Auguri Movida!

Abito in Corso Como 8 a Milano dal dicembre del 1992, anche ho preso veramente possesso della mia casa nel gennaio del 1996, dopo una spossante semiconvivenza con un torinese che mi ha fatto vivere per tre anni in una bizzarra metropoli allargata detta tolano o mirino, per cui prendere l'interregionale era ormai per me una variante dell'aspettare il 30 per andare al Cap Saint Martin, o caffesì come lo chiamava chi contava nel 1993. Ed era proprio l'aperitivo lo scoglio simbolico su cui si è infranta la mia prima relazione seria, non ancora un rito di massa come oggi ma per me sicuramente un piacere da sempre, e come passare tutta la vita con un uomo che lo prendeva in piedi di fretta?
Dieci anni fa, poche settimane dopo il trasloco, dietro casa iniziano i lavori di ristrutturazione di un nuovo bar. Corso Como era molto diversa dalla via di moda di oggi, era quasi periferia coraggiosa, un posto dove andare in discoteca (Hollywood e Shocking), appena sdoganata (1991) dalla Sozzani di Corso Como 10, ma fuori dai giri. Un famoso locale di Brera, il Banco, sfrattato dai suoi locali, aveva riaperto in Via Pasubio sottolineando con il nuovo nome (Fuori Porta) la sua location esotica. Nel mio condominio l'età media era di circa 75 anni, davanti casa avevo una bellissima farmacia antica (dr banchio), sotto una fruttivendola scorbutica, all'angolo una lavandaia pazza (ma lo sono tutte): niente Casablanca, niente Loolapaloosa, niente algide vetrine, il PitBull era assai sfigato, il Novecento più accogliente e casereccio, allo Smeraldino un'insalata costava 12.000 lire e io lo trovavo folle. Per me non erano bei tempi, no: ero nel mio periodo Bridget Jones, avevo appena divorziato dalla mia migliore amica nonché convivente per tutta l'università e vivevo da sola per la prima volta in vita mia, divisa tra un markettaro dall'eiaculazione precocemente sfoggiata, un caro amico gay che mi puliva i fornelli mentre io piangevo e vari altri ometti con un'unica tendenza in comune: la sparizione la mattina dopo, fino alla prossima volta. Chi voleva solo il mio corpo, chi solo la mia testa: ero ovviamente innamorata di tutti, come puoi esserlo solo a 23 anni.
Uh, come la sto facendo lunga. Insomma, anche Bridget Jones trova l'ammmooore, o meglio nel mio caso lo ritrova dieci anni dopo (altro giro, ve lo racconto la prossima volta), ma causa aperitivo, Torino e 22 anni di differenza di età dopo tre anni cominci a pensare che forse stare single ad aspettare le telefonate è meglio che muffire in casa con uno che da affascinante rompicoglioni diventerà un sedentario brontolone, e sempre senza aperitivo (ma una dieta poco sana e ricca di grassi, pesavo 15 chili piu' di adesso). Insomma, il 9 luglio 1996, circuita da una conoscenza di rete, metto piede per la seconda volta al Movida (la prima era stata per un tristissimo aperitivo in piedi e di fretta e hai finito?) e conosco in una botta sola quelle 6/7 persone che hanno deliziato la mia vita negli anni a venire, marito compreso. La serata finisce all'alba a giocare alla pleistescion e il mio futuro marito invece di chiedermi il telefono mi chiede la mail: è il futuro, ragazzi ;)
E questa settimana è il decimo compleanno del Movida di Via Rosales, il bar dietro casa mia che è stato una specie di dependance salvavita della cucina, anche se per motivi di salute ho diradato le mie visite al banco. Oggi e domani happy hour tutta la notte: io passerò sicuramente di lì, se siete a Milano fatelo anche voi, i cocktail come li fa Max, non li fa nessuno, vero Vanz?
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