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06 aprile 2004

The Passion of the Reborn Christian

Io è tutt'oggi che ci penso ma mi sa che, sempre da ateo, mica ce l'ho tutto sto rispetto per la fede altrui.
Cioè, rispetto, ci mancherebbe: ho rispetto per qualunque espressione della spiritualità umana, anche se in questo caso è un po' il rispetto del turista in visita in un paese dal quale non vede l'ora di tornare a casa. Però insomma, rispettare senza condividere e soprattutto senza capire minimamente, più che riuscirmi difficile mi sembra privo di senso. Soprattutto, non riesco a farmi carico di questo tremendo psicodramma collettivo che si svolge sul film di Gibson.

Voglio dire, avendo frequentato il catechismo e sentito i racconti dei miei genitori sulla loro educazione religiosa (mio padre fu educato dai salesiani, che la passione l'hanno fatta passare a lui), mi pare che sulla Passione di Cristo la Chiesa Cattolica non è che ci sia mai andata con la mano leggera, quindi non era difficile immaginare che prima o poi sarebbe saltato fuori il fondamentalista di turno a metterla giù come gliel'hanno marchiata a fuoco addosso. D'altra parte, rispetto alla Fallaci Gibson è un vero moderato bipartisan, e per quanto sia criticata (poco, mi pare) nessuno contesta alla Fallaci il diritto di scrivere.

Però quello che conta qui è che dopo aver terrorizzato a morte le tue pecorelle a colpi di diavolo e martiri non ti puoi meravigliare più di tanto se esce dal mucchio un povero cristo a esorcizzare quelle paure in forma di arte figurativa (e sul fatto che l'arte sacra abbia risparmiato di infierire sul corpo umano ho francamente più di qualche dubbio). L'arte religiosa in verità l'ha fatto per un par de millenni, e a diversi livelli di gore, e se è vero che la Chiesa è cambiata, è anche vero che il senso di colpa globalizzato che sta alla base del Cristianesimo è sempre lo stesso (ehi, il povero Cristo è morto per i TUOI peccati, e non ti permetteremo mai di dimenticarlo).
Il che mi ricorda che volevo parlare del perché per una questione ideologica non posso non essere ateo, ma questa rimandiamola.

Insomma, per quanto formalmente di cattivo gusto possa essere, non mi pare che la Passione di Gibson sia così fuori dal mondo rispetto a quello che fino a qualche anno fa veniva inculcato ai ragazzini nell'età più ricettiva. E forse tuttora, visto che della Passione gibsoniana se ne organizzano proiezioni per le scuole persino a Milano. Sempre parlando di ciò che semini raccogli, e poi lo risemini, eccetera.

Il sospetto è che questa Passione sia più l'estremizzazione splatter di un dogma che un affronto al cattolicesimo moderno. Questione di stile. Ma anche che si tratti di un film che mi risulterebbe tremendamente noioso nonché assai rivoltante. Per non parlare del fatto che, all'esame dei trailer che girano in rete, dà l'impressione anche di girato parecchio male. Quindi continuo ad ascoltarmi la Passione di Bach (secondo Matteo, possibilmente) e i sensi di colpa li lascio a chi di dovere, ma senza scandalizzarmi.

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