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18 novembre 2007

Honor the conversation, marketer! (Weinberger allo IAB)

Credo sia giusto dare atto a una parte del marketing e dell'advertising italiano di aver fatto dei passi avanti. Parlando solo degli eventi che conosco da vicino, chiamare Weinberger allo IAB forum a parlare a una platea di puro marketing (qui il video) o affidare la tavola rotonda di apertura dell'EBA forum a dei blogger sono cose che solo 3 anni fa erano impensabili. Gli interventi di Layla Pavone e Mauro Lupi ad apertura degli eventi dimostrano competenza e consapevolezza dei cambiamenti avvenuti.
Però non basta.

Se 10 anni fa il marketing italiano predicava male (Internet è per pezzenti sfigati) e razzolava male, dieci anni dopo predica bene ma razzola ancora male. Presentare un relatore significa anche aderire ai suoi contenuti, o almeno riconoscere che quello che viene a insegnare sono best practice da seguire. Invitare Weinberger a parlare ai propri associati e ignorare tutte le sue indicazioni su come comunicare in Rete oggi non è più un faux pas: è [letto come] un atto consapevole.

L'invito più evidente di Weinberger allo IAB è "honor the conversation", cioè mettete in pratica tutte quelle attività necessarie a far sì che le persone possano discutere a partire da e attorno a i vostri contenuti. Ma IAB Forum pubblica l'intervento usando un sistema proprietario di Adobe che non consente né lo scaricamento, né l'embedding del video sui blog, né il più basilare e scontato spazio per i commenti. Non lo mette su YouTube se non in versione ridotta a cura di Blogosfere (e la pratica dell'estratto è quasi peggio della mancata pubblicazione). Non incoraggia la conversazione, non consente la disseminazione dei contenuti, non linka nulla. Non interviene ufficialmente in alcun thread di commenti sull'evento. Soprattutto, ancora una volta, non linka queste conversazioni.

Niente link contestuale al blog di Weinberger (il che è molto scostumato), niente link alla voce Weinberger su Wikipedia, niente rassegna dei blog che ne hanno parlato. Niente di niente: una cattedrale nel deserto. E questo nonostante gli inviti espliciti dello speech siano "put us in charge", "letting go of the information increases dramatically the value of your business", "no dead ends" (cioè niente pagine senza link in uscita).

Ora non so se sia il caso di chiarire che Zio Weinberger è una delle risorse più preziose che abbiamo oggi riguardo alla Rete. Non so se è il caso di dire che tutto quello che sentiamo rivelare allo IAB forum e all'EBA forum sono cose che [tra blogger] discutiamo da anni. Non so se è il caso di sottolineare che quello di cui si sta discutendo oggi in un barcamp sarà presentato tra un anno a Berlino o Parigi, e riportato, con l'aggiunta di un paio di brutte slide, tra due anni in un convegno dello IAB forum. L'abbiamo visto succedere con i microformati, le folksonomie, i mash-up, qualunque tema. Noi di queste cose abbiamo già parlato da tempo. Le sappiamo già. Questi eventi non sono per noi: sono per capirvi tra di voi.

E allora, associazioni di marketing, PR, advertising, se davvero volete capire fatevi un favore: entrate nella conversazione, e fatelo per voi stessi, non per noi consumatori. Il nostro stipendio non dipende dalla visibilità o dal page rank su Google. Noi queste cose le sappiamo già. Abbiamo già una rete di competenze che ci aiuta a scegliere i prodotti. Non siamo noi che abbiamo bisogno di voi, semmai viceversa, e appena le aziende se ne accorgono rischiate che vi ritengano inutili.
Vogliamo fare una gara a chi difende meglio la posizione acquisita o vogliamo aprire una conversazione? Noi consumatori siamo disposti a discutere, anzi moriamo letteralmente dalla voglia di discutere. Accettarci come interlocutori è una vostra scelta, ma sia chiaro che non siamo noi che ne abbiamo bisogno.

59 Commenti:

Alle 7:38 PM, novembre 18, 2007 , Blogger Gaspar ha detto...

Quando dici queste cose ti guardano con un sorrisino, ti danno ragione, e poi tirano fuori la casalinga di Voghera, e voi siete troppo avanti, e la gente è troppo pigra, e le masse non vogliono pensare...

Vedrai, quanto è stupida la gente. Aspetta e vedrai.

 
Alle 7:55 PM, novembre 18, 2007 , Blogger dotcoma ha detto...

beh, è anche vero che noi predichiamo bene e razzoliamo non so quanto bene da... 7 anni? Io, personalmente, non tanto bene, visto che quello che ho fatto, l'ho fatto comprando quellamerda che è l'advertising...

altra cosa, questi signori, i signori del marketing e i venditori di banner, non hanno voluto provare a capire i propri errori quando tutto andava male (2001-e-seguenti). Perchè mai dovrebbero farlo oggi, che sembra senon di nuovo il 1999, certo un buon periodo per loro?

 
Alle 8:46 PM, novembre 18, 2007 , Anonymous Mauro Lupi ha detto...

Ciao Vanz, perché non ti associ a IAB e ci dai una mano a fare e seguire tutte le cose (giuste) che dici?

Ovviamente gratis, come tutte le cose fatte dalle persone dell'Associazione!

 
Alle 10:15 PM, novembre 18, 2007 , Blogger dotcoma ha detto...

Mauro,

scusami la franchezza, ma secondo me dovreste piuttosto *pagare* (e bene, anche) qualcuno per stare dietro ad esempio al vostro sito, che è un sito che sa di morto, che ha un ultimo comunicato stampa che è di aprile 2007 e che ha un blog "in outsourcing". Altro che gratis...

 
Alle 10:53 PM, novembre 18, 2007 , Blogger [m]m ha detto...

Oggi pomeriggio ho guardato un po' di tv (per caso). Confermo, le masse non vogliono pensare :)
Insomma, io credo che il marketing possa veramente conversazione' solo quando ci saranno abbastanza persone 'illuminate' da apprezzarlo.
Per adesso testimonial e telepromozioni, fidatevi, funzionano.
(detto con tristezza, eh)
ciao
gluca

 
Alle 11:01 PM, novembre 18, 2007 , Blogger vanz ha detto...

Gaspar, non è più così, ti assicuro. Adesso ti dicono che hai ragione e non tirano più fuori la casalinga di Voghera. Secondo me ancora parecchi lo pensano (anzi, più lo sperano) che quella del potere del consumatore di Internet si riveli una bufala, ma non lo dicono più pubblicamente. I numeri non lo consentono più.

Il problema adesso è che le aziende non sanno come passare dalla teoria alla pratica.

Che sarebbe anche facile spiegarglielo, ma per realizzarlo bisogna schivare una tale quantità di ostacoli interni (burocratici, procedurali, tecnologici, gerarchici e culturali) che ti assicuro che anche solo aprire un blog diventa un inferno che si protrae per mesi o anni.

Anche per questa ragione ti ci metti solo in due casi: 1) ti pagano molto bene e 2) vedi che ci sono delle reali possibilità.

Per fortuna di reali possibilità, cioè di aziende che si svegliano, ovvero che realizzano che devono farlo per questioni di sopravvivenza, ce ne sono sempre di più.

 
Alle 11:11 PM, novembre 18, 2007 , Blogger vanz ha detto...

Gianluca, non è più questione di masse, semmai di generazioni, più probabilmente di singoli individui.

La TV generalista è così perché è rimasta appesa all'unico pubblico che le resta: over 60, scarsa scolarità, residente al sud.
I teenager ormai la TV manco sanno più cos'è. L'audience più giovane è talmente frammentata che non riescono più nemmeno a mirarla.

E questi stanno GIA' conversando tra di loro: hai mai visto un sedicenne davanti a un PC?

Non facciamo l'errore deduttivo di derivare la qualità delle persone da quella dei media di massa. I media di massa mirano al minimo comune denominatore culturale: inizialmente lo facevano per missione, ora perché solo così pensano di poter sopravvivere.

 
Alle 11:17 PM, novembre 18, 2007 , Blogger vanz ha detto...

Mauro, dello statuto dello IAB non so molto: da quello che so non sarà Confindustria ma non mi sembra povero. Capisco perfettamente che tu ritenga giusto collaborarvi gratuitamente, ma siamo tutti diversi e io ritengo più utile impiegare il mio tempo gratuito a fare altre cose.

Però io penso che qui non sia tanto un problema di volontariato quanto di allocazione delle risorse: magari si potrebbe evitare qualche spesa in pubblicazioni cartacee patinate e dedicarla a qualche risorsa in più a occuparsi del sito.

Peraltro pensavo che questo post potesse essere interpretato come un apporto utile, ma tant'è. Forse ho sbagliato tono.

 
Alle 11:45 PM, novembre 18, 2007 , Blogger [m]m ha detto...

Vanz, forse io sono pessimista, lo ammetto. Ma cerchiamo anche di non illuderci troppo sul fatto che le aziende possano da domani pomeriggio vivere senza pubblicità 'tradizionale' monodirezionale, senza direct marketing, ecc., perchè non è così, e non lo sarà per tanto tempo.
E a complicare le cose: i 16enni davanti al PC conversano sì tra loro, ma non hanno la stessa visone ipercritica verso la pubblicità che abbiamo noi della generazione di mezzo: sanno che è pubblicità, la guardano, ci giocano, giudicano, ma non escludono a priori l'interazione con le marche che preferiscono.
E' un mondo complesso.
ciao
gluca

 
Alle 12:06 AM, novembre 19, 2007 , Anonymous markingegno ha detto...

Condivido il pessimismo pragmatico di Gianluca, ma spero che non siano necessari altri dieci anni per arrivare al "predicare bene e razzolare bene".

 
Alle 12:16 AM, novembre 19, 2007 , Blogger vanz ha detto...

perchè non è così, e non lo sarà per tanto tempo

sono d'accordo che non è ancora così e che esistono ampi strati di popolazione ancora soggetti alla pubblicità tradizionale, ma non credo nessuno sappia quanto tempo richiederà la trasformazione.

ma anche queste persone avrebbero bisogno e pubblicità utile e informativa, invece di quella priva di contenuti e di utilità che trovano oggi. che sia offline o online poco importa.


non hanno la stessa visone ipercritica verso la pubblicità che abbiamo noi

vero: infatti secondo me stanno sviluppando una visione molto più critica e smaliziata della nostra :)


non escludono a priori l'interazione con le marche che preferiscono

uno dei punti era proprio che noi consumatori non escludiamo per niente l'interazione, anzi la desideriamo fortemente.
l'interazione bidirezionale, però. cioè siamo disposti ad ascoltare e dialogare solo se veniamo a nostra volta ascoltati.

 
Alle 8:13 AM, novembre 19, 2007 , Blogger dotcoma ha detto...

aggiungo, sicuro che Mauro sa bene che lo faccio in buona fede, che secondo me le riviste patinate di cui parla il Vanz sembrano spesso fatte piuttosto per gonfiare l'ego di un certo numero di personaggi di questo mondo (non Mauro) - esattamente come succede per la pubblicità offline, sottolineo - che non invece per parlare di cosa davvero si fa online, di case history interessanti etc.

 
Alle 8:25 AM, novembre 19, 2007 , Blogger Maurizio Goetz ha detto...

Ma che cosa hai mangiato ultimamente? Mi sembri in forma. Fatemi sapere dove devo firmare, concordo su tutto.
Aggiungerei che ai convegni delle associazioni della comunicazione si continuano ad invitare le stesse persone che si mettono in bocca i nuovi concetti ma poi si continua a procedere come prima. Gli ospiti alla Weinberger appaiono un po' come lo specchietto per le allodole. Da tempo sostengo che abbiamo oggi un disperato bisogno di meno convegni e più progetti di formazione e più di ogni altra cosa un ricambio totale dei vertici.

 
Alle 8:33 AM, novembre 19, 2007 , Blogger Maurizio Goetz ha detto...

Due appunti. Riconosco allo IAB che sta facendo un grande sforzo, ma Mauro sa bene che l'iscrizione allo IAB non è gratuita, per questo anche se Vanz volesse non potrebbe lavorare gratis come associato. Per quanto concerne le riviste patinate, molte di esse sono il trionfo delle celebrazioni degli inserzionisti e non permettono certo una comprensione di cosa stia cambiando nel mondo della comunicazione. Io articoli e post interessanti e critici in modo intelligente e costruttivo sul marketing li leggo solo sui blog, oppure qualcuno conosce altre risorse da consigliare?

 
Alle 8:46 AM, novembre 19, 2007 , Blogger dotcoma ha detto...

Bello, questo thread. Vanz, quanti soldi vorresti per concedere l'autorizzazione a pubblicarlo anche sul sito di IAB? E: vuoi ancora di più o, al contrario, fai uno sconto, se lo pubblicano anche su dette riviste patinate? :)

 
Alle 9:01 AM, novembre 19, 2007 , Blogger mafe ha detto...

[m]m, non è questione di "rinunciare" alla pubblicità tradizionale monodirezionale. E' questione di cambiare atteggiamento. Io non consiglierei mai a un cliente di tagliare gli investimenti su tutti gli altri media (per tutta una serie di motivi), ma di cambiare radicalmente approccio sì). Lo sappiamo tutti quanto gli spot belli siano volontariamente visti su YouTube, no?

Mauro, non ti arrabbiare: penso che raccoglieremo il tuo suggerimento, ma sei sicuro che vogliate due pesti allo IAB? Io sono più morbida, ma il Vanz non le manda a dire neanche di persona ;-)

 
Alle 9:31 AM, novembre 19, 2007 , Blogger Maurizio Goetz ha detto...

Non mi sembra che nessuno abbia mai detto che la pubblicità "unidirezionale" debba essere abolita, forse occorrerebbe spiegare meglio il significato di cambio di atteggiamento. Proverò a buttare giù anche io qualche riflessione, eppure mi sembrava che da più parti in giro se ne era parlato molto.
@Mafe tu non sei morbida, tu ci giri sempre intorno. Ora c'è invece bisogno di chiarezza e di post diretti, per questo ho apprezzato molto questo.

 
Alle 10:20 AM, novembre 19, 2007 , Anonymous Anonimo ha detto...

touchée ;-)

 
Alle 10:23 AM, novembre 19, 2007 , Blogger [m]m ha detto...

@mafe&maurizio: allora ok, stiamo parlando della stessa cosa - se è un cambio di atteggiamento. il post di vanz mi sembrava piu' drastico :)
@vanz: non sono sicuro che nel caso dei 16enni si tratti della stessa interazione/conversazione come la intendiamo noi. L'altro giorno ho visto mio nipote crogiolarsi con le collezioni di immagini (e giochini java) di Lamborghini, Ducati o non so quali popstar/brand appena 'interattivamente' scaricate dal loro sito.
Cmq concordo che sia un thread interessante :)

 
Alle 10:23 AM, novembre 19, 2007 , Anonymous Mauro Lupi ha detto...

No, non mi sono arrabbiato, anzi, ben vengano gli input e le critiche. E' solo che cercavo di pensare a come mettere in pratica i suggerimenti e ricondurli al "chi lo potrebbe fare".

In IAB attualmente "le cose" vengono realizzate su base volontaria. C'è un segretario che è una risorsa fissa, ma il Consiglio non ha ritenuto di spendere i soldi dei soci in persone, almeno fino ad oggi. C'è un'idea di staff ma le economie iniziano ad esserci solo da quest'anno.

Quindi le scelte sono spesso ocndizionate dal fare ciò che è realisticamente possibile fare, intendendo con questo l'utilizzo di partner (es. Blogosfere per il blog) così come il panphlet (unica pubblicazione "patinata") che si regge sull'ovvio (per le Associazioni, intendo) equilibrio tra visibilità e contenuti riuscendo ad avere un impatto economico marginale sull'Associazione.

Comunque, bel thread! ;-)

 
Alle 10:31 AM, novembre 19, 2007 , Blogger vanz ha detto...

Io sono più morbida, ma il Vanz non le manda a dire neanche di persona ;-)

Ma dentro siamo buoni entrambi. La verità è che l'approccio poliziotto buono/poliziotto cattivo è sempre quello che garantisce più risultati :)

 
Alle 10:37 AM, novembre 19, 2007 , Blogger vanz ha detto...

In ogni caso quello che voleva sottolineare il post (al di là della tirata finale che ripropone gli stessi contenuti espressi da Zio David) è che quella pagina del video si faceva nello stesso modo ottenendo risultati di diffusione e feedback decisamente migliori affiancando in una semplice tabella un embed di youtube e un embed di slideshare.

E, sospetto, spendendo decisamente meno, perché non credo che il sistema di pubblicazione di Adobe sia gratis.

 
Alle 11:28 AM, novembre 19, 2007 , Anonymous Mr Oz ha detto...

Mauro, come puoi proporre di lavorare gratis per un'associazione il cui obiettivo è "contribuire allo sviluppo del mercato dell’advertising su Internet nel nostro Paese"?

Esprimersi con tali ossimori non è il modo migliore per dimostrare la bontà della propria missione.


Vanz, il tuo post centra il segno. L'intervento di Zio David è apparso subito come una perla più unica che rara. Quanti dei "player" dell'advertising ci credono? Quanti sono rimasti sinceramente colpiti dalle sue parole? Quanti ne faranno tesoro?

Io credo che (quasi) tutti continueranno a "fare tesoro" come hanno sempre fatto.

Se IAB stessa non mette in concreto le idee in cui dice di credere...

Le parole di Weinberger parlano di rivoluzione, di cambio generazionale, di nuove persone che pensano in modo nuovo.

"Honor the conversation" non è un plug-in che si installa nell'azienda. Non si può prendere il responsabile marketing di un'azienda e "upgradarlo" alla versione 2.0 del Marketing. Ci vogliono persone che ci credono, che lo vivono.

 
Alle 11:59 AM, novembre 19, 2007 , Blogger mafe ha detto...

[m]m, ma è proprio il fatto che per conversare si scarichino le foto dei brand che amano a essere la migliore ragione per cambiare strategia (per le aziende).

Maurizio, prendo atto del tuo giudizio, a me non sembra proprio di essere una che gira intorno alle cose, mi sa che ti sei perso qualche post.

Mr Oz, lavori gratis per un'associazione se e quando ti conviene, certo non per beneficenza (altrimenti vai a Medici senza Frontiere): a me e al Vanz (in quanto imprenditori) converrebbe, decisamente. Infatti ci stiamo pensando sul serio da un po'.

 
Alle 12:16 PM, novembre 19, 2007 , Blogger mr oz ha detto...

Mafe, "lavori gratis per un'associazione se e quando ti conviene", sacrosanto. Aggiungerei che uno è libero di fare quello che vuole.

Solo che bisogna vedere di cosa si occupa quella data associazione...

Lavorare gratis per la diffusione dell'advertising mi sembra paradossale.

Se questo è il marketing 2.0 allora faccio subito un downgrade.

 
Alle 12:43 PM, novembre 19, 2007 , Anonymous Dario Salvelli ha detto...

Bel post che credo vada preso come esempio non solo dallo IAB: come ha detto anche Goetz nei commenti sono convinto ci vorrebbero meno convegni e più progetti di formazione.

 
Alle 1:01 PM, novembre 19, 2007 , Blogger dotcoma ha detto...

Mr. Oz, tu - giustamente, secondo me - fai un downgrade. Per far fare un upgrade a IAB, viceversa, giustamente vuoi essere pagato, eccheccazzo.

Mafe e Vanz, che fanno (ok, non solo, ma anche) progetti di UCG per 'editori' che possono così risparmiare sui giornalisti (semplifico, eh) e poi vendere banner sulle 'commiuniti' - che è poi l'idea di cosa sono le community e i social network o i blog etc che hanno in IAB, sia ben chiaro - invece, da un po' di lavoro gratis per IAB avrebbero solo da guadagnare. Sono persone per bene e le cose che Vanz dice in questo post, sono sicuro che le direbbero anche a quelli di IAB, così come sono sicuro che riceverebbero dei sorrisini di circostanza (tipo: anvedili, i rifondaroli del web) e poco più. Ma un po' di business potrebbero farne, e non c'è nulla di male, in effetti.

 
Alle 1:15 PM, novembre 19, 2007 , Blogger dotcoma ha detto...

business as usual, però, alla fin della fiera.

 
Alle 1:58 PM, novembre 19, 2007 , Blogger mafe ha detto...

Dotcoma, noi veramente siamo pagati soprattutto per i "progetti speciali", ché i banner delle community (come già detto) hanno redemption molto basse (e se fai un giro sulle community gestite da noi vedrai che le posizioni pubblicitarie nelle pagine delle community sono minimali).

Sai, faresti miglior figura a parlare di cose che sai :D

 
Alle 2:04 PM, novembre 19, 2007 , Blogger dotcoma ha detto...

ma "progetto speciale" chevvordì, esattamente? (così mi istruisco)

che a CPM non rendono, quindi lo vendo "a settimana" o "al mese", come è giusto e normale che sia e come sono abituati a comprare sulla rivista e quindi nessuno si preoccupa di tracciare i click e tutte quelle cose noiose lì? ;-)

 
Alle 2:16 PM, novembre 19, 2007 , Blogger Maurizio Goetz ha detto...

Qui si impone un chiarimento, perchè occorre intendersi sui termini. Una concessionaria di pubblicità intende per progetto speciale tutto quello che si differenzia dalla pubblicità tabellare, mentre spesso un cliente intende con lo stesso termine un progetto fatto su misura per lui. E' evidente che quando i due termini sono intesi per dire due cose differenti, si creano i malintesi.
Questo per dare risposta a "dotcoma".

 
Alle 2:19 PM, novembre 19, 2007 , Blogger dotcoma ha detto...

perfetto, Maurizio. ma i Maestrini secondo te quale delle due cose fanno?

perchè se lavori per un 'editore', mi sa che fai il primo dei due, o sbaglio?

 
Alle 3:04 PM, novembre 19, 2007 , Blogger Maurizio Goetz ha detto...

Non ho idea di cosa facciano i Maestrini, io per esempio lavoro con editori e con clienti finali e di volta in volta utilizzo il termine in modo differente. Per quanto concerne la mia opinione sull'advertising mi sono espresso qui
http://marketingusabile.blogspot.com/2007/11/cosa-serve-la-pubbicit.html#links
Ogni critica o commento è benvenuto.

 
Alle 3:19 PM, novembre 19, 2007 , Blogger dotcoma ha detto...

spero vogliano dirmi loro in quale delle due accezioni, o se in una eventuale terza.

leggo il tuo post stasera, promesso :-)

 
Alle 3:47 PM, novembre 19, 2007 , Blogger dotcoma ha detto...

oh, non deludetemi, eh :)

 
Alle 3:51 PM, novembre 19, 2007 , Blogger [m]m ha detto...

"[m]m, ma è proprio il fatto che per conversare si scarichino le foto dei brand che amano a essere la migliore ragione per cambiare strategia (per le aziende)."
Mafe, ok, pero' allora sdoganiamo pure il diventare fan di un brand/page su FB, tra le forme di "conversazione" (io ci sto, beninteso)

ciao
gluca

 
Alle 4:11 PM, novembre 19, 2007 , Anonymous Anonimo ha detto...

forse OT: qualunque cosa facciano i maestrini, spero NON si vantino del progetto "GraziaBlog", il cui livello è vergognosamente basso, sia tra gli autori che tra le commentatrici, ostaggio di una insopportabile francese lobotomizzata che OGNI GIORNO fa sapere al mondo che a)è francese, b)è curiosa c)è curiosa d)è francese e)è francese f)è curiosa.

Imperdibili le discussioni su come fanno pipì i maschi zozzoni e - sissignore - GLI OROSCOPI!!!

un flop totale per un giornale che si meriterebbe molto di più, e che sicuramente ha anche lettrici intelligenti.

"grazia e graziella e grazie"

 
Alle 5:47 PM, novembre 19, 2007 , Blogger mafe ha detto...

[m]m , non sento il bisogno di sdoganarlo perché per me certo che lo è: non attribuisco nessun giudizio qualitativo all'espressione "conversazione", anche nelle conversazioni umane intorno a un tavolo è normale che ci sia qualcuno che ascolta solo, la differenza la fa la disponibilità a mettersi in gioco, personalmente non ho mai inteso il termine alla lettera (anche perché ci sono tanti di quei "dipende", di solito le persone vogliono parlare liberamente tra di loro di un prodotto e avere attenzione se parlano all'azienda, non molto di più).

Dotcoma, progetto speciale è qualunque cosa non sia l'acquisto a CPM di banner: condivido abbastanza la definizione di Maurizio. Nella maggior parte dei casi infatti noi non lavoriamo direttamente al progetto per il cliente finale, il nostro contributo è nella progettazione di un ambiente di community predisposto per accogliere la presenza di clienti senza danni per gli utenti (vedi, che ne so, il Gorilla di Crodino ospite in chat a Radio 105, la possibilità di diventare tester di prodotti (come Maybelline o Blockbuster) su Grazia, i blog degli autori per Sperling). A volte facciamo anche noi il progetto per il "progetto speciale", ma chiaramente più mettiamo il cliente-editore/concessionaria in condizione di fare da solo più siamo apprezzati.

La strada è tutta in salita e spesso il livello di coinvolgimento è ancora basso, però l'idea che le community non siano carne da macello per banner e che sia necessario inventarsi qualcosa a vantaggio degli utenti per avere risultati è ampiamente passata.

Anonimo, mi dispiace che non ti piaccia Grazia, io lo adoro e dal punto di vista pubblicitario è un ottimo esempio di come ospitare pubblicità tagliata su misura per l'ambiente di community (vedi per esempio http://grazia.blog.it/2007/10/31/ammorbidente-20/). Se trovi basso il livello della conversazione magari non sei del profilo giusto ;-)

 
Alle 5:56 PM, novembre 19, 2007 , Blogger vanz ha detto...

anonimo, secondo me tu confondi il tuo scarso gradimento dei contenuti (dovuto al tuo non essere "in target") con la qualità dei contenuti stessi per chi ne è invece la destinataria reale. non a caso critichi principalmente i contenuti editoriali più tradizionali, e non i contenuti scritti specificamente per il blog.

(ti assicuro che come fanno pipì i maschi zozzoni è un problema serio della società contemporanea, se sei donna e ti devi sedere tutte le volte sul loro piscio).

se Grazia funziona (e funziona) è proprio per il fatto che i contenuti - almeno quelli non copincollati di peso dalla rivista - hanno un ottimo gradimento e suscitano un sacco di commenti. se ne deriva che il buon risultato (per noi) è la conversazione attorno alla testata, mentre per l'editore sono le page view.

se invece, traducendoti, vuoi dire che Grazia ha un problema di coerenza interna tra i contenuti sono d'accordo. e ce l'ha anche Style, secondo me.

 
Alle 6:07 PM, novembre 19, 2007 , Blogger vanz ha detto...

ok, pero' allora sdoganiamo pure il diventare fan di un brand/page su FB

assolutamente sì. probabilmente non definirei il Superpoke una forma di conversazione (forse perché sono vecchio), però il fatto che un consumatore decida di associarsi al FB di un brand dal mio punto di vista è assolutamente l'apertura di una conversazione. persino un banale e stupido un poke è un segno di interesse.

ma questo lo sanno tutti, il problema è che le aziende aprono in myspace, in second life, in facebook per accontentare quegli sciroccati degli utenti e non per interesse reale in quello che hanno da dire. il problema è che la fauna aziendale attuale non vive la Rete quindi non sa capire quelli che la vivono.

vivere la Rete comincia a diventare necessario per essere in sintonia con alcune fasce di consumatori tra le più appetibili.

 
Alle 6:16 PM, novembre 19, 2007 , Blogger mafe ha detto...

Lorsignori mi scusino, ma che i media ipertestuali non impongono la coerenza interna tipica dei media della stampa io l'ho imparato a Lettere e Filosofia (scienze della comunicazione) nel 1994 ;-)

 
Alle 6:30 PM, novembre 19, 2007 , Blogger vanz ha detto...

per rassicurare dotcoma: ti assicuro che ogni volta che un cliente si è preso la briga di chiedermi cosa penso dei banner gli ho/abbiamo risposto che sono morti da quando i navigatori hanno sviluppato la banner blindness, ovvero più o meno il 1998. ma siccome io voglio essere informato sui prodotti che mi interessano, il punto non è sul formato ma sul contenuto.

link a contenuto utilmente informativo (+ sconto, possibilmente) = banner buono. il banner buono esiste, oh yeah, bisogna solo non farlo in modo che si confonda coi banner cattivi, cioè invisibili.

 
Alle 6:52 PM, novembre 19, 2007 , Blogger vanz ha detto...

ma che i media ipertestuali non impongono la coerenza interna tipica dei media della stampa

vero pure questo: ognuno si prende quello che vuole e getta il resto. d'altra parte io lo faccio anche coi media tradizionali.

 
Alle 7:03 PM, novembre 19, 2007 , Anonymous Anonimo ha detto...

Non so quale sia il target di GraziaBlog, io però sono donna, non adolescente e non pensionata, vivo in una grande città, livello socio-cultural-finanziario medio-alto.
E non so in che mondo viviate voi, ma io non ho mai avuto problemi di maschi piscioni zozzoni .

Se intendete dire che la community è orientata a lobotomizzate, spero che non vi leggano i vs clienti.

Peraltro, è più una chat -forse di una ventina di persone- che una community estesa (come invece è Style, molto più ricca e varia in contenuti).
Il numero dei commenti, a mio giudizio, non è minimamente indicativo.

"grazia, graziella, etc".

 
Alle 9:02 PM, novembre 19, 2007 , Blogger mafe ha detto...

Anonimo, ci fa piacere che ti piaccia Style.
Il numero dei commenti non è indicativo, hai ragione: quello che conta è il numero dei visitatori.

 
Alle 12:11 AM, novembre 20, 2007 , Blogger vanz ha detto...

Anonimo, è abbastanza semplice: il target di Graziablog sono quelle a cui piace Graziablog, il target di Style sono quelle a cui piace Style.

E nessuna di esse è lobotomizzata, ti garantisco :-)

 
Alle 12:41 AM, novembre 20, 2007 , Blogger Italo Vignoli ha detto...

Scusate se arrivo solo ora... mea culpa. Senza tornare sugli argomenti già sviscerati, mi sembra opportuno notare il fatto che di fronte all'invito di Vanz "associazioni di marketing, PR, advertising" - che ovviamente condivido - si sia finito col parlare solo di advertising e marketing, elidendo le PR (anche se nella sostanza alcuni dei progetti portati ad esempio possono essere assimilati, in parte, alle PR).

Possiamo tranquillamente dire che le relazioni pubbliche - almeno in Italia, ma la situazione è di poco migliore negli altri Paesi - sono ufficialmente defunte? Trattasi di suicidio, e pure annunciato. Da relatore pubblico, non fa proprio piacere...

Il colpo di grazia è arrivato dalle aziende, che hanno quasi sempre avuto esperienze terrificanti e non credono più nelle agenzie e forse nemmeno nei professionisti.

E pensare che la "conversazione" è - o meglio, avrebbe dovuto essere - una prerogativa delle PR. E forse lo è anche stata, prima di Internet.

Quasi quasi, cambio mestiere...

 
Alle 8:55 AM, novembre 20, 2007 , Blogger mafe ha detto...

Italo, in quale agenzia di PR lavori? Io vedo tutte le più grosse MOLTO attive sul fronte blog, invece: direi che sono il settore della comunicazione più veloce a capire, esattamente per i motivi di cui parli.

Tra l'altro ti anticipo che sto lavorando a una Guida per le PR ai Blog e che mi piacerebbe completarla con delle FAQ vere (cioè risposta a domande che mi sono state effettivamente fatte): ti va di contribuire?

 
Alle 8:30 PM, novembre 20, 2007 , Blogger dotcoma ha detto...

Mafe, quindi voi create il "progetto speciale" nel senso di una nuova zona di tipo "community" su un sito di un editore, poi l'editore lo vende come "progetto speciale", ovvero non a CPM perchè " a CPM non rende" (cioè, non rende e punto, ma qualche gonzo che lo compra come "sponsorship" o simile o comunque qualche azienda che deve "fare brand" (...) per fortuna lo si trova).

Niente di male, ma siamo sempre in un'ottica per cui l'editore fa i "contenuti" e gli investitori ci mettono sopra la pubblicità. O sbaglio?

 
Alle 4:52 PM, novembre 21, 2007 , Blogger Luca ha detto...

Questo post è stato eliminato dall'autore.

 
Alle 5:02 PM, novembre 21, 2007 , Blogger mafe ha detto...

Dotcoma, non è che a "a CPM non rende" (di chi è il virgolettato), ma perché sono operazioni in cui valorizzi la community (quindi gli utenti attivi) e non le pagine (quindi i lettori). E' il tipico caso dei blog, che hanno un traffico quantitativamente poco interessante, ma qualitativamente sono più interessati a determinati tipi di offerte.

Tecnicamente non è pubblicità (a meno che tu non la intendo in senso molto lato), ma siamo più dalle parti delle relazioni pubbliche.

 
Alle 5:40 PM, novembre 21, 2007 , Blogger dotcoma ha detto...

mafe, trovo abbastanza interessante - o quantomeno vendibile - l'idea che la pub che fate lì sia più simile alle pr.

però il virgolettato è tuo, cara :-)

> 1:58 PM, novembre 19, 2007
Dotcoma, noi veramente siamo pagati soprattutto per i "progetti speciali", ché i banner delle community (come già detto) hanno redemption molto basse

 
Alle 5:47 PM, novembre 21, 2007 , Blogger mafe ha detto...

Dotcoma, hai un'idea quasi berlusconiana del virgolettato ;-)

Mi fa piacere che tu trovi interessante la direzione in cui si sta andando: c'è pochissima competenza su cosa sono le relazioni pubbliche (molti le vedono come un equivalente del puro ufficio stampa).

 
Alle 7:21 PM, novembre 21, 2007 , Blogger dotcoma ha detto...

sì, sì, io voto Silvio, tu la Brambilla?

ma "i banner delle community (come già detto) hanno redemption molto basse" non vuol dire che quindi nonli comprano e quindi "a CPM non rende" (quindi non si riesce a vendere) ? No? :)

 
Alle 7:48 PM, novembre 21, 2007 , Blogger mafe ha detto...

E' che io sono all'antica: si virgolettano le precise parole.

La risposta è No, vendersi si vendono, basta fare un giro su una community per verificarlo ;-)

Sarebbe molto meglio che a CPM non rendessero per niente, così avremmo community banner free e molto più spazio per iniziative più interessanti :-)

 
Alle 11:34 PM, novembre 21, 2007 , Anonymous Fabio ha detto...

Super post e super thread.
non capisco però perche quando si aprli community si finisca sempre solo sul confronto con la prubblicità, e la brand awareness che per altro trovano nelle community un nuovo potente strumento anche se ignorato dal mercato, per ora e nessuno parla mai del valore che hanno anche in termini di marketing strategico, come facilitatori di indagini di mercato, per non parlare di una visionario coinvolgimento dei target nello sviluppo del prodotto.

 
Alle 11:56 PM, novembre 21, 2007 , Blogger vanz ha detto...

io la Brambilla la voterei, se facesse un calendario per Max.


del valore che hanno anche in termini di marketing strategico (...)
un visionario coinvolgimento dei target nello sviluppo del prodotto


guarda, fabio, questo è un mio pallino da sempre. ancora non ho trovato un'azienda o un PR che fosse anche solo lontanamente incuriosito dall'idea. e anche se trovi il PR non trovi l'azienda disposta a delegare la progettazione. già hanno delegato la produzione al Bangladesh, figurati se mollano la progettazione.

e dire che ce ne sarebbe ampiamente di spazio per delegare/integrare concept e progettazione dell'utente e dedicarsi tutte le risorse interne a ricerca & sviluppo (che è quello che hanno già cominciato a fare in Nike, peraltro).

 
Alle 3:10 PM, novembre 22, 2007 , Anonymous Anonimo ha detto...

la discussione è veramente molto interessante, però mi sarebbe piaciuto che non si fosse perso di vista anche quanto scritto nel post e nei primi commenti, perchè è sacrosanto. non è una critica a mauro lupi, visto che alla discussione ci sono arrivato grazie ad una sua segnalazione, però ho l'impressione che ciò che non fa immagine a IAB non interessi molto. per carità, serve anche quella (purtroppo), ma una discussione cosi per esempio la vedrei bene anche sul sito di IAB, non solo su un pur interessantissimo, ma privato, blog.
parere personale, spero di non aver offeso nessuno.

 
Alle 6:38 PM, novembre 26, 2007 , Anonymous Mauro Lupi ha detto...

@Anonimo: hey, il blog di IAB (iab.blogosfere.it) non è privato ;-)

 

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