ragione probabilmente non sta nello strumento (se avessi fatto l'invito per lettera non te la saresti presa con le Poste) né nelle persone (se le hai invitate vuol dire che le stimi).

Il problema, probabilmente, è che a nessuna di quelle 700 persone stai abbastanza simpatico.

26 ottobre 2008

2pixel



"lascio agli altri di passo più spedito la precedenza"

[Spampoetries, mariopischeddainmovement]

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22 ottobre 2008

10 cose che ho capito di Lisbona

La prima cosa è che te l'immagini sgarrupata, scura, buia e claustrofobica come Napoli o i vicoli di Genova, invece è ampia, chiara, luminosa e imperiale, coi vialoni e i palazzoni come Parigi, e le piazzone proprio in riva al mare come Trieste.

La seconda cosa è l'estremo disagio a trovarti per la prima volta da tanti anni in un paese che parla una lingua che non solo non hai studiato, ma non riesci neanche a intuire a orecchio perché la pronuncia non ha niente a che fare con la grafia. Un po' come Londra, insomma.

La terza cosa sono i prezzi, così bassi che sembra quasi di essere a Varsavia a fine anni 80. E festeggi giusto i vent'anni che non facevi una cena completa, dall'antipasto al caffè, vino incluso, con 15 euro.

La quarta cosa è l'odore del pesce che è dappertutto. Tutti cucinano pesce in continuazione, tutti mangiano pesce in continuazione, l'odore di pesce cotto è dappertutto e quello crudo pure. Pescatori, pescivendoli e ristoratori maneggiano i soldi con le mani di pesce e l'odore si trasmette da banconota a banconota in tutto il paese. Ho il portafoglio che sa ancora di branzino.

La quinta cosa è il baccalà. Mai mangiato così buono e in così grandi quantità. Vale la pena solo quello, per il viaggio. Ne hanno millemila modi di cucinarlo e son tutti indimenticabili.

La sesta cosa è che il vinho, verde e non, è buono e fresco e se la tira molto meno che qui e costa la metà che qui e lo bevono tutti.

La settima cosa è che avranno anche inventato il Fado (cosa di cui a volte carinamente ti chiedono scusa) ma non sono per niente tristi. Poi ti rendi conto che il fatto che tu pensassi che potessero esserlo la dice molto più lunga sul paese in cui abiti che sul Portogallo.

L'ottava cosa è che come sopra, solo con la povertà. Invece Lisbona è ricca e ben vestita senza ostentare, e i lisbonesi dimostrano di avere un rapporto con i soldi e con gli oggetti (tipo le auto) molto più sano ed equilibrato degli italiani.

La nona cosa è il mare, che è un fiume ma è così grande che non ci fa caso nessuno. E un vero oceano, poco dietro, che non si vede ma si sente.

La decima cosa è che - come Barcelona e Parigi e Madrid, e forse anche di più- ti ci senti a casa due ore dopo esserci atterrato, e hai voglia di comprarci un bilocale due giorni dopo, e restare lì per sempre.





Chi volesse qualche dritta su ristoranti testati e garantiti, nonché su un buon hotel (così così come camere e servizio, ma di architettura e in posizione spettacolare, e con una terrazza panoramica con piscina da cui è stata scattata la foto qui sopra) può consultare la Google Map preparata da Furio e Magda.

15 ottobre 2008

Digital divide, mò basta

E' un po' di tempo che (mi) ripeto un concetto abbastanza semplice e cioè che le aziende hanno perfettamente capito che Internet è qui per restare e va gestito secondo le sue peculiarissime dinamiche sociali, ma ancora non sanno come, e stanno chiedendo aiuto. A noi. Che continuiamo a spiegargli che dovrebbero usare Internet, ma raramente come. 

In molti casi io penso ancora che "dipende" o "proviamo" siano le uniche risposte oneste a domande senza risposta. In moltissimi casi però il "come fare" è ormai chiaro e consolidato e la differenza tra una strategia fallimentare e una che funziona è una sola: un cliente competente. Cinque anni il mio miraggio era il cliente che "sa di non sapere" e si fida. Per fortuna ne incontro sempre di più così, quindi ho spostato il sogno: voglio dei clienti competenti, più di me se possibile, capaci di sfruttare la mia capacità progettuale fino in fondo. 

Uno dei modi migliori per farlo è condividere il più possibile tutto quello che so. L'ho sempre fatto in forme destrutturate, adesso forse è arrivato il momento di consolidare il tutto: è soprattutto per questo che ho accettato di coordinare questo Master in Marketing & Comunicazione Digitale, organizzato da Ifaf in collaborazione con Apogeo, insomma, tutti i crismi. Qui su Apogeo spiego meglio a Marco Traferri di cosa si tratta.

Il 27 ottobre 6 novembre a Milano presentiamo i contenuti del Master, che è organizzato in 4 moduli per un totale di 15 giornate. I moduli possono essere anche acquistati separatamente, le lezioni sono al sabato, che è un bell'impegno ma almeno può frequentarlo anche chi lavora. Nei prossimi giorni pubblicheremo sul sito Ifaf il dettaglio degli argomenti di ciascuna giornata.

Se sei interessato o conosci qualcuno che può esserlo, fammi un grande favore, mandamelo all'incontro del 6 novembre; è possibile iscriversi:
Ah, i docenti sono uno più bello dell'altro :-)

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09 ottobre 2008

Le grandi domande a Trenitalia

  1. Perché c'è un tetto di spesa per gli acquisti online?
  2. Perché alla macchinetta se cerco di comprare due biglietti per un treno che si rivelerà vuoto mi dice "Disponibilità di un solo posto"?
  3. Perché alla biglietteria mi danno due posti vicini per il treno vuoto, ma alla carrozza 10?
  4. Perché se voglio comprare online il biglietto per un interregionale viene applicata la tariffa a/39, cioè biglietto già convalidato solo per quel giorno e quell'ora, e valido solo se stampato?
  5. Perché online devo scegliere la tariffa invece di avere Standard di default?
  6. Perché online mi fa vedere la tariffa Amica anche se per quel treno non è disponibile?
  7. Perché il designer di Cento Stazioni ha scelto un lettering bianco su sfondo trasparente, oggettivamente inusabile?
  8. Perché se voglio usare più di due carte di credito con lo stesso account ricevo questa mail:
Puoi richiedere l'autorizzazione ad utilizzare più di due carte di credito con la tua utenza inoltrando, tramite fax al numero 06/44104036 o tramite e-mail all'indirizzo di posta areaclienti@trenitalia.it, la seguente documentazione:
- il testo di questa e-mail,
- la tua user id,
- un recapito telefonico,
- la fotocopia/scansione di un documento di riconoscimento dell'intestatario della user-id,
- la fotocopia/scansione del codice fiscale,
- una breve descrizione del motivo per cui richiedi l'autorizzazione ad utilizzare più carte di credito
Entro 48 ore riceverai l'esito della tua richiesta tramite una email al tuo indirizzo di posta elettronica.

Devo andare avanti?
E soprattutto, perché perdo tempo a farmi queste domande?

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07 ottobre 2008

Reality bites

Io sono una di quelli che "detesta avere sempre ragione", perché poi arrivano i dinosauri e ti fanno il culo.

Mi piacerebbe però che qualcuno si alzasse e dicesse, ehi, ma vi ricordate quei ragazzini idealisti e rompicoglioni col culetto al caldo che da una decina d'anni rompono il cazzo che un mondo globalizzato e dominato dalla produzione di ricchezza fine a se stessa è impossibile?

Io ero una di quelli, di quelli che piangevano (un anno dopo) a Piazza Alimonda, una di quelli che all'11 settembre hanno pensato ai morti degli altri, ai morti prima, una di quelli che quando Naomi Klein in No Logo scriveva di invasione di tutti gli spazi da parte della pubblicità pensava che un po' esagerasse e adesso si ritrova il "Teatro Ciak Webank.it" e il "Teatro Ventaglio Smeraldo", una di quelli che globalizzazione sì, ma dei diritti umani e delle regole, una di quelli che diventar ricchi è un diritto se ne sei capace, ma senza produrre niente è come minimo una cosa triste che poi scompare perché non è mai esistita, e se non esiste l'unica cosa per cui hai vissuto tu sei morto da anni, e io in piazza ci sono andata perché quel mondo lì non è solo che non mi piaceva, è che proprio non poteva stare in piedi e adesso vorrei che qualcuno si alzasse e mi dicesse, ehi, ragazzina, ma non è che forse avevi ragione?

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