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26 gennaio 2008

[Repost] Punto Informatico: Business e libertà negate

Quest'anno ho perso le prime due puntate della tredicesima serie di ER - Medici in prima linea, con conseguenti crisi di disperazione e nervosismi nei confronti del servizio pubblico. Ho scoperto che la lunga astinenza era finita giusto in tempo per vedere la terza puntata, con bimbi già nati, nodi già sciolti e tutta una nuova storia in corso. Avrei voluto poter registrare la terza puntata e vedere prima le due puntate precedenti, ovviamente: in un mondo normale io dovrei poter acquistare o noleggiare le due puntate perse, pagando una cifra ragionevole (ai produttori, alla rete televisiva, a un servizio terzo, alla municipalità di Chicago, fate voi).

Invece no: l'unica chance che ho oggi in Italia di rivedere le due puntate perse della mia serie tv preferita è scaricarle abusivamente, alla faccia degli spot antipirateria. Anche i servizi di Personal Video Recorder offerti da Vcast o RickyRecords funzionano solo se programmi la registrazione prima, quando sarebbe così semplice mettere in vendita anche dopo almeno i programmi dai maggiori dati di ascolto.

Non a caso, uno degli annunci più rilevanti del keynote di apertura di Steve Jobs al MacWorld 2008 è stato l'iTunes Movie Rental, cioè la possibilità (per ora negli USA) di noleggiare un film online. Grandi applausi e invidie perché Steve Jobs sta riuscendo a replicare con i film il miracolo già fatto con la musica: convincere i distributori più importanti a vendere e a noleggiare i loro contenuti online a condizioni non vessatorie. Ora, ci si abitua a tutto, ma pensateci un attimo: vi sembra normale che sia necessaria abilità commerciale e fascino personale per convincere un distributore ad aumentare il proprio bacino d'utenza e a conquistare un nuovo mercato? Il problema non si pone solo con le merci digitalizzabili, come musica e film: è un mese che cerco di comprare un paio di scarpe di cui conosco modello, colore e misura (e prezzo, non indifferente). La mia unica chance è trovarle in un negozio che le ha in catalogo (online o offline, poco cambia). Posso ordinarle in negozio? No. Posso ordinarle al produttore? No.

Un esempio meno frivolo? L'anno scorso ho inseguito per mesi i commerciali delle compagnie telefoniche mobili (tutte e quattro) per poter avere l'onore di un contratto (business), mentre la loro pubblicità (consumer) impazzava ovunque girassi lo sguardo.

Le critiche e i fastidi nei confronti del marketing aziendale (quasi sempre identificato, anche dalle aziende, con la comunicazione) si concentrano esclusivamente sull'eccessiva pressione e manipolazione per spingerci all'acquisto di beni e servizi di cui non abbiamo bisogno e/o a un prezzo eccessivo. È ovvio: ci accorgiamo solo di ciò che vediamo. Più difficile fare caso a quello che non vediamo, e cioè i prodotti di cui abbiamo bisogno e che nessuno offre, i servizi che ci semplificherebbero la vita e che nessuno sembra in grado di offrire, come già notava Marlenus nei commenti a un precedente articolo.

In sintesi, ci manca la libertà di comprare ciò di cui abbiamo bisogno, come e quando ne abbiamo bisogno, senza dover sottostare alla burocrazia, al protezionismo e alla lentezza di aziende che sembrano incapaci di capire che "digital marketing" non significa "banner e DEM" ma un modo completamente nuovo di rispondere ai bisogni dei clienti: invece di cercare di indovinarli, basterebbe ascoltare.


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9 Commenti:

Alle 3:11 PM, gennaio 26, 2008 , Blogger Otto_Vask ha detto...

Noin è un problema di marketing. E' l'Italia intera che è lenta, lentissima se confrontata al passo di cambiamento del mondo. Le ragioni sono molte, minore livello di istruzione rispetto all'europa e ai paesi emergenti, forte peso del vaticano, della sinistra antagonista e della destra più becera, il sistema televisivo più concentrato del mondo, forte presa di una certa cultura dell'approssimazione.

Così sono diventate lente le aziende, le persone i sistemi, la politica. Come consumatori subiamo il fascino dei modelli più avanzati ma come persone non siamo in grado di realizzarli.

 
Alle 6:39 PM, gennaio 26, 2008 , Anonymous Michele ha detto...

Otto, sono d'accordo con te su tutto, ma non vedo cosa c'azzecchi il Vaticano con la distribuzione di beni in Italia. Ma per favore!

 
Alle 6:58 PM, gennaio 26, 2008 , Blogger Otto_Vask ha detto...

Il vaticano c'azzecca molto con certo conservatorismo e certa chiusura al nuovo e al cambiamento che caratterizza la società italiana negli ultimi venti anni.

 
Alle 7:08 PM, gennaio 26, 2008 , Blogger mafe ha detto...

Nessuno nega il ritardo italiano, ma negli altri paesi ci sono gli stessi problemi.
La NBC non vende online le puntate di ER (pubblica un "recap" di due minuti), nè sul suo sito né su iTunes. Le scarpe che cerco sono di uno stilista americano che non accetta ordini specifici dai suoi importatori; questo modello è online su un solo store americano che non consegna in Europa.

Pensa anche solo alla storia del DVD: nato per essere un formato universale e corretto in corsa con l'assurdità delle "regioni" per mere ragioni di protezionismo locale.

L'Italia è in ritardo, ma anche il marketing lo è, e di brutto.

 
Alle 8:10 PM, gennaio 26, 2008 , Blogger Otto_Vask ha detto...

Questo post è stato eliminato dall'autore.

 
Alle 10:19 PM, gennaio 26, 2008 , Blogger Otto_Vask ha detto...

Non nego che esista in generale, nel mondo, una crescente pressione del consumatore postmoderno nella domanda di prodotti e servizi sempre più innovativi, giusti, personalizzati, coerenti con le attese. Non nego nemmeno che questa domanda sempre più sofisticata non sempre sia soddisfatta o anticipata nel migliore dei modi. Per quanto riguarda in particolare la distribuzione digitale di contenuti è certo che da anni si è creata una enorme spinta dal basso, dagli utenti, ed è altrettanto certo che i detentori di diritti su contenuti digitali/digitalizzabili faticano a trovare un modo profittevole per confrontarsi con questo cambiamento. In merito ho pubblicato già qualche anno fa su economia e management on line un articolo che focalizzava questa situazione con riferimento al mercato dell’advertising televisivo e al relativo processo di digitalizzazione in atto che si può leggere anche qui http://tinyurl.com/2p4rwp . Ancora oggi il problema è mondiale, anche se in Italia sembra essere accentuato dalla concentrazione del mercato televisivo, dalla minor penetrazione dei PC, della rete e della banda larga.

Chiarito che il problema – che per il marketing è anche una interessante sfida - esiste, è però anche vero che va inquadrato in un contesto più ampio. Per esempio, per quanto riguarda la distribuzione di beni fisici che citavi o l'erogazione di nuovi servizi, nel nostro paese ci scontriamo in tutto e per tutto con l'immobilismo che ne è sempre più caratteristica peculiare. Qui infatti siamo largamente in ritardo su tutti i fronti proprio rispetto agli altri paesi sviluppati: efficienza della logistica e del sistema di trasporti, frammentazione del sistema distributivo, ampiezza della merceologia disponibile sul mercato, rapporto distribuzione tradizionale/distribuzione moderna, etc.

Ed è qui che si manifesta un problema che non è (solo) del marketing ma proprio dell'italia. Oltre alle peculiarità culturali già citate nel primo post ricordo la burocrazia, un sistema finanziario largamente ingessato e fortemente avverso al rischio, la mancanza di stabilità politica, un sistema fiscale pesante ma largamente inatteso dai contribuenti da cui consegue una distorsione della concorrenza, la criminalità organizzata specie nel sud, un sistema giuridico inaffidabile con tempi biblici e più volte sanzionati dalla UE, una Pubblica amministrazione molto costosa ma che non offre servizi all'altezza degli altri paesi europei, infrastrutture sempre più obsolete. Mi fermo qui.

Paragonato agli USA, ai paesi UE più evoluti, ai paesi asiatici emergenti o già emersi, il contesto italiano è estremamente sfavorevole allo sviluppo di nuovi prodotti/servizi o di aziende innovative. E in un ambiente così sfavorevole la causa dell'arretratezza dei nostri mercati più che alle difficoltà del marketing - che certamente esistono – va attribuito al contesto estremamente penalizzante. Non è un caso che in contesti più favorevoli come ad es. la Silicon Valley le nuove idee, i nuovi prodotti, i nuovi modelli di business nascano a velocità per noi impensabili. L’Italia della seconda repubblica è un’italia che di fatto non è stata guidata. Mentre il mondo cambiava ha continuato imperturbabile a ragionare con i vecchi schemi mentali, ed ecco i nostri politici, le nostre aziende lente e spesso poco affidabili, l’inerzia e la stanchezza dei cittadini.

Cambieremo, certamente. E sarà per le spinte che già oggi si manifestano e che arrivano dal resto del mondo. Ma il cambiamento potrà essere doloroso o fantastico a seconda di come sapremo gestirlo. E temo che per il momento sarà molto più facile sbattere la faccia contro le difficoltà piuttosto che godere della bellezza del futuro che si srotola nelle nostre vite.

 
Alle 5:30 PM, gennaio 27, 2008 , Blogger Otto_Vask ha detto...

Interessante notare che proprio oggi è stata annunciata la prima risposta seria del marketing - dopo Itunes delle major - alla pressione dal basso di cui parlavo. Dalla mezzanotte di oggi nasce infatti qtrax servizio supportato dalle 4 grandi major http://tinyurl.com/272rnm per il download digitale legale, pagato dalla pubblicità. Non conosco nel dettaglio il servizio e le sue limitazioni ma è una notizia estremamente rilevante per la partecipazione diretta di sony-BMG, EMI e Warner che con i loro cataloghi coprono la larga parte della fruizione musicale nel mondo.

A triste conferma del quadro già tracciato per il nostro paese, il servizio per il momento non verrà attivato in Italia.

 
Alle 4:44 PM, gennaio 28, 2008 , Blogger PippaW ha detto...

Concordo al 100%. Se pensi che la ABC mette a disposizione degli utenti americani le puntate di LOST sul sito della trasmissione, appena vengono trasmesse.

Una precisazione, il servizio di "Movie rentals" di Apple è in realtà un "Video on Demand" (come quello delle tv satellitari, Sky compreso). Non che cambi nulla nel senso di questo post.

 
Alle 8:04 PM, gennaio 28, 2008 , Anonymous Roberto ha detto...

Vorrei contattarti in privato per spiegarti la faccenda del page rank del mio blog. Sembra una questione personale ma non lo è. Te lo assicuro.

Mi è chiara la differenza tra eogare un servizio e regalare un servizio, ci mancherebbe. Ma mi è anche chiaro cosa significhi prendere in giro e cosa essere seri.

Sai non è una sottile differenza se io decido di regalare un servizio che fa classifiche di siti.

Con stima.

Rob.

 

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