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17 ottobre 2007

Mestruo indi sono

Quando in una serie tv o in un film c'è un personaggio psicotico - tipo la mamma di Abby in ER o la figlia di Erin Driscoll in 24 - la caratterizzazione del personaggio ha sempre a che fare con il rifiuto di prendere le medicine che dovrebbero renderlo "normale". Lo spettatore assennato scuote la testa, si immedesima coi parenti, inveisce contro gli sceneggiatori e non capisce perché diamine questo qui non si vuole curare. Io sì.

Ho smesso di prendere la pillola anticoncezionale tre volte nella mia vita, tutte e tre le volte perché la pillola, appiattendo il ciclo, mi rende "normale". Sul bugiardino la chiamano depressione, ma non so se è corretto: è che senza gli alti e bassi del ciclo ormonale io intellettualmente divento un'ameba. A me piace tutto del ciclo ormonale, mestruazioni comprese. Anche se il mio ex fidanzato faceva i cerchietti rossi sul calendario per ricordarsi che nei giorni precedenti non doveva assolutamente contraddirmi. Anche se - invecchiando - alla rabbia rissosa della sindrome premestruale si aggiunge la tristezza profonda di quello sgocciolamento che significa che un altro ovulo è andato e che non stai assolvendo al tuo dovere biologico. Anche se, avendo un ciclo breve, a volte mi sembra che le mestruazioni precedenti non siano neanche finite, tanto vola il tempo.

E' vero, non ho mai avuto mestruazioni lunghe o dolorose, quindi viaggio leggera quando affermo di vivere meglio quando un paio di volte al mese la natura mi ricorda che sono un animale.
Un animale che va in calore - su, sorelle, rinuncereste all'ovulazione? Con quell'istinto insinuante di strofinarti al primo maschio passabile che ti attraversa la strada? Quei giorni del mese in cui capisci perché per gli uomini i preliminari sono una tale palla, vogliamo dirlo?
Un animale di cui si decompone un pezzo ogni 24 giorni, sanguina (e non muore, cit), puzza, sclera, cerca la rissa, piange, ride, all'improvviso si placa, ti guarda negli occhi e sa che stai pensando "questa ha le sue cose".
Ebbene sì, e non solo: non sai quello che ti perdi.

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