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26 aprile 2006

Spazio 2099

Vent'anni fa, in una galassia non molto lontana, successe quello che a detta di molti "non poteva succedere": l'impappinamento di un reattore nucleare, non a caso in un paese dalla cialtroneria assimilabile a quella italiana.
Moltissimi morti e malati dopo, tra aree contaminate per sempre e segreti di stato mal custoditi, il reattore di Chernobyl ha continuato a inquinare il dibattito mondiale sulle fonti di energie generando anche ad altissimi livelli l'equazione "nucleare = pericolo di incidenti".

Io non sono contraria al nucleare per paura degli incidenti.
Io sono contraria al nucleare perché nessuno può seriamente dire cosa succederà accumulando scorie su scorie (e dove? Non certo a New York o a Roma). Ho paura dei danni cronici a lungo termine, la stessa paura che avremmo dovuto avere prima di "scoprire" il buco nell'ozono o l'effetto serra.
Io sono contraria al nucleare perché è un'altra forma di energia che richiede un monopolio naturale per funzionare: un monopolio pubblico (per gli enormi costi di costruzione e gestione delle centrali) e un monopolio privato (per i brevetti e le tecnologie indispensabili per sfruttare al meglio l'energia prodotta). Abbiamo già visto cosa succede a mettere tutte le uova in pochi cesti: perserverare è diabolico.
Io sono contraria al nucleare perchè il problema delle fonti energetiche dovrebbe essere risolto rivedendo il nostro modello di sviluppo: sostituire il nucleare al petrolio è come farsi di eroina per poter mangiare quel che si vuole senza ingrassare.

Io sono contraria al nucleare perchè, come dice l'International Atomic Energy Agency di Vienna, citata in un articolo del Corriere Economia:
"Nei mercati liberalizzati e a minor crescita dell'Occidente, le nuove centrali nucleari sono generalmente meno convenienti che nelle nuove economie dove la domanda di energia cresce rapidamente e le fonti alternative sono scarse"

Massimo Mucchetti, sempre nell'articolo "Nucleare? Sì, forse. Ma alla finlandese" (spero presto disponibile online) dice esplicitamente che "Invece di tante chiacchiere i filo-nucleari farebbero meglio a mettere nero su bianco i numeri assumendosene la responsabilità di fronte al paese".

Io sono contraria al nucleare anche perché sempre il Corriere Economia del 24/4/2006 dedica l'articolo "Rubbia, così perdiamo il treno del sole" al solare termodinamico, che Rubbia sta realizzando in Spagna visto che in Italia si era arenato; Elena Comelli racconta del litigio tra il premio Nobel e l'Enea (che comunque ha venduto ai cinesi le ricerche di Rubbia) e spiega come a bloccare il progetto sia stata la mancanza di una norma di legge che equiparasse il termodinamico al fotovoltaico. Sarebbe bastata una legge per scoprire se è vero che, come dice lo stesso Rubbia:
Con questo sistema (che cattura l'energia con specchi parabolici) basterebbe usare il tre per cento della superficie disponibile nel meridione della Spagna per soddisfare tutto il fabbisogno di energia del paese.

Io metto fin d'ora a disposizione il terrazzo della casa di Manduria.

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